Scettica a Salem. Фиона Грейс
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СКАЧАТЬ lei erano un caso più che eloquente di pessima intesa. Ogni volta che si trovava a ronzare attorno al cognato, Mia provava sempre un irrefrenabile impulso a guardare il suo telefono o il suo computer. Si chiese chi avesse trovato di così disposto a consegnargli in mano un mucchio di soldi. A volte era preoccupata per Brynn.

      “Mi sento di schifo,” disse Brynn, mordendosi ancora il labbro. “So che avevo detto che potevi stare qui…”

      Mia guardò la sorella. Si stava mostrando forte, ma la tensione della mandibola era evidente, come anche l’imbarazzo nei suoi occhi.

      “Quanto tempo ho?”

      “Jeffy dice due settimane. Ho cercato di farti dare più tempo.”

      “Va bene. Non è colpa tua. Sei stata davvero buona con me, Brynn. Lo apprezzo,” disse Mia, ed era sincera. Del resto stava vivendo da un anno senza dover pagare l’affitto. Era fortunata e riconoscente, e non voleva che Brynn si sentisse male per questo. Ma dentro di sé era abbattuta. A quanto pareva non poteva più permettersi di lasciare che le cose andassero come volevano. Era arrivato il momento di parlare con il suo fidanzato riguardo al loro futuro.

      CAPITOLO DUE

      Nonostante tutti gli sforzi, Mia aveva perso il suo solito treno. Quando entrò di corsa attraverso le porte di vetro del Centro Farmaceutico, era in ritardo di dieci minuti. Andò dritta al controllo sicurezza, fece passare il badge sul lettore elettronico e scattò su per i gradini che portavano agli spogliatoi. La maggior parte dei componenti del gruppo di progetto erano già arrivati e avevano preso i loro incarichi, eccetto Nigel Ruiz, del reparto tossicologico.

      “Ciao Nigel,” gli disse Mia, infilando lo zaino nel suo armadietto. Appese con cura il suo vestitino e si infilò il camice da laboratorio.

      “Ehi, hai sentito?” chiese Nigel, legandosi dietro la testa i capelli rosso fuoco con un elastico. “C’è un meeting alle dieci su Phoxy.”

      “Oggi?” chiese Mia sorpresa. “Perché? Pensavo che la fase uno della prova fosse andata bene.” Phoxy era il soprannome del composto sintetizzato chiamato NJ-101, 422, che bloccava uno specifico enzima della fosfatasi, rimuovendo virtualmente lo zucchero dal corpo. Il reparto di Mia aveva eseguito buona parte del lavoro preclinico. La pillola per assunzione orale poteva potenzialmente bloccare il diabete.

      “Non chiederlo a me,” le disse Nigel. “Da quando quel tizio ha comprato la società, la situazione è strana.”

      Nigel si stava riferendo al nuovo direttore del Centro Farmaceutico, Miles Cameron, un ex manager di fondi speculativi che aveva una certa popolarità sui tabloid.

      “Ho una brutta sensazione,” mormorò Nigel, quindi scomparve lungo il corridoio. Mia lo seguì, la mente in subbuglio. Magari la riunione poteva significare buone notizie? Pensava spesso a Phoxy come al suo composto. Dopotutto il suo contributo era stato cruciale nella progettazione del piccolo inibitore molecolare.

      Mia si fermò davanti a una porta con una targa che diceva Tecnologia delle proteine: Dottor Timothy Bagley e bussò.

      “Avanti!” tuonò la voce di Bagley dall’interno. Quell’uomo aveva zero qualità sociali e gli piaceva fare il capo.

      Mia aprì la porta di uno spiraglio.

      “Ehi Tim, passavo solo per prendere il mio incarico,” disse con tono allegro.

      “Finalmente! Dove sei stata?” chiese Bagley, passandosi una mano tra i capelli radi. Dietro alla sua scrivania c’era uno scaffale carico delle sue adorate statuine collezionabili di anime giapponesi. Sopra al suo computer c’era una foto autografata della Wonder Woman Gal Gadot. Aveva aspettato in coda per sei ore al Comic Con di San Diego per accaparrarsela.

      “Scusa. Sono partita tardi e…”

      “Riunione inderogabile alle dieci,” la interruppe Bagley. Si alzò e prese la cartella dei compiti di Mia dalla parete, tirandosi giù la camicia che si era sollevata sulla pancia prominente. “Ho bisogno che fai una revisione di dati su Phoxy per me.”

      “Nessun problema.”

      Un tempo Bagley aveva lavorato come tecnico, ma da quello che aveva sentito, non era stato molto in gamba. Si chiese se addirittura si ricordasse come fare una revisione dati.

      “Beh, cosa stai aspettando? Adesso!”

      Nel silenzio del suo laboratorio, Mia verificò la sequenza dei passaggi che portavano alla creazione del composto NJ-101, 422, prendendo dei concisi appunti.

      Un bip interruppe il suo lavoro. Era un messaggio di Mark.

      C – Simbolo occhi – sta – Simbolo luna

      Mia fissò la serie di immagini, cercando di decifrarne il significato.

      Ci occhi sta luna? Ci vedo sta sera? Oh! Ci vediamo stasera.

      Scorse i messaggi precedenti. Faccina con il bacio. Pollice verso l’alto. Occhi. Cuore. Testa che esplode. E la sua preferita, l’emoji dell’omino che corre per dire “sono di corsa, troppo impegnato per parlare.” Si irrigidì. Quand’era stata l’ultima volta che aveva ricevuto da Mark un messaggio scritto, con vere parole? Avrebbe dovuto sentirsi lusingata che il suo bel fidanzato le mandasse dei messaggi, e invece si trovava ad essere leggermente irritata. Non pretendeva Shakespeare, ma il livello delle emoji stava rasentando il ridicolo. Rimise via il telefono. Gli avrebbe risposto dopo la riunione.

      Esattamente quaranta minuti più tardi, con i suoi appunti in perfetto ordine, Mia prese il suo iPad e si diresse verso la sala conferenze. All’interno si respirava un’atmosfera elettrica. Al centro della stanza era piazzato un grosso schermo HD.

      Le riunioni sulle statistiche erano generalmente qualcosa della serie ‘si ricomincia da capo’. Si discutevano i fallimenti critici e si suggerivano soluzioni per poter migliorare il composto. Ma il NJ-101, 422 aveva passato la prima prova alla grande. E perché avevano messo lo schermo?

      Bagley era seduto accanto al dottor Anjou, il direttore del laboratorio di Tossicologia. Mia scorse una sedia vuota accanto a Nigel e andò a sedersi lì.

      “Nessuna novità?” sussurrò.

      “Nada,” le rispose. “Stanno parlando tutti. Ma nessuno dice niente,” aggiunse con tono cospiratorio.

      All’improvviso si alzò in piedi il dottor Pinchot, che sovrintendeva alla produzione nella sede del New Jersey. Nella stanza calò il silenzio.

      “Come tutti voi sapete, i risultati della fase uno della prova clinica del NJ-101, 422 sono stati stellari. Ora, ho qui una sorpresa. Vi invito a dare il benvenuto al CEO del Centro Farmaceutico, Miles Cameron.”

      L’atmosfera nella stanza cambiò immediatamente, come se un aeroplano fosse piombato dal cielo. Erano tutti stupefatti. La videocamera sopra allo schermo gigante ronzò e si accese, scansionando la stanza.

      Poi lo schermo si illuminò e mostrò il volto burbero ma sorridente di un uomo dai capelli spettinati. Indossava una camicia hawaiana e stava seduto su una veranda in una qualche località tropicale. Alla sua sinistra c’era un tecnico impegnato al computer. Dietro di lui si vedeva una mega villa con una piscina enorme. L’inquadratura della videocamera incorniciava l’andirivieni di diverse donne piuttosto attraenti.

      “Ehilà, tecnici,” disse Cameron chinandosi in avanti con un sorriso. СКАЧАТЬ