Название: Contro Ogni Nemico
Автор: Джек Марс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Современные детективы
Серия: Un Thriller Della Serie di Luke Stone
isbn: 9781640299467
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Luke fu svegliato dallo squillo del telefono. Rimase steso lì e sbatté le palpebre.
Cercò di orientarsi. Si trovava in una tenda, si accorse, in fondo al Grand Canyon.
Si era appena prima dell’alba, e si trovava nella tenda che condivideva con suo figlio, Gunner. Fissò la notte buia, ascoltando i rumori del profondo respiro di suo figlio lì vicino.
Il telefono continuava a suonare.
Gli vibrava contro la gamba, e faceva il fastidioso ronzio dei telefonini impostati sulla vibrazione. Non voleva svegliare Gunner, ma quella probabilmente era una telefonata a cui doveva rispondere. Pochissime persone avevano quel numero, e si trattava di persone che non avrebbero chiamato solo per fare quattro chiacchiere.
Guardò l’orologio: le cinque e trenta del mattino.
Luke abbassò la zip della tenda, scivolò fuori, poi la risollevò. Nelle vicinanze, nella prima pallida luce della giornata che si raccoglieva, Luke vide le altre due tende – in una Ed Newsam, nell’altra Mark Swann. I residui del fuoco della sera precedente si trovavano nel cerchio di pietre al centro del campo – alcune braci brillavano ancora di rosso.
L’aria era fredda e frizzante – Luke indossava solo i boxer e una t-shirt. Gli venne la pelle d’oca sulle braccia e sulle gambe. Ficcò i piedi in un paio di sandali e andò verso il fiume, oltre al punto in cui era legato il gommone. Voleva allontanarsi dal campo abbastanza da non svegliare nessuno.
Si mise a sedere su una grossa roccia e osservò le pareti che si innalzavano del canyon. Appena sotto di lui, anche se riusciva a vederla a malapena, c’era il rumore del gocciolio dell’acqua. A seguire il corso del fiume, forse mezzo miglio più in giù, riusciva a udire il trambusto della successiva serie di rapide.
Guardò il telefono. Conosceva il numero a memoria. Era Becca. Probabilmente l’ultima persona di cui voleva avere notizie in quel momento. Aveva tenuto Gunner per cinque giorni, il che era assolutamente legale stando al loro accordo. Sì, Gunner in quel periodo di tempo non era andato a scuola, ma il ragazzino era una specie di genio – si parlava di fargli saltare delle classi, non che stesse rimanendo indietro.
Secondo Luke, portarlo fuori nella natura selvaggia, a godersela e a mettersi alla prova sia fisicamente che mentalmente, gli faceva bene – e probabilmente era più importante di qualsiasi cosa potesse combinare a casa. I ragazzini di oggi trascorrevano molto tempo a fissare degli schermi. Ci stava anche – quegli schermi erano strumenti potenti – ma era il caso di limitarli a ciò. Di non permettere che prendessero il posto della famiglia, della fisicità, del divertimento o dell’immaginazione. Di non fingere che l’avventura vera, o persino l’esperienza vera, avessero luogo all’interno di un computer.
La richiamò, la mente in allerta, però aperta. Qualsiasi gioco stesse cercando di fare, lui sarebbe rimasto calmo e ragionevole quanto poteva.
Il telefono squillò una volta.
“Luke?”
“Ciao, Becca,” disse, la voce bassa e amichevole, come se fosse la cosa più normale del mondo richiamare qualcuno prima dell’alba. “Come stai?”
“Sto bene,” disse. I discorsi che faceva con lui erano sbrigativi, tesi. La vita con lei era finita – Luke questo lo riconosceva. Ma la vita con suo figlio era appena cominciata, ed era saldo nella convinzione che avrebbe superato qualsiasi ostacolo Becca avesse potuto mettergli tra i piedi.
Aspettò.
“Cosa sta facendo Gunner?” disse.
“Dorme. Qui è piuttosto presto. Non è ancora sorto il sole, quasi.”
“Vero,” disse. “Mi ero dimenticata del fuso orario.”
“Non ti preoccupare,” disse. “Comunque ero sveglio.” Fece una pausa di qualche secondo. A est stava apparendo il primo barlume di sole vero, un raggio di luce che faceva capolino dall’orlo del canyon e giocava sulla parete della scogliera a ovest, colorandosi di rosa e arancione.
“Allora, che posso fare per te?”
Non esitò. “Mi serve che Gunner torni a casa subito.”
“Becca…”
“Non metterti a litigare su questo, Luke. Lo sai che il giudice non farà una piega. Un agente delle operazioni speciali con una diagnosi da disturbo da stress post-traumatico e un passato di violenze vuole portare il giovanissimo figlio fuori per avventure che, tra l’altro, gli fanno perdere intere settimane di scuola. Non riesco neanche a credere di aver accettato la cosa. Ero così distratta che…”
Lui la interruppe. “Becca, siamo nel Grand Canyon. Stiamo facendo rafting. Ti rendi conto della cosa, vero? A meno che qui non atterri un elicottero per venirci a prendere, probabilmente siamo a tre giorni dal South Rim. Poi una notte lì, e un’intera giornata di macchina fino a Phoenix. Il che mi pare giusto, perché a quel che ricordo i biglietti aerei sono per il ventidue. E, tra l’altro, questa diagnosi da stress post-traumatico non è vera. Non c’è mai stata. Nessun dottore l’ha mai neanche insinuato. È solo una cosa che ti sei costruita tu nella tua…”
“Luke, ho il cancro.”
Questo lo bloccò. Ultimamente Becca era stata più agitata di quanto l’avesse mai vista. Ovviamente se n’era accorto, ma per lo più aveva ignorato la cosa. Era tipico di lei, e della quantità di pressione che si addossava. Lei era un caso da stress di classe A. Ma questo era diverso.
A Luke si inumidirono gli occhi, e gli si formò un grosso nodo in gola. Poteva essere vero? Qualsiasi cosa fosse accaduta tra loro, quella era la donna di cui si era innamorato. Quella era la donna che aveva portato in grembo suo figlio. Allo stesso tempo, l’aveva amata più di chiunque altro al mondo, sicuramente più di quanto avesse amato se stesso.
“Gesù, Becca. Mi dispiace tanto. Quando è successo?”
“Sono stata male tutta l’estate. Ho perso peso. All’inizio non era chissà che, ma poi è diventata una quantità di peso incredibile. Pensavo che fosse tutta ansia, tutto ciò che è accaduto nel corso dell’ultimo anno – il rapimento, l’incidente alla metro, tutto il tempo in cui sei stato via. Ma le cose si sono calmate molto, e il malessere non se ne andava. Sono andata a fare qualche test un paio di settimane fa. Ho avuto la nausea. Non volevo dirtelo finché non ne avessi saputo di più. Adesso ne so di più. Ieri ho visto il mio medico, e mi ha detto tutto.”
“Cos’è?” disse, anche se non era sicuro di voler sentire la risposta.
“È al pancreas,” disse, forse sganciando la peggiore bomba che lui potesse immaginare. “Quarto stadio. Luke, è già metastatizzato. Ce l’ho nel colon, nel cervello. Ce l’ho nelle ossa…” La voce le svanì, e lui la udì singhiozzare a duemila miglia di distanza.
“Ho pianto tutta la notte,” disse con voce rotta. “Pare che non riesca a smettere.”
Per quanto stesse male, Luke scoprì che i suoi pensieri improvvisamente non erano con lei – erano con Gunner. “Quanto, ancora?” disse. “Ti hanno dato un arco temporale?”
“Tre mesi,” disse Becca. “Forse sei. La dottoressa mi ha detto di non farci affidamento. Molta gente muore molto velocemente. A volte c’è un miracolo e il paziente continua a vivere, indefinitamente. СКАЧАТЬ