Apologia della vita politica di F.-D. Guerrazzi. Francesco Domenico Guerrazzi
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Apologia della vita politica di F.-D. Guerrazzi - Francesco Domenico Guerrazzi страница 10

Название: Apologia della vita politica di F.-D. Guerrazzi

Автор: Francesco Domenico Guerrazzi

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066088026

isbn:

СКАЧАТЬ tutta quanta ha bisogno di essere riordinata incominciando dal Governo

      Sul declinare del febbraio 1848 la Patria ricorda le riunioni tumultuarie in Firenze, pei fitti delle case. Nel 20 aprile 1848 predica il Giornale stesso: «il pericolo della Repubblica imminente però non potersi evitare adulando i Principi, e con atti arbitrarii e dittatorii di Ministri adulatori.... le forze politiche stanno ormai nelle mani al popolo

      Nel 26 maggio 1848 i Fiorentini ardono la carrozza del napoletano Statella, donde la Patria ricava argomento di ammonire i buoni e il Governo, che i tempi si fanno grossi.

      Turbolenze lesive la proprietà. In Empoli si fa violenza al mercato per acquistare grano a prezzo basso; lo stesso accade a Fucecchio, lo stesso a Pistoia, a San Piero in Bagno, a Siena. I possidenti se ne commuovono; la Patria del 14 luglio 1848 solleva desolate grida esclamando: «è necessario provvedere subito e fortemente per reprimere e impedire questi disordini. Non vi è contagio peggiore di questo.» Lo incubo del comunismo già appuntella le ginocchia sul petto dei possidenti!

      Nel luglio del 1848, alle adunanze pubbliche del Consiglio Generale dolevansi di mene austro-gesuitiche turbatrici dello Stato, e il Ministro dello Interno parlandone come di cosa vecchia, rispondeva, pur troppo non ignorarle il Governo, ed importare che riescano indarno. «Il Governo fa quanto può, ma per riuscire completamente, converrebbe ch'ei non fosse disarmato, e da questo lato, bisogna pur dirlo, gli manca la forza. Fu distrutta la Polizia, e non fu ancora ristabilita. In questo stato di cose è facile vedere che molte volte mancò il mezzo per fare eseguire le misure governative, altre per provvedere. Manca la forza necessaria al potere esecutivo

      Nonostante, l'Accusa me solo incolpa per non avere voluto, o saputo Ministro prevenire e reprimere i tumulti; mi chiama impotente per vizio di origine, o forse anche complice!

      Nel 30 luglio, grande sorse il tumulto in Firenze: la forza fu respinta, il Popolo scese ad agitarsi con insoliti indizii.

      Sopra la stessa Piazza Granducale, a piè del Palazzo Vecchio erano scritti e letti Decreti pei quali la decadenza del Principe dichiaravasi, un governo provvisorio instituivasi. Di ciò fanno prova il processo compilato in quel tempo, e il proclama del Governo comparso il 31 luglio seguente: «La tranquillità pubblica fu gravemente compromessa in Firenze per opera di perturbatori, che in gran parte non appartengono nemmeno a questa città, e che manifestavano la intenzione di rovesciare l'attuale ordinamento politico del paese, e avvolgerlo nei disastri, che sono sempre la conseguenza delle commozioni violente.[11]» In molti cagione, in altri pretesto del tumulto i disastri della guerra italiana, e il sospetto dei sottili provvedimenti fatti dal Ministero. La Guardia Civica, chiamata più volte, si aduna scarsa e repugnante a sostenere un Ministero caduto nell'odio universale. I soliti agitatori declamano, ed eccitano i Popoli su pei canti delle strade. Alle ore sette comparve un proclama firmato Ridolfi, col quale si promettevano per domani la legge per muovere la Guardia Civica, ed altri apparecchi di guerra. Così con queste ed altre più efficaci parole raccontava i successi della giornata la Patria del 31 luglio 1848. Onde a ragione potè esclamare il Ministro Ridolfi, vedendo la Patria fra i suoi avversarii: «Saul anche esso è tra i profeti?»[12]

      Tumulti gravissimi nei pressi di Massa Ducale, con collisione di contadini e soldati, non senza morti e feriti.[13]

      Tumulti contemporanei succedono a Lucca, a Pisa, a Livorno, e si temono a Firenze.[14]

      Tumulti di contraria indole a Laterina, dove in mezzo a scariche di fucile gridasi dai campagnuoli: Viva i Tedeschi! Morte alla Guardia Civica.[15]

      Conflitto sanguinoso, e aperta rivolta a Livorno nel 2 settembre 1848. Fortezze assalite dal Popolo, capitolano col Generale Torres. Si tratta di eleggere un governo provvisorio. Il Governo perde ogni autorità sul paese.[16]

      E mentre, come sarà in breve chiarito, io mi conduco a Livorno per salvare, quasi malgrado il Ministero, cotesta mia Patria dall'anarchia, e ricondurla, già già tracollante nella Repubblica, sotto la obbedienza del Principe Costituzionale, la Patria in data del 22 settembre 1848 narra, che a Lucca, a Pistoia, a Prato (e a Firenze non mancano) gli agitatori indefessamente travagliansi; nel 28 settembre afferma, che uno spirito di vertigine ha suscitato agitatori da per tutto; e già fino dal 7 settembre cotesto Giornale, i fini, le occasioni, e i motivi del tremendo agitare adduceva nelle seguenti parole: «Il partito repubblicano in Italia non ha dimenticato il suo disegno dopo il fatale armistizio. Esso allegando, che i Principi Costituzionali d'Italia non potessero più sostenere la causa della Indipendenza con una guerra ordinata, ha detto non esservi altro scampo che una guerra insurrezionale dei Popoli, e per muovere i Popoli ha creduto espediente di prendere, e creare tutte le occasioni di agitare lo interno degli Stati, a fine di potere in queste commozioni sostituire la Repubblica al Principato Costituzionale, e allora con tutte le eccitazioni possibili alzare le moltitudini, e precipitarle furiose e infierite contro gli eserciti austriaci.» E quanto diceva era vero.

      Tumulti in Firenze nei giorni 3 e 4 di ottobre, tendenti a offendere la pubblica tranquillità, e la personale sicurezza.[17]

      Tumulti a Pisa il 7 ottobre, qualificati perfidi tentativi di anarchisti.[18]

      Tumulti a Livorno nel 19 ottobre 1848, per quanto avverte la Gazzetta di Firenze del giorno 20.

      Il Consiglio Generale ebbe a sospendere la seduta del 23 settembre 1848 come nell'8 febbraio 1849. Il Presidente in quel giorno si cuopriva, e si allontanava; dopo un'ora riapriva la seduta appunto come nell'8 febbraio 1849.[19]

      La Guardia Civica lucchese, per sottrarre il conte De Laugier alle ingiurie della plebe ammutinata, ebbe a tenerlo custodito nella caserma nello agosto 1848.[20]

      La milizia, già sul cadere del luglio 1848, dava lo esempio pessimo di cacciare via gli Ufficiali.[21]

      E con più infame delitto le palle avanzate dalla guerra lombarda sparava nel collo al Capitano, uccidendolo a Pecorile nel 9 agosto 1848.[22] Gregarii eccitati all'odio dei superiori; superiori disprezzanti i gregarii: ogni vincolo infranto, milizia diventata ormai terrore non difesa. Questi erano i soldati, che si ha coraggio sostenere corrotti da me! Di ciò pure sarà ragionato altrove. —

      La mancanza delle carte necessarie non mi concede di tessere racconto più esatto dei tumulti che agitarono la Toscana dal 1846 in poi; ma basterà tanto per dire apertamente, ch'è falso si manifestasse l'agitazione fra noi sul declinare del 1848 soltanto: da più lontana origine essa muove; più antichi di quello che i Giudici dissimulano, sono gli attentati per rovesciare la forma governativa dello Stato; più vecchio che i Giudici non fingono, il disfacimento di ogni mezzo governativo per prevenire, e per reprimere; prima assai del febbraio 1849 il Popolo aveva imparato a turbare le sedute del Consiglio Generale. Chi per vaghezza, o per obbligo si accinge a raccontare fatti, o dopo lungo studio giunse a conoscerli, oppure non vi giunse: nel primo caso gli esponga ingenuo; nell'altro taccia verecondo. Qualunque poi o per fatuo, o per servile, o per altro più pravo consiglio opera diversamente, non compone storie, ma commette infamie: e quale seminò, tale raccoglie. —

      Le quali cose condurranno a confessare, che non inutile fu la mia chiamata al Ministero. Me posero a lottare, non a governare; io fui la barriera ultima intorno allo abisso; e se i miei concittadini andranno persuasi di questo, che se io non era, deplorabili giorni avrebbe veduto la Toscana, terrò siffatta persuasione per conforto del mio indegno patire. Perchè poi ne vadano meglio convinti, esporrò in quali stremi fosse ridotto il paese.

      Ho riportato qui sopra le parole gravissime del Ministro Ridolfi. Se esaminiamo gli atti dell'autorità, i discorsi pronunziati nelle СКАЧАТЬ