Scettica a Salem. Фиона Грейс
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СКАЧАТЬ per i suoi podcast, cosa che invece adorava.

      Aprì il portatile per fare un po’ di lavoro. Aveva appena completato un’enorme ricerca sulla presunta presenza di strani fenomeni vicino a un elettrodotto. Ora doveva solo stendere il copione con cui presentare la sua teoria: che gli avvistamenti di fantasmi erano allucinazioni provocate dai potenti campi elettrici. All’inizio aveva i nervi troppo tesi per potersi concentrare, ma dopo poche pagine, prese il giusto ritmo della scrittura. Poche ore dopo, il suo telefono vibrò e le arrivò una fiumana di emoji.

      Omino che corre – Auto – Cartello autostrada – Occhi – tu – 18.

      Ok, ci vediamo dopo, gli rispose.

      Magari stasera Mark avrebbe finalmente fatto il Prossimo Passo. Il pensiero di un futuro a fare ciò che adorava, con il suo fidanzato al proprio fianco, era meraviglioso. Se avessero preso casa insieme, Mia avrebbe potuto trasformare i suoi podcast in un vero lavoro e dedicare più tempo alla commercializzazione della cosa. Era riuscita a piazzare Appuntamento con l’occulto, perché non anche Appuntamento con il vampiro e Appuntamento con la strega? Non si sarebbe fatta scappare mai più la scadenza di un’inserzione. Lavorare a tempo pieno a The Vortex sarebbe stato una sfida, ma l’idea l’emozionava. Amava fare podcast, e voleva davvero provarci. L’unico problema era che Mark non era proprio un tipo risoluto. Di certo era diventato più ambizioso da quando si erano conosciuti. Ma in modo molto simile a Frank, quando si trattava di fare dei programmi, anche Mark si tirava sempre indietro. Forse perdere il suo lavoro era solo la spinta di cui la loro relazione aveva bisogno. Di sicuro ora si sarebbe fatto avanti per aiutare la sua ragazza. Mia si rese conto che tutto il suo futuro sarebbe stato deciso nelle prossime ore. Tutto dipende da stasera.

      Andò verso la palestra, si mise pantaloni e maglietta da allenamento e corse per quaranta minuti. Poi si fece una doccia e indossò il suo vestito aderente asimmetrico. Aveva le guance arrossate per l’allenamento, quindi non ebbe bisogno di molto trucco: giusto un pelo di mascara e un lucidalabbra scuro. I suoi capelli facevano di testa loro come al solito, ma Mia lisciò le onde ribelli con dell’olio lucidante, si infilò le scarpe con i tacchi e si voltò per assicurarsi di essere presentabile. L’ultimo tocco era una collana che Mark le aveva regalato a Natale: un pendente d’oro Penn State.

      Quando uscì, scoprì che stava piovigginando. Sollevata nel vedere la macchina di Mark che l’aspettava, corse sotto le gocce in direzione della berlina BMW. La portiera si aprì e lei si infilò dentro, prendendo posto sul sedile del passeggero. Mark era schiacciato al posto di guida, intento. Mia si chinò verso di lui per baciarlo, ma lui le sorrise e tese un dito per fermarla.

      “Solo un secondo,” le disse, piegandosi in avanti. “Le basi sono cariche. Torres alla battuta.”

      Mia aveva conosciuto il suo fidanzato all’Università di Penn State, dove giocava nella squadra di baseball, ed era ancora ossessionato da quello sport. Al tempo, una volta alla settimana, Mark faceva il turno di notte alla stazione radio della scuola. Quando Mia arrivava per presentare lo spettacolo della mattina, Mark era sempre arruffato e teso per aver bevuto troppe Red Bull. Se ne stava nei paraggi mentre lei leggeva le notizie, cercando di farla ridere dentro alla cabina. Lei si sforzava di restare seria, cosa molto difficile, perché Mark faceva davvero lo scemo.

      Finalmente, un giorno aveva scritto COLAZIONE? su un foglio strappato da un bloc notes e l’aveva premuto contro il vetro della cabina. Lei aveva annuito. Le aveva preparato dei pancake a casa sua, e da allora erano sempre stati insieme.

      “Non ti preoccupare di me,” gli sussurrò, sorridendogli. Sapeva che non era il caso di chiedere le sue attenzioni quando le basi erano cariche.

      Torres al disco. Il lanciatore ha aperto con un tiro sorprendente da novanta miglia all’ora. Primo tiro. Prenderà il tiro? Bunt! Torres fa un bunt!

      “Oh, andiamo!” gridò Mark, sbattendo i palmi sul volante.

      Guardò Mia con un sorriso imbarazzato. “Scusa, tesoro. Sei bellissima! Adesso che ho la mia ragazza in macchina, spengo.”

      “Grazie, ma non vorrei mai mettermi tra te e Torres,” gli rispose, asciugando le goccioline d’acqua sul suo vestito, mentre l’umidità le faceva arricciare i capelli, trasformandoli in una criniera selvaggia.

      Mark guardò Mia raggiante. Stavano davvero bene insieme.

      “Senti, so quanto adori il teatro,” le disse con orgoglio. “Quindi mi sono procurato i biglietti per Aspettando Godot. Dovrebbe essere esilarante.”

      “Aspettando Godot di Beckett?”

      “Sì, ho sentito che è uno spasso.”

      “Più o meno, immagino. Direi più una tragicommedia,” commentò Mia.

      “Tragicommedia? Fai l’espertona di letteratura inglese?” disse Mark ridendo. “Ad ogni modo, c’è quel tizio della TV, quello che fa lo sceriffo nella città con i mostri. Lui fa uno dei pagliacci, o quello che è.”

      “Beh, adoro Beckett,” disse Mia, un po’ preoccupata dal ragionamento di Mark.

      “Allora poi mi aspetto una spiegazione completa,” la canzonò lui, chinandosi a baciarla.

      “Se insisti,” disse lei, un po’ senza fiato. Mentre lo baciava, sentì la tensione della giornata che si scioglieva.

      Poi Mark si tirò indietro e appoggiò entrambe le mani sul volante.

      “Ora fai la brava, signorina Bold. Questo appuntamento sta ufficialmente per avere inizio.”

      “Ci proverò,” disse lei ridacchiando. Era bello ridere, finalmente.

      “Che giornata!” disse Mark, mentre si immetteva nel traffico. “Prima sono stato al banco estero, ed è stato da matti. Un sacco di gente che cedeva azioni per colpa di quel dittatore nel medio oriente, quello che piace tanto ai russi. Tutti a spostare i soldi attraverso i conti Forex e a comprare obbligazioni.”

      Mia stava ascoltando solo per metà, pensando al modo migliore per presentargli le sue novità. Non sentendola rispondere, Mark lo prese erroneamente come un accenno a cambiare discorso e spostò la sua attenzione su di lei.

      “Allora, come sta andando alla fabbrica di pastiglie?”

      Mia sinceramente non aveva idea di come iniziare.

      “Te lo dico mentre ceniamo.”

      Mark andò fino a un ristorante italiano che entrambi amavano e lasciò la macchina nel parcheggio mezzo vuoto. Mentre le apriva la porta, Mia si sentiva nervosa. Cosa gli avrebbe raccontato? Aver perso sia l’appartamento che il lavoro era un po’ sconsolante, oltre ad essere un sacco di roba da spiegare.

      Il ristorante era caldo e accogliente. Un robusto cameriere li accompagnò a un tavolino d’angolo, dove si sistemarono, preparandosi a ordinare. Mark si accomodò, perfettamente a proprio agio.

      “Allora, il tuo capo è andato a nessun convegno del Dottor Who, ultimamente?”

      “Ecco, diciamo che è una delle cose di cui vorrei parlare.”

      “Il Dottor Who?” rispose Mark ironico.

      Mia lo guardò nervosamente, sperando di ricevere da lui un qualche aiuto, ma Mark continuava a studiare il suo menù, aspettando che lei finisse il discorso. Mia decise quindi di partire dalle piccole cose e dirgli prima dell’appartamento.

      “Mi СКАЧАТЬ