Un bel sogno. Cagna Achille Giovanni
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Название: Un bel sogno

Автор: Cagna Achille Giovanni

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ aveva centomila lire di dote, ed era figlia unica. – Questa dichiarazione è assolutamente necessaria per giustificare i dubbii e le apprensioni di Ermanno. Il nostro giovinotto allʼuscire di casa Ramati era tormentato da tristissime meditazioni; ormai non vʼera più dubbio sulla realtà del suo amore. Invano egli avea lottato contro quel sentimento che minacciava la sua pace; lʼamore è più ostinato che mai, si potrebbe lottare allorchè non si ama; ma il primo sintomo di lotta e il primo sintomo dʼamore.

      Ermanno era ragionevole, a mente tranquilla egli non si sarebbe mai sognata una cosa tanto lontana dal possibile; eppure nel breve periodo di due giorni egli era soggiogato. Non era il caso dʼilludersi, il dolore che provava nel riconoscersi vittima di quel sentimento, era la più certa prova dellʼamor suo. Strana follia! Egli povero umile artista innamorarsi di una giovinetta appartenente a distintissima famiglia. Ma come mai colla sua sana intelligenza non aveva compreso che quellʼamore era un sogno, una chimera? – Ma quel sogno era tanto bello, che egli vi si addentrò senza avvedersene; ed ora che la prima riflessione gli parava innanzi la gelida realtà, ora che erasi abbandonato inscientemente nellʼonde delle illusioni, sentiva lʼimpossibilità di ritrarsi.

      Ciò che più di tutto lo addolorava, era la certezza che aveva dellʼamore di Laura. Come non accorgersene? come non credervi se ella stessa si era tradita con tanta sincerità. Egli avea accettato il fascino misterioso di una prima impressione, e difatti in quella prima sera non una triste idea era surta a funestarlo. La speranza gli sorrideva presentandogli la coppa delle illusioni; invece di respingerla, invece di sciogliere lʼincantesimo col soccorso della ragione, non seppe resistere al senso misteriosamente dolce che lo attraeva verso quella vezzosa fanciulla. – Ma gli infelici fruiscono poco del prestigio di unʼillusione, e la verità corre tosto premurosa a disperdere la trama delle speranze.

      La realtà! ed era ben dessa quella crudele che aveva atterrate le pure gioie del povero Ermanno! Spingendo il pensiero attraverso le nubi dallʼavvenire, egli non vi trovava che un cammino monotono privo di ogni sorriso dʼallegrezza; il campo dellʼarte divenne per sè stesso troppo arido; egli avea traveduto in sogno una mano gentile che poteva guidarlo ad altissima meta; accanto al sentiero di spine, aveva sognata una via di rose.

      È meglio non pensarci più, diceva fra sè; ma subito dopo gli tornava alla mente il bel viso di Laura, la sua grazia, il suo sguardo espressivo, che richiamavano in un cielo di dolcezze sante e pure; allora si apriva per poco lʼanimo suo alla speranza, e nel trasporto di tenerezza baciava quel mazzolino di fiori che ella gli aveva dato come pegno dʼaffetto; ma di quale affetto? Dove si fondava quellʼamore? E pur troppo Ermanno riconosceva in esso il frutto dellʼinesperienza, e pensava che allʼindomani quella giovinetta ingenua educandosi alla scuola della vita, avrebbe cessato di commoversi per un oggetto di poco conto; che domani Laura leggendo nel gran libro del mondo, riderebbe forse allo svegliarsi di quel sogno troppo puerile.

      Allʼetà di Laura, nulla avvi di certo sulle aspirazioni del cuore, nè si discute menomamente sulla possibilità o non di amare – In quel primo brillare dei raggi della vita, si fa tutto senza calcolo, e forse senza bisogno.

      Perchè Laura amava Ermanno? Perchè le piaceva; ecco tutto. A quellʼetà non si bada troppo alle esigenze sociali che pongono lʼamore fra le strettoie delle convenienze. Che importava ad essa se Ermanno non era ricco? Questo pensiero non le passava neanche per la mente. A diciasette anni la donna ama per amare; lʼanimo suo non ancora corrotto dal soffio delle passioni; risponde con entusiasmo alla prima parola dʼamore che si sente mormorare.

      Per tutta la susseguente giornata Ermanno stette in preda ad unʼagitazione febbrile; la musica non ebbe forza alcuna per distrarlo dalle sue dolorose meditazioni; infine dopo tanto riflettere, prese lʼeroica decisione di non porre più piede in casa Ramati. – Egli aveva troppo bisogno della sua pace per non cimentarla dietro ad una folle speranza.

      Man mano però che si appressavano le otto ore, egli sentiva che la sua costanza vacillava. Invano cercava di distrarsi, invano tentava nelle risorse della sua ragione un eccitamento per resistere al desiderio che lo attraeva. La seducente apparenza della bella serata che avrebbe potuto passare in casa Ramati lo faceva titubare nella presa risoluzione.

      Più volte fu sul punto di lasciarsi trascinare ove lo chiamava il cuore, ma seppe resistere. Suonarono le otto, ed egli stette fermo, malgrado un palpitargli agitato del cuore che lo avvisava esser quello il momento di andare.

      Egli aveva vinto; con un grande sforzo di volontà seppe comandare a sè stesso; ma la lotta fu strenua, il combattimento accanito, ed il povero Ermanno riportò colla vittoria la noja e la spossatezza. – Egli che aveva vegliate tante notti nello studio dimenticandosi del mondo, non sapeva ora dove trovare una distrazione; il suo pensiero vagava per la città in cerca della carrozza che trasportava Laura, la povera Laura desolata forse per il di lui contegno.

      A tale idea Ermanno sentivasi stringere il cuore, e per poco non sarebbe corso in casa Ramati a scusarsi. Erano già trascorse le nove, ed egli non era puranco al sicuro, il cuore non voleva cederla ad ogni costo. Che fare? Si appigliò al consiglio di cercar nel riposo un poʼ di pace; recarsi a spasso sarebbe stata follia, dove andrebbe? ovunque lʼaspettava la noia, eppoi chi lo assicurava che discendendo nella via, le gambe non lo guidassero macchinalmente verso quella casa? Sono sì facili le distrazioni di simil genere!

      Ermanno si mise a letto, ma sarebbe arduo assai lʼasserire che egli dormisse. – La notte gli parve lunghissima; se era desto pensava a lei; se dormiva sognava di lei, e dappertutto sì nella veglia che nel sonno, vedevasi innanzi la bella Laura che con aria corrucciata lo rimproverava per aver mancato alla data parola di trovarsi allʼindomani presso di lei. —

      Era tanto piacevole questo rimorso, che egli lo accettò, ed a poco a poco finì per persuadersi di aver commessa una sciocchezza. – A che prò pensava egli, a che prò far tanti sacrifizi per evitare un bene? per fuggire una gioia; è vero bensì che abbandonandosi alla corrente delle sua speranze ne avrebbe riportate infine amarezze e dolori; ma soffrire anticipatamente per evitare un dolore incerto, è follia, tanto più se per giungere a quel dolore si passa per la via del piacere; – Tanto vale dolersene poi.

      Ermanno si alzò allʼindomani con quelle savie riflessioni riportate dal lungo pensare durante la notte; infine, diceva fra sè, che ci arrischio? Quella giovinetta mi ama, è vero, ne sono certo; ma per puro eccesso di entusiasmo. Essa crede amore ciò che probabilmente poi non sarà che un capriccio di ragazza. – In uno slancio della sua vergine fantasia mi prodiga sorrisi e carezze, con rara ingenuità mi stringe la mano, come per ringraziarmi delle dolci emozioni che le cagiono, ed io dovrei essere tanto crudele da respingerla e disilluderla amaramente svegliandola da un sogno che la farà felice per qualche giorno?.. Mai, e poi mai; ciò sarebbe per parte mia un eccesso di crudeltà, e non voglio certo rendermi colpevole della prima lacrima che parte dal cuore di una giovinetta!

      Come ben vediamo, le riflessioni di Ermanno, se non erano del tutto logiche, conservavano almeno le apparenze in faccia al suo amor proprio. Difatti dopo di aver aspettato ardentemente che la giornata volgesse al termine, egli era convinto in cuor suo di arrendersi per deferenza, per atto di generosità; ma intanto il tempo gli pareva lunghissimo, ma mentre colla testa egli forma vasi un piano di difesa, il cuore palpitavagli violentemente in seno, e non si avvedeva che quel debole barlume di speranza era il segno certo della sua sconfitta.

      Lʼuomo sʼillude nel commettere un errore; egli pensa e crede tutto il contrario di quanto potrà succedergli, e tenta con ogni scrupolo di giustificarsi in faccia alla sua coscienza. – Per il bene si ricorre alla ragione; per il male, allʼillusione; son due tribunali che si rassomigliano.

      Alle sette e mezza il nostro eroe era già sulle mosse verso la casa di Alfredo; sicuro della sua coscienza egli camminava quasi baldanzoso; ma appena scorse da lontano il balcone di casa Ramati, e sovrʼesso vi distinse Laura, si senti al cuore una scossa tanto forte, che mancò poco non cadesse. Alla sola vista di quella giovinetta disparve СКАЧАТЬ