Название: La Sua Omega Proibita
Автор: Kristen Strassel
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современная зарубежная литература
isbn: 9788835409373
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“È esattamente ciò che stai facendo tu!” Si portò una mano alla bocca. L’emozione alzava il volume della sua voce. Sapeva di non potermi fermare, ma sapeva anche che era meglio non attirare l’attenzione su di sé. “Ti stai vendendo a qualcuno a cui non importa se viviamo o moriamo”.
“A nessuno importa di noi.” Per forza di cose, c’era ben poca lealtà tra gli omega. Non potevamo essere un branco senza un Alfa. Le donne che vivevano in questa baracca facevano del loro meglio per prendersi cura le une delle altre. Ma ci avevano portato via le nostre voci e il nostro potere. Tutto ciò che avevamo era consolazione e compassione. Volevamo molto di più. “Sono disposta a correre il rischio per migliorare le nostre vite. E se una notte potesse cambiare tutto?”
“Sei sempre stata una sognatrice.” Le spalle di Tavia si ammorbidirono una volta che si rese conto che non c’era modo di farmi cambiare idea. Non c’era una valida alternativa. Raggiunse il baule in fondo al nostro letto. Il mogano finemente intagliato era sempre coperto da uno strato di polvere, non importava quanto spesso lo pulissimo, ma era l’unica cosa che ci rimaneva di ciò che era appartenuto a nostra madre. Tutto il resto eravamo state costrette a venderlo per comprare cibo o pagare l’affitto.
Tavia recuperò dal baule uno dei nostri abiti da tutti i giorni e me lo porse. Era marrone come il deserto. “Mettilo finché non arrivi al castello. Non attirare l’attenzione su di te nelle Badlands.”
Me lo infilai dalla testa, e in un attimo, la magia del mio bellissimo vestito sparì. Solo fino a quando non fossi arrivata al castello. Nel mio nuovo vestito, avrei potuto essere chiunque volevo. Una beta. Un’Alfa. Un’appartenente alla nobiltà.
“Grazie,” le dissi. Tavia non era obbligata ad aiutarmi. Anche se era mia sorella, tutto quello che avevo al mondo, avrebbe potuto denunciarmi. Se lo avesse fatto, non avrei vissuto abbastanza per vedere la mezzanotte.
“È bello che tu riesca ancora a sognare.” Mi avvolse le braccia attorno al corpo. “Un giorno, spero di poterlo fare di nuovo anche io.”
CAPITOLO TRE
Il sole stava rapidamente calando dietro l’orizzonte dei confini della città, e la festa era in pieno svolgimento. Mi misi seduto, osservando dal mio trono la folla, mentre diverse femmine beta ballavano al ritmo della musica scatenata che riempiva la sala. Spingevano i fianchi e agitavano i corpi in modo che i loro abiti frusciassero di qua e di là, rivelando sprazzi di carne provocante per catturare l’attenzione dei maschi affamati vicino a loro.
La seduzione stava funzionando.
I guerrieri Alfa fischiavano e guardavano le beta come se fossero un nuovo trofeo da vincere in battaglia. Ma che tipo di trofeo può essere quello ottenuto con la sottomissione? Quando le femmine si lanciavano letteralmente tra le loro braccia, invece che fargli dimostrare che ne erano degni?
Era fottutamente noioso.
E non ero il solo a pensarlo.
Alla mia destra c’era Evander, vestito con lo stesso abbigliamento che indossavamo tutti noi, il suo volto privo di emozioni come un foglio bianco. Alla mia sinistra c’era Solen, che si agitava come se non vedesse l’ora di farla finita con queste formalità in modo da potersi chiudere da qualche parte e fare la sua cosa preferita… scopare. Perfino Cassian, che di solito aveva un umore migliore del resto di noi, sembrava infastidito da morire. L’unico che era svanito nel nulla era Dagger.
Ma il resto dei presenti, a quanto pareva, era incantato da quelle femmine che danzavano. Quindi lasciai che la cosa andasse avanti.
Feci dondolare il calice tra le dita mentre lo sorreggevo sopra il bracciolo del trono. Senza dire una parola, una cameriera omega lo rabboccò con un vino robusto. Gli omega non erano ammessi in città dopo il tramonto, se non in occasioni speciali come le celebrazioni delle battaglie, quando i loro servigi erano necessari oltre le ore concesse.
Infrangere le regole andava bene se eri un re, e se erano di poca importanza. Curve ampie invece di angoli acuti.
E chi se ne fregava se alcuni omega dovevano tornare nelle Badlands a notte fonda. Le difficoltà che subivano a causa della Divisione li rendevano più forti, no? Questo è ciò che insinuava Dagger. E poi non era consono a un reale doversi servire da solo.
Osservando attentamente la folla mentre bevevo, notai la gamma di colori che conferiva alla stanza un’atmosfera quasi sgargiante. Abiti di seta brillante nei toni del blu, verde e viola. Rose rosse come sangue, di un rosa intenso oppure gialle come il sole. In mezzo a tutte quelle tonalità brillanti c’era la lucente pelle nera dei vestiti dei maschi Alfa. La folla si muoveva come un’onda multicolore e il mio sguardo fluttuò sopra di essa fino all’ingresso più lontano, contando i minuti che avrei dovuto attendere prima di attraversare quell’arco e tornare ai miei alloggi. I libri antichi allineati sui miei scaffali erano un intrattenimento più gradevole di tutto ciò, anche se scritti da uomini vissuti nell’America dei tempi passati.
Una femmina apparve sulla soglia come se l’avessi evocata dal nulla. Una che non avevo mai visto. Non che conoscessi tutte quelle del nostro branco. Ma sicuramente non era una che frequentava le feste reali.
La valutai osservandola da lontano.
Il suo abito sarebbe stato definito squisito dalle donne presenti. I suoi capelli castano scuro erano intrecciati a formare una corona attorno alla testa. Teneva le spalle dritte, come se appartenesse a questo posto. Come se fosse di sangue reale anziché di quello più comune dei beta.
Ma furono i suoi occhi che attirarono la mia attenzione quando nient’altro c’era riuscito. Così grandi e pieni di meraviglia che potevo vederne il blu anche da lontano. Il suo viso non era pesantemente truccato come quello delle altre femmine nella stanza. Aveva usato tratti e colori lievi, permettendomi di godere di ogni sua espressione.
Stupore, sorpresa e un accenno di dubbio furono rapidamente sostituiti dalla gioia mentre i suoi occhi danzavano nella stanza, quasi assaggiando tutto ciò che la circondava. Il suo sguardo sembrò indugiare più a lungo sulle rose. Le piacevano?
Mi ritrovai a desiderare che ce ne fossero ancora di più a riempire la sala, solo per poterla osservare mentre se le godeva più a lungo.
Non distogliendo mai gli occhi da lei, mi sporsi per chiedere a Evander: “La femmina che è appena entrata. Chi è?”
“Non mi è familiare.”
Il tono della sua risposta attirò la mia attenzione e mi fece voltare la testa di scatto per valutare la sua espressione. La guardava proprio come me, con interesse.
Un ringhio rimbombò dal mio petto, non animalesco come avrei voluto, nemmeno lontanamente. Volevo la mia bestia, ora più che mai. Il lupo sarebbe uscito dal mio corpo in un attimo e si sarebbe scagliato alla sua gola…
“Stai lontano da lei,” lo avvertii.
Vidi la sua fronte aggrottarsi in uno cipiglio mentre si voltava a guardarmi. “È un ordine, mio Re?”
“Sì. E questo vale per tutti voi,” dissi agli altri nel caso in cui la desiderassero anche loro.
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