Contro Ogni Nemico . Джек Марс
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Читать онлайн книгу Contro Ogni Nemico - Джек Марс страница 16

СКАЧАТЬ qualche momento per cambiarmi, okay?” Susan indicò l’elegante abito di marca unico nel suo genere che indossava. “Non so se questa cosa va bene per una riunione dell’intelligence.”

      Kurt sorrise. Fece un po’ scena, e la squadrò dall’alto in basso.

      “Na. Suvvia. Ha un aspetto magnifico. La gente resterà colpita – dritta dalla consacrazione e subito al lavoro.”

      * * *

      Luke scese in ascensore con una folla di gente in giacca e cravatta, giù alla sala operativa. Era stanco – aveva trascorso due ore parlando con i poliziotti di Washington, DC, poi si era fatto qualche ora di sonno intermittente. Si era perso completamente la cerimonia di consacrazione.

      Cose come la ricostruzione della Casa Bianca e la sua riapertura non erano proprio nella sua testa. Aveva appena fatto caso al posto, o alle folle che facevano ooh e aah dappertutto. Era perso in una foresta di pensieri oscuri – su se stesso e la sua vita, su Becca e Gunner, e su Don Morris, le sue scelte e alla fine a cui era giunto. Luke aveva anche ucciso un uomo la notte precedente, e ancora non aveva idea del perché.

      L’ascensore si aprì nella sala operativa a forma di uovo. Era più piccola e più angusta dell’ex sala conferenze che avevano usato all’Osservatorio navale. Era anche meno arrangiata, meno imbastita alla meglio. Quel luogo sembrava il modulo di comando di una nave spaziale di Hollywood. Era organizzato per il massimo uso dello spazio, con ampi schermi incassati nei muri ogni qualche metro, e uno schermo di proiezione gigantesco sul muro in fondo alla fine del tavolo. Tablet e microfoni a scomparsa sorgevano da slot che uscivano dal tavolo da conferenze – potevano essere rimessi all’interno del tavolo se il partecipante voleva usare un dispositivo proprio.

      Ciascuna sfarzosa sedia in pelle al tavolo era occupata – per lo più da menti di mezz’età e sovrappeso. I posti lungo i muri erano pieni di giovani assistenti e assistenti persino più giovani, la maggior parte dei quali scriveva messaggi sui tablet, o parlava al telefono.

      Susan Hopkins sedeva su una sedia al posto a capotavola più vicino della tavola oblunga. All’altro capo se ne stava in piedi Kurt Kimball, il consigliere per la sicurezza nazionale di Susan. I soliti sospetti, spaparanzati, occupavano i posti tra di loro.

      Kurt notò Luke entrare e batté le grosse mani. Fece il suono di un pesante libro che veniva lasciato cadere su un pavimento di pietra. “Ordine, tutti quanti! In ordine, per favore.”

      Il luogo si calmò. Qualche assistente continuò a parlare lungo la parete.

      Kurt batté di nuovo le mani.

      CLAP. CLAP.

      Nella stanza si fece un silenzio di morte.

      “Salve, Kurt,” disse Luke. “Mi piace il vostro nuovo centro di comando.”

      Kurt annuì. “Agente Stone.”

      Susan si voltò verso Luke e si strinsero le mani. La grossa mano di Luke ingoiava la sua, minuscola. “Signora presidente,” disse. “Bello rivederti.”

      “Benvenuto, Luke,” disse. “Che cos’hai per noi?”

      Guardò Kurt. “È pronto per il mio rapporto?”

      Kurt si strinse nelle spalle. “È per questo che siamo qua. Se non fosse per lei, saremmo tutti di sopra a goderci i festeggiamenti.”

      Luke annuì. Era stata una giornata lunga, ed era ancora presto. Voleva finire quella cosa e andarsene nella casa in campagna che una volta aveva condiviso con Becca. In quel momento era tutto troppo, e ciò che voleva di più era fare un pisolino. Dormire sul divano, e magari dopo, nel tardo pomeriggio, mettersi seduto fuori con un caffè a guardare il sole tramontare sull’acqua. Aveva molto a cui pensare, e molto da organizzare. Un’immagine di Gunner gli apparve nella mente.

      Tutto gli occhi erano su di lui. Fece un respiro profondo. Ripeté quello che gli aveva detto Don. Dei terroristi islamici avrebbero rubato delle armi nucleari da una base aerea in Belgio.

      Un uomo alto e massiccio dai capelli biondi alzò una mano. “Agente Stone?”

      “Sì.”

      “Haley Lawrence. Segretario della difesa.”

      Luke lo sapeva. Ma fino a quel momento, se l’era dimenticato.

      “Signor segretario,” disse. “Che cosa posso fare per lei?”

      L’uomo gli rivolse un leggero sorriso, quasi una smorfia. “La prego di condividere con noi come pensa che Don Morris abbia ottenuto le sue informazioni. Si trova in un complesso federale di alta sicurezza, la sicurezza massima che abbiamo al momento, tenuto in isolamento nella sua cella ventitré ore al giorno, e non ha contatto diretto con nessuno eccetto le guardie.”

      Luke sorrise. “Penso che questa sia una domanda a cui dovrebbero rispondere le guardie.”

      Si sparsero per la stanza delle risate soffocate.

      “Conosco Don Morris da molto tempo,” disse Luke. “Probabilmente è una delle persone più ingegnose in vita negli Stati Uniti in questo momento. Non ho dubbi che riceva delle informazioni, persino nella sua ubicazione corrente. Sono informazioni accurate? Non ne ho idea, e nemmeno lui. Non ha modo di confermarle, né di screditarle. Immagino che questo sia lavoro nostro.”

      Rivolse a Kurt uno sguardo di traverso. “Questi sono tutti i dettagli che ho. Qualche idea?”

      Kurt fece un attimo di pausa, poi annuì. “Certo. Sarà un po’ all’impronta, ma per lo più accurato. Ho pensato molto al Belgio negli ultimi anni, per ovvie ragioni.” Si voltò verso un’assistente che si trovava in piedi dietro di lui. “Amy, puoi darci una mappa del Belgio? Inserisci Molenbeek e Kleine Brogel, se non ti spiace.”

      La giovane digitò sul tablet, mentre un altro assistente accendeva il monitor principale dietro a Kurt. Trascorse qualche secondo. Il monitor passò per alcune schermate di caricamento, poi mostrò una schermata blu. Ricominciò un basso mormorio.

      Kurt guardò l’assistente. Lei gli fece un cenno col capo, e poi Kurt guardò la presidente.

      “Susan, pronta?”

      “Pronta quando lo sei tu.”

      Sullo schermo dietro di lui apparve una mappa dell’Europa. Rapidamente zoomò per concentrarsi sull’Europa occidentale, e poi sul Belgio.

      “Okay. Dietro di me vedete una mappa del Belgio. Ci sono due location in quel paese sulle quali voglio richiamare la vostra attenzione. La prima è la capitale, Bruxelles.”

      Dietro di lui, la mappa zoomò di nuovo. Adesso mostrava il fitto reticolo di una città, con un anello di strade che la circondava. La mappa si spostò sull’angolo superiore sinistro, e su molte fotografie di strade di ciottoli, un edificio governativo del diciannovesimo secolo e un imponente ponte ornato su un canale.

      Si voltò verso l’assistente. “Dammi Molenbeek, per piacere.”

      La mappa zoomò di nuovo, e apparvero altre foto delle strade. In una, un gruppo di uomini barbuti marciava con uno striscione bianco, i pugni che battevano su nell’aria. In cima allo striscione si vedevano СКАЧАТЬ