La sorte. Federico De Roberto
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Название: La sorte

Автор: Federico De Roberto

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066069452

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СКАЧАТЬ dalla principessa e per pigliarsela con la Morlieri che, a darle retta, aveva rubato D'Errando a sua figlia Antonietta.

      — Ma il barone se l'è presa per i denari, e glie ne fa vedere di tutti i colori, e la picchia perchè vuol far lui da padrone. Bene le sta! Bisognava sentirla sentenziare: «La sorte è di chi se la fa!» La sua se l'è fatta lei, non c'è che dire!...

      La principessa non ascoltava più quelle chiacchiere e si lagnava, sordamente.

      Il medico, qualche giorno dopo, disse al duca che non c'era più niente da fare, altro che pensare all'anima.

      — Sia fatta la volontà di Dio! — rispose la principessa quando l'avvertirono; ma lei si sentiva un po' meglio.

      Mentre padre Agatino e il marchese facevano la partita, nell'altra stanza, e il pretore Restivi russava sulla poltrona, la principessa chiamò la cameriera, si fece sollevare sopra un monte di cuscini e chiese un mazzo di carte.

      — Vostra Eccellenza che cosa fa mai!...

      — Mi sento meglio, Fanny... voglio svagarmi... A che giuoco sai giuocare?

      — Eccellenza...

      — Alla scopa?

      — Un poco, Eccellenza...

      E incominciarono la partita. A un tratto i brevi rintocchi di una campanella risuonarono in lontananza: si avvicinarono, sembrarono estinguersi sotto il portone, ripigliarono più squillanti per le scale insieme con uno scalpiccio di passi, togliendo i giuocatori dal loro tavolino, facendo accorrere i servi e rabbrividire la principessa in fondo al suo letto, su cui il mazzo delle carte si sparpagliava, riversandosi da tutte le parti...

      Per qualche giorno ancora l'ammalata subì alternative di migliorie e di peggioramenti. Ora non parlava quasi più e restava a lungo assopita in profondi letarghi. Fanny che la vegliava ne profittava per andare a far toletta; padre Agatino e il marchese nella stanza accanto, per riprender la partita. Giusto padre Agatino perdeva, da più giorni, costantemente, e doveva già qualche migliaio di lire al suo compagno. Mutava di posto, faceva le corna al mazzo di carte, per rompere la disdetta, ma inutilmente.

      — Io non giuocherò più con voi! — gridava esasperato.

      — Ma chi vince? — disse il marchese — Io non rientro ancora nel mio! — E andò via perchè aveva un convegno con l'ingegnere per la condotta in città dell'acqua delle Settefonti: questa volta l'impresa era d'esito certo.

      Padre Agatino passò dalla principessa. Dal fondo del suo letto, lei volgeva lunghi sguardi nella solitudine dello stanzone, e appena vide il monaco si agitò, come volendo dire qualche cosa.

      — Come vi sentite?

      — Meglio... meglio... — rispose con un filo di voce.

      — Siete svegliata da un pezzo?... Perchè non avete chiamato?... Volete nulla?...

      Gli sguardi della principessa si rivolsero verso il comodino. Padre Agatino ne aprì la cassetta e ne cavò un mazzo di carte.

      — Questo?... Giuochiamo?...

      — Sì, un poco... aiutatemi a sollevarmi.

      — E i gettoni?

      — Lì, pigliate quelle pasticche.

      — Quanto valgono?

      — ... Cinque lire...

      E cominciarono a giuocare. La principessa perdeva, perdeva, perdeva; tutte le sue pasticche passavano al suo compagno, una dopo l'altra, con brevissime soste. Gli occhi di lei luccicavano, le guancie si accendevano di riflessi di fuoco, i polsi e le tempie battevano violentemente, tutta la persona tremava.

      Padre Agatino fece nuovamente carte. La principessa, che ebbe un quattro, interrogò il compagno collo sguardo, esitante.

      — Do carte — disse quello.

      — Carte...

      La principessa coprì la nuova carta con l'altra, che ritirò lentissimamente.

      — Nove! — disse scoprendo il suo giuoco.

      — Nove! — rispose padre Agatino, mostrando il suo.

      — Che... disdetta!... — E ricadde pesantemente, cogli occhi sbarrati.

      Padre Agatino chiamò gente, irritatissimo. Avrebbe dovuto vincere qualche centinaio di lire e gli restava soltanto un po' di zucchero in mano.

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