Название: Egitto
Автор: Cagni Manfredo
Издательство: Public Domain
Жанр: Зарубежная классика
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2º Di percorrere lo spazio con una rapidità meravigliosa.
Tanto all'isola di Helgoland nel mare del Nord, che è la principale fermata degli uccelli di passaggio dei paesi settentrionali, quanto in Egitto, dove la maggior parte di essi si recano a svernare, vennero fatte numerose osservazioni, le quali hanno concesso di stabilire confronti curiosi.
Gli uccelli migratori a volo rapido, come sarebbero i pettirossi, le rondini, le tortorelle, i beccafichi, ed anche le quaglie, percorrono lo spazio con una velocità media dai 50 ai 60 chilometri all'ora, velocità questa che corrisponde ad un dipresso a quella dei piccioni corrieri.
In generale gli uccelli quando migrano viaggiano di notte, partendo poco dopo il tramonto del sole e fermandosi all'alba, od anche qualche ora dopo, nella località che loro meglio talenta.
L'arrivare di buon mattino od a giorno già fatto dipende dall'ora della partenza, dalla maggiore o minore rapidità di volo dell'uccello e dalle condizioni più o meno favorevoli dell'atmosfera.
È da notarsi che anche i giovani volatili, di sei od otto settimane di età, partecipano a questi lunghi percorsi.
L'Egitto è per i seguaci di Nembrod il paese per eccellenza, un paese di dolci sorprese e di amare delusioni. Rara è la selvaggina propria del paese: pernici del deserto con piume gialle macchiate di nero, difficili e faticose a cacciare, quasi immangiabili; qualche rara gazzella nel deserto, che separa il Cairo da Port-Said e specialmente verso Tel-el Kebir, poche lepri in questi stessi paraggi, o nella oasi del Fayoum, piccole piccole, di gusto mediocre, in rapporto ai loro pascoli scarsi e punto profumati; e una quantità di uccelletti minori, tali da non destare la cupidigia del cacciatore.
Nel deserto si trova assai sovente lo sciacallo, più di rado la iena. Si parla di tanto in tanto di qualche cignale, ma in realtà si può dire di esso come dell'araba fenice, perchè non se ne vide più da tempo un esemplare. Sembra che una volta ve ne fossero in quantità fenomenale, ma in causa dei guasti che producevano ai raccolti, fu organizzata contro di loro una vera crociata. Il vicerè Mohammed-Alì mise sotto le armi le sue truppe per questa guerra di nuovo genere, e la razza venne interamente distrutta. Ecco ciò che offre di per sè stesso il paese.
In questo stato di cose il cacciatore, in Egitto, è costretto a concentrare tutte le sue speranze sulla selvaggina di passaggio e si comprende facilmente come questa risorsa sia aleatoria. Venti contrari, persistenza dei calori estivi, che qualche volta si protraggono sino alla fine di novembre, più o meno abbondanti piene del Nilo e conseguenti inondazioni possono del tutto turbare l'ordine abituale nel passaggio della selvaggina.
Nelle condizioni normali in Egitto la caccia può dividersi in tre periodi assai distinti: l'epoca delle quaglie e tortorelle, quella dei beccacini e quella delle anitre. Le quaglie e le tortorelle si cacciano in settembre lungo tutta la spiaggia, mentre di rado se ne trovano nell'interno, che essendo tutto allagato non può offrir loro di che nutrirsi. Provenienti dal Nord, appena arrivate, filano, dopo un breve riposo, direttamente verso l'alto Egitto, ove covano, per discenderne verso il marzo, ai primi forti calori, ritornando al Nord. In questa stagione appunto si trovano di preferenza nel medio Egitto e talvolta in numero eccezionale.
Per la caccia alle quaglie il cane non è molto impiegato, perchè la caccia avendo luogo in settembre e sulla spiaggia all'arrivo delle quaglie, esso non riesce di necessità assoluta, e non resisterebbe a lungo sulla sabbia e coi calori di quella stagione.
In marzo poi ed aprile poco servirebbe nei campi di grano o di trifoglio già alti. Di preferenza si adoprano i Beduini, che fanno una vera battuta e sono abilissimi a rintracciare gli animali uccisi.
In generale ogni cacciatore ne conduce seco due o tre, e si può immaginare con quanta soddisfazione del povero agricoltore, che vede precipitarsi sulle sue messi, già prossime a maturità, una vera valanga umana.
Fortunatamente il Fellah (contadino) è assai paziente, e se tollera a malincuore di vedere spesso rovinato il frutto delle sue fatiche, stenta a ribellarsi apertamente.
Ciò non ostante qualche rissa ha luogo di quando in quando, anche con esito funesto. Così, or non sono molti anni, un medico del Cairo venuto a questione che degenerò poi in lotta, con due contadini, rimase ferito, nella colluttazione, dal proprio fucile, ed in seguito a tale ferita l'indomani moriva.
Poco tempo dopo due ufficiali inglesi dell'armata di occupazione, cacciando essi pure le quaglie, uccisero inavvertentemente un fellah e ne ferirono un altro. Non lo avessero mai fatto! Tutta la popolazione del prossimo villaggio, uomini e donne, si precipitarono in un istante sopra di essi, che non trovarono altro di meglio, che ritirarsi combattendo. Raggiunti, furono legati, insultati, percossi ed ebbero a subire un lungo martirio, fino a che la polizia non giunse a sottrarli alla furia del popolo oltremodo eccitato, specialmente le donne.
È però indiscutibile che la caccia alle quaglie richiede la più grande attenzione da parte del cacciatore.
Il fellah ha l'abitudine di passare nei campi tutta la giornata insieme alle donne, ai bambini ed alle sue bestie, sia per far pascolare queste ultime, sia per sorvegliare le sue messi; di modo che accade assai sovente di non trovare una direzione di tiro libero in qualunque senso ci si rivolga. Ma il pericolo più grave sta nel fatto che i contadini, specialmente le donne ed i ragazzi, un po' per la torpidezza orientale, un po' per ripararsi dal caldo, stanno sdraiati per terra tra il grano ed il trifoglio, sicchè il cacciatore novizio, o poco prudente può credere, nulla vedendo, di avere piena libertà di azione.
Una quaglia si leva ed al rumore che fa è cosa facile che una donna od un ragazzo alzi la testa: il colpo parte… ed ecco come può accadere una sventura. In questo caso non vi è che un mezzo solo per salvare la situazione. Il supremo e sempiterno riparatore di tutti i mali… il danaro! Non sempre però esso produce l'effetto desiderato, sia per la natura delle persone colle quali si ha da trattare, sia per la difficoltà che offre alle trattative la poca pratica della lingua del paese. Da qualche anno lo spirito commerciale ha dato ampio sviluppo alla caccia alle quaglie per mezzo delle reti. E questo sistema è quasi esclusivamente esercitato dagli indigeni, che finirà col determinare, ove non si metta riparo, una diminuzione notevole di questa specie di animali.
Infatti, ogni anno se ne esportano da Alessandria, la più parte per Marsiglia, per irradiarsi sui vari mercati di Francia ed Inghilterra, circa un milione di capi in media, non essendo costante la quantità dei volatili di passo.
La tortorella si caccia al passo, appostandosi il cacciatore a qualche albero isolato, od a qualche viale, o nascondendosi dietro ad un cespuglio. Questa caccia è però assai incerta e spesso si succedono anni di massima scarsità.
Il beccaccino comincia a fare la sua apparizione verso i primi giorni di settembre e se ne trovano in quantità durante tutto l'inverno, perchè non è l'acqua che manchi in Egitto, non proveniente dalle pioggie, ma bensì dalle infiltrazioni del Nilo. Quest'acqua, ritirandosi poco a poco, lascia dei terreni, ove il beccaccino trova facilmente un pascolo abbondante. Le località in cui si trovano in numero più rilevante sono presso i laghi di Menzaleh e di Mariout; dopo queste, i campi coltivati a cotone.
Un buon tiratore può colpirne 150 e più per giorno. È però una caccia superlativamente faticosa per la natura del terreno smosso ed appicicaticcio, sul quale si rischia ad ogni istante di scivolare, o di affondare sino al disopra delle anche. Il beccaccino dorato è comunissimo.
Ai primi di settembre, cioè al tempo delle prime inondazioni del medio e basso Egitto, si ha un passaggio, qualche volta abbondante, di pivieri e di curli grossi e piccoli: dura però pochi giorni; questi animali non si fermano nel paese.
Le anitre (e sotto questo nome СКАЧАТЬ