Amata . Морган Райс
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Название: Amata

Автор: Морган Райс

Издательство: Lukeman Literary Management Ltd

Жанр: Героическая фантастика

Серия: Appunti di un Vampiro

isbn: 9781632910684

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СКАЧАТЬ non trovava nulla di male in qualche sorso, specie dopo quello che aveva passato.

      Teneva il suo diario in grembo, con la pagina aperta, una penna in una mano e il bicchiere nell'altra. Era così da ormai 20 minuti. Non aveva idea di come iniziare. Scrivere non era mai stato un problema prima di allora, ma stavolta era diverso. I fatti degli ultimi giorni erano stati fin troppo drammatici, troppo difficili da elaborare. Questa era la prima volta che si sedeva tranquilla e rilassata. La prima volta in cui si sentiva persino minimamente al sicuro.

      Decise che fosse meglio iniziare dal principio. Che cosa era accaduto. Perchè lei era lì. Chi era lei. Aveva bisogno di elaborare il tutto. Non era nemmeno più sicura di conoscere le risposte.

      *

      Fino alla scorsa settimana, la vita era normale. Alla fine, avevo cominciato ad apprezzare Oakville. Poi la mamma un giorno è arrivata e ha detto che ci saremmo trasferiti. Di nuovo. La vita è stata sconvolta, come è sempre accaduto con lei.

      Stavolta, è stato peggio. Non si trattava di un altro sobborgo. Era New York. Una città. Con una vera scuola pubblica e una vera vita. E un quartiere pericoloso.

      Anche a Sam non piaceva l'idea. Abbiamo parlato di non andarci, di scappare via. Ma la verità è che non avevamo nessun altro posto in cui andare.

      Allora siamo andati. Ci siamo giurati in segreto che, se non ci fosse piaciuto restare lì, ce ne saremmo andati via. Avremmo trovato un posto. Ovunque. Forse avremmo anche persino cercato di localizzare papà ancora una volta, sebbene entrambi sapessimo che non sarebbe stato possibile.

      E poi è accaduto tutto. Così velocemente. Il mio corpo. Mutazione. Cambiamento. Non so ancora che cosa sia avvenuto, o chi sia diventata. Ma so per certo che non sono più quella di prima.

      Ricordo quella notte fatale in cui tutto è iniziato. Carnegie Hall. Il mio appuntamento con Jonah. E poi…intervallo. Il mio….nutrirmi? Uccidere qualcuno? Ancora non riesco a ricordare. So soltanto quello che mi hanno detto. So che ho fatto qualcosa quella notte, ma è ancora tutto confuso. Qualsiasi cosa io abbia fatto, sento ancora un buco allo stomaco. Non vorrei mai far del male a qualcuno.

      Il giorno seguente, ho avvertito il mio cambiamento. Diventavo decisamente più forte, più veloce, più sensibile alla luce. Avvertivo anche gli odori intorno a me. Gli animali agivano in modo strano in mia presenza, e io stessa sentivo il mio strano comportamento intorno a loro.

      E poi c'era la mamma. Mi ha detto di non essere la mia vera madre, e poi è stata uccisa da quei vampiri, gli stessi che mi stavano inseguendo. Non avrei mai voluto vederla soffrire in quel modo. Penso ancora che sia stata colpa mia. Ma non posso seguire anche tutto il resto. Devo concentrarmi su quello che riguarda me stessa, quello che riesco a controllare.

      Poi sono stata presa. Quegli orribili vampiri. E poi, la mia fuga. Caleb. Senza di lui, sono certa che mi avrebbero uccisa. O peggio.

      Il branco di Caleb. La sua gente. Così diversa. Ma i vampiri, tutti uguali. Territoriali. Gelosi. Sospettosi. Mi hanno scacciata, e non gli hanno dato alcuna scelta.

      Ma ha scelto. Nonostante tutto, ha scelto me. Mi ha salvato di nuovo. Ha rischiato tutto per me. Lo amo per questo. Più di quanto lui possa mai sapere.

      Devo aiutarlo io ora. Crede che io sia la prescelta, una sorta di vampira messia. E' convinto che lo condurrò ad una specie di spada perduta, che porterà la fine di una guerra dei vampiri, e salverà tutti. Io proprio non ci credo. La sua gente non ci crede. Ma io so che è tutto ciò che ha, e questo significa tutto per lui. Ed ha rischiato ogni cosa per me, ed è il minimo che io possa fare. Per quanto mi riguarda, non credo veramente alla storia della spada, è solo che non voglio vederlo andar via.

      Perciò farò tutto il possibile. Ho sempre voluto cercare di trovare mio padre, in ogni caso. Voglio conoscere la sua identità. Chi sono io davvero. Se sono davvero per metà vampira, o per metà umana o qualsiasi altra cosa. Se non altro, voglio solo sapere che cosa sono diventata…

      *

      “Caitlin?”

      Si svegliò stordita. Alzò lo sguardo per vedere Caleb che vegliava su di lei, con le mani poggiate gentilmente sulla sua spalla. Lui sorrise.

      “Credevo ti fossi addormentata,” disse.

      Lei si guardò intorno, e vide il suo diario poggiato sul suo grembo e lo chiuse di scatto. Sentì le sue guance arrossire, sperando che lui non avesse letto nulla. Specialmente la parte in cui descriveva i sentimenti che nutriva nei suoi confronti.

      Lei si tirò e si strofinò gli occhi. Era ancora notte, e il fuoco era ancora acceso, sebbene si fosse quasi ridotto a semplice brace. Anche lui doveva essersi appena svegliato. Lei si chiese per quanto tempo avesse dormito.

      “Scusa,” lei disse. “E' la prima volta che dormo da giorni.”

      Lui sorrise di nuovo, e attraversò la stanza per avvicinarsi al camino. Vi gettò diversi ciocchi, e il legno iniziò a crepitare e scoppiettare, man mano che il fuoco cresceva. Lei avvertì il calore raggiungerle i piedi.

      Lui restò lì, accanto al fuoco, e il suo sorriso scemò lentamente, quasi come se si perdesse nei suoi pensieri. Poiché guardava le fiamme, il suo volto era illuminato da una luce calda, facendolo apparire ancora più bello, se fosse stato possibile. I suoi grandi occhi marrone chiaro si spalancarono, e, mentre lo guardava, cambiarono colore, diventando verde chiaro.

      Caitlin si sedette in posizione ancora più eretta, e vide che il bicchiere di vino rosso era ancora colmo. Ne prese un sorso, e la riscaldò. Non mangiava da un po', e le andò diritto alla testa. Vide l'altro bicchiere di plastica poggiato lì, e ricordò le buone maniere.

      “Posso versartene un po'?” chiese, aggiungendo poi nervosamente, “cioè, non so se bevi—”

      Lui sorrise.

      “Sì, anche i vampiri bevono il vino,” disse sorridente, e si avvicinò a prendere il bicchiere che lei gli riempiva.

      La ragazza era sorpresa. Non dalle sue parole, ma dalla sua risata. Era morbida, elegante e sembrava riecheggiare in tutta la stanza. Come tutto di lui, anch'essa era misteriosa.

      Lei lo guardò negli occhi e lui si portò il bicchiere alle labbra, sperando che anche lui ricambiasse il suo sguardo.

      Lo fece.

      Poi distolsero lo sguardo nello stesso momento. Lei sentì il cuore batterle più forte in petto.

      Caleb ritornò al suo angolino, sdraiandosi tra le balle di fieno, e guardandola. Ora sembrava che la stesse studiando.

      Lei ne sembrò consapevole ed, inconsciamente, fece scorrere la mano lungo i vestiti, desiderando aver avuto a disposizione indumenti più carini. La sua mente vagò, tentando di ricordare che cosa indossasse. Lungo la strada, da qualche parte, non ricordava esattamente dove, si erano fermati in una città per breve tempo, e lei si era recata nell'unico negozio presente – uno dell'Esercito della Salvezza – ed aveva trovato un cambio di abiti.

      Guardò in basso con timore e non riusciva nemmeno a riconoscersi. Indossava dei jeans lacerati e sbiaditi, delle scarpe da tennis di una misura più grande della sua, e un maglione su una t-shirt. Sopra, indossava una giacca da marinaio viola e sbiadita, a cui mancava un bottone, anch'essa troppo grande per lei. Ma era calda. E, in quel momento, era ciò di cui aveva bisogno.

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