Il ritorno dell’Agente Zero . Джек Марс
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Читать онлайн книгу Il ritorno dell’Agente Zero - Джек Марс страница 7

СКАЧАТЬ mentendo!” Un uomo alto e magro entrò nella stanza, uno dei due che lo avevano aggredito a casa sua, lo stesso che gli aveva chiesto per primo come si chiamasse. Si avvicinò a grandi passi, lo sguardo ostile puntato su Reid. “La macchina può essere aggirata. Lo sappiamo.”

      “Ci sarebbe qualche segno,” replicò con calma l’interrogatore. “Il linguaggio del corpo, il sudore, i segni vitali. Tutto indica che sta dicendo la verità.” Reid non poté evitare di pensare che stessero parlando in inglese a suo beneficio.

      L’uomo alto si girò e cominciò ad aggirarsi per la stanzetta di cemento, borbottando furioso in arabo. “Chiedigli di Tehran.”

      “L’ho fatto,” rispose l’interrogatore.

      Allora lui si voltò verso Reid, furibondo. Il professore trattenne il fiato, aspettandosi di essere colpito.

      Invece, l’uomo riprese a camminare. Disse rapidamente qualcosa in arabo. L’interrogatore rispose. Il gigante fissò Reid.

      “Vi prego!” disse lui ad alta voce sopra le loro parole. “Non sono chi pensate voi, non ho memoria di quello di cui state parlando…”

      L’uomo alto ammutolì e sgranò gli occhi. Fece un gesto come per colpirsi la fronte, e poi parlò concitato all’interrogatore. L’uomo impassibile con la kufi si accarezzò il mento.

      “È possibile,” disse in inglese. Si alzò e prese la testa di Reid tra entrambe le mani

      “Che cosa significa? Cosa stai facendo?” chiese Reid. Le punte delle dita dell’uomo si mossero lentamente su e giù per il suo scalpo.

      “Silenzio,” disse piatto lui. Tastò l’attaccatura dei capelli di Reid, il suo collo, le sue orecchie… “Ah!” esclamò poi. Disse qualcosa al suo socio, che si avvicinò di corsa e piegò la testa di Reid di lato.

      L’interrogatore passò un dito lungo il mastoide sinistro di Reid, la piccola sporgenza d’osso appena dietro l’orecchio. C’era un bozzo allungato sotto la pelle, poco più grande di un chicco di riso.

      Disse qualcosa all’uomo alto e quest’ultimo uscì rapidamente dalla stanza. A Reid doleva il collo per via della strana angolazione a cui stavano tenendo la sua testa.

      “Cosa? Cosa sta succedendo?” chiese.

      “Questo ingrossamento, qui,” disse l’uomo, passandoci di nuovo un dito sopra. “Che cosa è questo?”

      “È solo un’irregolarità dell’osso,” disse Reid. “Ce l’ho da un incidente d’auto che ho avuto quando avevo vent’anni.”

      L’uomo alto tornò rapidamente, quella volta con un vassoio di plastica. L’appoggiò sul carrello, vicino al poligrafo. Nonostante la luce fioca e l’angolo a cui gli tenevano la testa, Reid vide chiaramente che cosa c’era nel vassoio. Un nodo di paura gli attorcigliò lo stomaco.

      Dentro il vassoio c’erano diversi strumenti di metallo lucente.

      “A che cosa servono quelli?” C’era il panico nella sua voce. Si agitò tra le corde. “Che cosa state facendo?”

      L’interrogatore diede un rapido comando al gigante. Lui fece un passo in avanti e l’improvvisa luce della lampada quasi accecò Reid.

      “Aspetta… aspetta!” gridò. “Dimmi che cosa vuoi sapere!”

      Il gigante gli prese la testa in una grande mano e la strinse con forza, costringendolo a fermarsi. L’interrogatore scelse uno strumento, uno scalpello dalla lama sottile.

      “Vi prego, non… non…” Reid cominciò ad ansimare in fretta. Stava quasi iperventilando.

      “Sssh,” disse con calma l’interrogatore. “È meglio se rimani fermo. Non voglio tagliarti l’orecchio. Almeno, non per sbaglio.”

      Reid gridò quando la lama tagliò la pelle dietro l’orecchio, ma il gigante lo tenne immobile. Ogni muscolo delle sue braccia si tese.

      Uno strano suono lo raggiunse, una dolce melodia. L’interrogatore stava cantando una canzone in arabo mentre affettava la testa di Reid.

      Lasciò cadere lo scalpello insanguinato nel vassoio mentre Reid continuava a respirare sibilando tra i denti. Poi afferrò un paio di pinze piane.

      “Temo che quello fosse solo l’inizio,” gli sussurrò all’orecchio. “La prossima parte farà davvero male.”

      Le pinze si strinsero attorno a qualcosa nella testa di Reid—l’osso del cranio?—e l’interrogatore tirò. Reid gridò per l’agonia, mentre un dolore accecante gli attraversava il cervello, pulsando nelle sue terminazioni nervose. Gli tremarono le mani. Sbatté i piedi sul pavimento.

      Il dolore crebbe fino a quando Reid pensò che non sarebbe più riuscito a resistere. Il sangue gli pompava nelle orecchie e le sue stesse grida sembravano lontanissime. Poi la luce della lampada si affievolì, vide tutto nero e perse i sensi.

      CAPITOLO TRE

      A ventitré anni, Reid aveva avuto un incidente in auto. Il semaforo era diventato verde e lui aveva attraversato l’incrocio. Un furgone era passato con il rosso ed era andato a schiantarsi nel lato del suo sedile del passeggero. Aveva battuto la testa ed era rimasto svenuto per diversi minuti.

      L’unica ferita era stata una frattura all’osso temporale. Era guarita bene, e l’unica prova dell’incidente era un piccolo ingrossamento dietro l’orecchio. Il dottore gli aveva detto che era una malformazione ossea.

      La cosa buffa era che anche se ricordava l’incidente, non aveva memoria del dolore, né durante l’evento ma neanche dopo.

      In quel momento lo sentiva. Mentre tornava in sé, la piccola zona ossea dietro l’orecchio pulsava d’agonia. La lampada tecnica gli brillava di nuovo negli occhi. Lui li strinse e gemette piano. Anche il minimo movimento del capo gli provocava una nuova ondata di dolore giù per il collo.

      All’improvviso fu colpito da un pensiero. La luce accecante nei suoi occhi non era affatto la lampada.

      Il sole del pomeriggio brilla in un cielo azzurro e sereno. Un Warthog A-10 vola sopra di lui, piegandosi a destra e abbassandosi sui tetti piatti e grezzi di Kandahar.

      L’immagine non era fluida. Appariva in lampi, come diverse fotografie in sequenza, come guardare qualcuno ballare sotto una luce stroboscopica.

      Sei in piedi su un tetto di un edificio parzialmente distrutto, un terzo del quale era stato abbattuto da una cannonata. Porti il calcio alla spalla, l’occhio al mirino, e punti un uomo al di sotto…

      Reid mosse di scatto la testa e gemette. Era nella stanzetta di cemento, sotto l’occhio attento della lampada tecnica. Gli tremavano le dita e sentiva freddo a tutto il corpo. Il sudore gli gocciolava lungo la fronte. Probabilmente stava andando in shock. Con la coda dell’occhio notò che la spalla sinistra della camicia era intrisa di sangue.

      “Un'irregolarità dell’osso,” disse la voce placida dell’interrogatore. Poi ridacchiò sarcastico. Una mano snella apparve davanti al suo campo visivo, stringendo le pinze. Tra le ganasce c’era un minuscolo oggetto argentato, ma Reid non riusciva a distinguere i dettagli. La sua vista era annebbiata e tutta la stanza girava. “Sai che cosa è?”

      Reid scosse СКАЧАТЬ