Ossessionata . Морган Райс
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СКАЧАТЬ si precipitò sul letto e si sedette accanto a lei.

      “Maria?” lei disse. “Dillo di nuovo.”

      “G …” Maria provò. Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Stava ritornando lucida. La sua mente si stava liberando. Alla fine, riuscì a ripetere la parola. “Guerra.”

      Marlow guardò il suo collega. “Penso che stia dicendo ‘guerra.’”

      Lui annuì, mentre la preoccupazione si dipingeva sul suo volto.

      Maria fece un altro respiro profondo, tentando di aiutare la parte lucida della sua mente a prendere il controllo: voleva dire loro quello di cui aveva disperatamente bisogno.

      “Vampiro” disse a denti stretti. “Vampiro. Guerra.”

      Il volto della donna impallidì.

      “Vai avanti” la esortò Marlow.

      Maria si leccò le labbra. Fece appello ad ogni energia residua.

      “Kyle” rispose con una smorfia. “Capo.”

      Marlow strinse la mano di Maria. “Kyle guiderà una guerra di vampiri?”

      Maria ricambiò la stretta di mano della donna e annuì.

      “Scarlet” aggiunse. “Unica. Speranza.”

      L’agente di polizia fece un sospiro e si raddrizzò. “Sai dove si trova Scarlet?”

      Maria digrignò i denti e cercò di parlare ancora. “Con Sage … il castello.”

      Improvvisamente, un dolore acuto prese a pulsare nella testa di Maria. La ragazza emise un grido e si strinse forte la testa, tirando i capelli con le mani. Comprese subito che la parte sana della sua mente stava soccombendo di nuovo al danno che Lore le aveva causato. Se ne stava andando.

      “Aiutatemi!” gridò.

      La ragazza cominciò a tirare le manette e ad agitarsi.

      Colta dal panico, Marlow si alzò. Fece un cenno al partner e ordinò “Fallo entrare”.

      Provò a calmare Maria, ma la ragazza aveva perso il controllo. Continuava a gridare. La porta emise un bip e lo psicologo si precipitò all'interno.

      “Che cosa è successo?” l'uomo urlò.

      “Niente” rispose Marlow, facendosi da parte. “Si è solo rivoltata.”

      Si allontanò, mentre lo psicologo provava a calmare Maria, e si posizionò accanto al partner.

      “Lo hai chiamato tu?” chiese, il respiro reso affannoso dall’angoscia.

      “No” fu la risposta laconica.

      La poliziotta lo guardò risentita e prese il suo walkie-talkie. Ma Waywood si fece sotto e lo afferrò con le mani.

      “Non farlo” l'uomo sbottò. “Il capo non vuole sentir parlare di questo schifo. Ha la sua intera squadra fuori al lavoro, e tu vuoi disturbarlo perché una ragazzina folle crede che ci sia una guerra di vampiri!”

      Superando anche le urla di Maria, Sadie Marlow replicò in un tono precipitoso e insistente.

      “Il capo ci ha mandati qui per una ragione. Perché voleva interrogare una cosiddetta “ragazzina folle” se non perché pensa che possa essere di aiuto? Kyle vuole Scarlet Paine. Quella ragazza” indicò Maria, “è l'aiuto più importante di cui disponiamo per trovarla, e forse mettere la parola fine a questa storia. Se lei sa qualcosa, allora sono sicura che il capo vorrà saperlo.”

      Waywood scosse la testa.

      “Bene” replicò, restituendole il walkie-talkie. “C'è la tua carriera in gioco, non certo la mia. Lascia che il capo creda che sei una matta.”

      Marlow prese lo strumento dal partner e premette il bottone.

      “Capo? Sono Marlow. Sono all'istituto con la testimone.”

      Il walkie-talkie crepitò.

      La poliziotta stette ad aspettare, pesando le parole da utilizzare. “Dice che ci sarà una guerra di vampiri. Guidata da Kyle. E la sola persona che può fermarla è Scarlet Paine.”

      Lei notò lo sguardo irritato del partner e si sentì una vera stupida. Poi, il walkie-talkie crepitò di nuovo, e si udì la voce del capo della polizia.

      “Sto arrivando.”

      CAPITOLO SEI

      Scarlet tossì e si tolse la polvere dagli occhi. Era confusa e provò a capire che cosa stava accadendo. Un istante prima, gli Immortali stavano avanzando su di lei e Sage, e, subito dopo, una tremenda esplosione aveva scosso il castello. Poi, il soffitto era crollato, facendo cadere mattoni, pezzi di legno e pesanti pezzi di tegole in ardesia.

      Scarlet si guardò intorno, e scoprì che si trovava bloccata in uno spazio libero sotto le macerie. Era così buio che le risultò difficile vedere. La polvere le ostruiva i polmoni, rendendole difficile respirare.

      “Sage?” Scarlet gridò nell'oscurità.

      Qualcosa si mosse accanto a lei.

      “Scarlet?” si sentì la voce di Sage. “Sei tu?”

      Il cuore di Scarlet parve balzarle fuori dal petto, quando si rese conto che il suo amato era ancora vivo. Si fece largo tra macigni e detriti verso la forma curva di Sage. Lo raggiunse e lo baciò.

      “Ti ho trovato” sussurrò.

      “Scarlet, è troppo tardi” fu la replica.

      Ma Scarlet non ascoltò. Mise le braccia intorno al busto nudo di lui, e lo fece sedere. Lui si piegò, debole: era a malapena in grado di tenersi su.

      “Che cosa è successo?” chiese, guardandosi intorno, la voce ridotta ad un sussurro.

      “Non ne ho idea” Scarlet rispose.

      Lei si guardò di nuovo intorno, e stavolta cominciò a notare tutto quello che era successo e gli Immortali, sparsi lungo il pavimento, intrappolati sotto le travi e i pezzi di mattoni e di pietra del soffitto. In diversi punti si alzavano delle lingue di fiamma, come fossero strani arbusti arancioni.

      Octal giaceva immobile sul pavimento, il bastone abbandonato a poca distanza, spezzato in due; la croce ad un’estremità, che aveva usato per trafiggere, Sage stava bruciando.

      Scarlet non sapeva se Octal fosse morto oppure no, ma certamente sembrava non essere più in grado di far male a nessuno.

      Poi, Scarlet riconobbe la fusoliera metallica aggrovigliata di un aereo militare, nel bel mezzo delle macerie. Lei sussultò.

      “Era un aereo” lei disse. “Un aereo militare si è schiantato contro il castello.”

      Sage scosse la testa, la confusione dipinta sul volto.

      “Non capisco, non c’è ragione per cui ci sia qui un aereo” replicò. “Il castello è nel bel mezzo del nulla.”

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