Название: Destinata
Автор: Морган Райс
Издательство: Lukeman Literary Management Ltd
Жанр: Героическая фантастика
Серия: Appunti di un Vampiro
isbn: 9781632911063
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Ma non ancora abbastanza veloce. Si sentì subito stanca, e la folla dietro di lei sembrava avere un'energia infinita. Si stava avvicinando davvero in fretta.
Improvvisamente, lei avvertì qualcosa di affilato dietro la testa, e barcollò per il dolore. Inciampò una volta colpita, e si toccò per comprendere che cosa fosse accaduto, con la mano. Quest'ultima fu ricoperta di sangue. Era stata colpita da una pietra.
Lei vide diverse pietre volare contro di lei, si voltò e vide che la folla le stava scagliando contro di lei. Un'altra la colpì dolorosamente alla schiena. Ora, la folla si trovava soltanto a poco meno di 7 metri da lei.
A distanza, lei scorse una collina ripida e, sulla sommità, un'enorme chiesa medievale ed un chiostro. Decise di raggiungerla. Sperava che, se ci fosse riuscita, forse avrebbe potuto trovare rifugio presso quelle persone.
Ma appena fu di nuovo colpita, stavolta alla spalla, da un'altra pietra, si rese conto che ogni sforzo sarebbe risultato vano. La chiesa era fin troppo distante, lei stava perdendo terreno, e la folla era troppo vicina. Non aveva altra scelta, che voltarsi e combattere. Ironico, pensò. Dopo tutto quello che aveva passato, dopo tutte le battaglie che aveva affrontato contro i vampiri, e persino dopo essere sopravvissuta ad un viaggio indietro nel tempo, sarebbe stata uccisa da una stupida folla di paesani.
Caitlin si fermò, si voltò ed si trovò faccia a faccia con la folla. Se stava per morire, almeno l'avrebbe fatto lottando.
Mentre era lì, chiuse gli occhi e respirò. Si concentrò, ed il mondo attorno a lei si fermò. Sentì i piedi nudi a contatto con l'erba, radicati nella terra, e lentamente ma senza ombra di dubbio, una forza primitiva emerse e la avvolse tutta. S'impose di ricordare; di ricordare la rabbia; di ricordare la sua innata forza primitiva. Un tempo si era allenata ed aveva combattuto con una forza sovrumana. Voleva che questa tornasse. Sentiva che da qualche parte, in qualche modo, era ancora presente dentro di lei.
Mentre se ne stava lì, pensava a tutte le folle della sua vita, a tutti i prepotenti, a tutti gli idioti che aveva incontrato. Pensò a sua madre, che l'aveva invidiata persino per la più piccola forma di gentilezza; ricordò i prepotenti che avevano inseguito lei e Jonah, fino al vicolo di New York. Rammentò quei prepotenti nel fienile nella Valle dell'Hudson, gli amici di Sam. E il suo arrivo a Pollepel. Sembrò che ci fossero sempre stati prepotenti, prepotenti ovunque. Scappare da loro, non sarebbe servito a nulla. Come aveva sempre fatto, avrebbe dovuto semplicemente star lì ad affrontarli.
Mentre era ferma lì, affrontando l'ingiustizia di tutto questo, la rabbia crebbe, attraversandola per tutto il corpo. Raddoppiò e triplicò, fino a quando sentì che le vene le si ingrossavano per l'ira, e anche i muscoli stavano per saltarle fuori dal corpo.
E proprio in quel momento, la folla era davvero vicina a lei. Un paesano sollevò il suo bastone e lo fece ondeggiare, puntando alla testa di lei. Con la sua ritrovata forza, Caitlin balzò via giusto in tempo, si abbassò, lo afferrò e poi lo lanciò via, facendolo passare sopra la sua spalla. Volò in alto di diversi metri, e atterrò sull'erba sulla schiena.
Un altro uomo si avvicinò, impugnando una grossa pietra, pronto a scagliarla contro la sua testa; ma lei si fece sotto, afferrandogli il polso e girandoglielo. Lui cadde in ginocchio, urlando.
Un terzo paesano, di fronte a lei, tentò di colpirla con una zappa, ma Caitlin fu molto più veloce: ruotò intorno e l'afferrò a mezz'aria. Gliela tirò via dalle mani, la mosse e lo colpì in testa.
La zappa, lunga poco più di un metro, era proprio ciò che le occorreva. La mosse intorno, creando un'ampio cerchio e colpendo chiunque le capitasse a tiro; in pochi istanti, lei stabilì un grande perimetro intorno a sè. Vide un paesano avvicinarsi con una grossa pietra, pronto per scagliargliela contro, e lei lanciò la zappa contro di lui. Lo colpì alla mano, e gli fece cadere a terra la pietra.
Caitlin corse tra la folla meravigliata, afferrò una torcia dalla mano di un'anziana signora, e la fece ondeggiare forte. Riuscì ad incendiare una parte dell'alta erba secca e ci furono urla, mentre tanti paesani fuggivano via, presi dal terrore. Quando la parete di fuoco divenne grande abbastanza, lei si allontanò e puntò la torcia direttamente contro la folla. La torcia volò in aria ed atterrò dietro alla tunica di un uomo, illuminandolo e avvolgendo tra le fiamme anche colui che gli stava accanto. Rapidamente, la folla si radunò intorno a loro, per spegnere le fiamme.
Ciò servì allo scopo di Caitlin. Finalmente, i paesani furono distratti abbastanza da darle spazio a sufficienza per andarsene via. Lei non era interessata a far loro del male. Voleva soltanto che la lasciassero in pace. Aveva solo bisogno di riprendere fiato, per rendersi conto di dove fosse.
Si voltò e corse fino alla collina, per raggiungere la chiesa. Sentì una nuova forza dentro di sè ed acquistò velocità, e si rese conto che poteva riuscire a raggiungere la collina, e sapeva che si stava allontanando dalla folla. Sperava solo che la chiesa fosse aperta, e che l'avrebbero lasciata entrare.
Mentre correva lungo la collina, sentendo l'erba sotto i piedi nudi, venne il tramonto e vide diverse torce venire accese nella piazza del paese, e lungo le mura del chiostro. Mentre si avvicinava, scorse un guardiano notturno, in cima ad un parapetto. L'uomo guardò in basso verso di lei, e il timore gli si dipinse sul volto. Raggiunse una torcia al di sopra della sua testa, ed urlò: “Vampiro! Vampiro!”
Appena lo fece, le campane della chiesa suonarono.
Caitlin vide le torce apparire su ogni lato. Le persone stavano interrompendo il lavoro di falegnameria, provenendo da ogni direzione, mentre il guardiano continuava ad urlare, e così le campane suonarono. Era una sorta di caccia alle streghe, e tutti sembravano dirigersi direttamente verso di lei.
Caitlin aumentò la sua velocità, correndo così forte che le costole le dolevano. Ansimando per il fiatone, raggiunse le porte in quercia della chiesa giusto in tempo. Ne aprì una frettolosamente, poi la tirò e sbattè dietro di lei, con un forte colpo.
Dentro, lei si guardò intorno freneticamente, e scorse il bastone di un pastore. Lo afferrò e lo fece scivolare dietro le doppie porte, sbarrandole.
Nell'istante in cui lo fece, sentì un forte schianto provenire dalla porta, mentre dozzine di mani cercavano di spingerla. Le porte si scossero, ma non cedettero. Il bastone le bloccava—almeno per ora.
Caitlin diede una rapida occhiata alla stanza. La chiesa, per fortuna, era vuota. Era enorme, con un soffitto ad arco alto decine di metri. Era un luogo freddo e vuoto: si vedevano solo centinaia di panche sul pavimento marmoreo; all'estremità, al di sopra dell'altare, erano appese diverse candele accese.
Mentre si guardava intorno, le sembrò di notare un movimento provenire dal fondo.
Il rumore divenne più intenso, e una porta cominciò a scuotersi. Caitlin fu pronta ad entrare in azione, correndo in fondo alla navata, verso l'altare. Una volta raggiunto, verificò di avere ragione: c'era qualcun'altro.
Inginocchiato tranquillamente, con la schiena rivolta verso di lei, c'era un prete.
Caitlin si chiese come lui potesse ignorare tutto questo, ignorare la sua presenza, come potesse essere così profondamente immerso nella preghiera in un momento del genere. Lei sperò che non la rimandasse verso la folla.
“Salve” Caitlin disse.
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