Название: Lia
Автор: Delio Zinoni
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Научная фантастика
isbn: 9788885356016
isbn:
DOTTOR LELIUS ABRAMUS
Mago, Veggente e Burattinaio
e il suo straordinario spettacolo di
Trapezisti Giocolieri Domatori Saltimbanchi
Prestigiatori Equilibristi Pagliacci Pirofaghi
Sul retro del carro, un emblema: una sirena, con la faccia per metà nera per metà bianca, per metà triste per metà lieta. Ma non era la faccia: era una maschera. E non era sul volto, ma sulla nuca, perché guardando bene i particolari anatomici, si poteva capire che la sirena volgeva la schiena.
Qualcuno era chino su di me, cioè su di me steso a terra: un uomo vestito di scuro, con una grande barba. Io ero molto pallido, e fu solo in quel momento che ebbi paura, sebbene mi sentissi molto bene sospeso in aria. âMamma, mamma,â pensai.
â Ho tanto male. â Perché ero di nuovo sulla strada, e la testa, dove uno zoccolo mi aveva colpito mi faceva davvero un male terribile. E aprendo gli occhi vidi tre facce chine su di me: quella con la barba; una donna non più giovane ma molto bella, dai capelli rossi; un vecchio dai capelli bianchi.
â Non preoccuparti, non ti sei fatto niente di grave. Ti portiamo noi dalla tua mamma â disse la signora. Poiché era vestita da signora. Il vecchio mi appoggiò una pezza bagnata sulla fronte. Ma io fissavo gli occhi dellâuomo con la barba, che erano neri e molto profondi. E il dolore, come dâincanto, sparì davvero.
Mi alzai a sedere. Mi dispiaceva di non volare più come prima. Ma siccome il mio demone è sempre stato la curiosità , chiesi: â Cosa vuol dire pirofaghi? â Lâuomo sorrise. Cioè, mosse appena i muscoli ai lati della bocca, e le rughe attorno agli occhi si approfondirono. Ma era un sorriso sufficiente per il dottor Lelius Abramus.
â Sai leggere â disse. Mi accarezzò la testa. â Vuol dire mangiatori di fuoco. â Si voltò a guardare il carro. Che come ho detto si era messo di sbieco, e lâunica parte che si poteva vedere da lì era il retro. Il dottore tornò a voltarsi, e mi fisso stringendo gli occhi.
La signora mi circondò le spalle con le braccia. â Ce la fai ad alzarti? â Mi alzai.
â Come fanno a starci dentro tutti?
â Tutti chi? â chiese la donna.
â I trapezisti, giocolieri, domatori, saltimbanchi, prestigiatori, equilibristi, pagliacci, pirofagi â dissi tutto dâun fiato.
La donna rise. Aveva una risata cristallina, e una voce molto melodiosa. â Questo è un segreto â disse.
Il vecchio salì a cassetta. Il dottore prese i cavalli per le briglie, e fra nitriti e nuvole di polvere rimisero il carro dritto. Così potei leggere per la seconda volta la scritta sul fianco.
La donna continuava a reggermi. Sentivo il suo profumo, di qualche fiore di cui non sapevo il nome, mescolato a quello del sudore. Per qualche ragione, mi sentii imbarazzato e mi scostai leggermente.
Lelius Abramus tornò da me. â Dove abiti, ragazzo?
â Posso tornare da solo â mi affrettai a dire. In realtà mi ero ricordato di Jues e Lucibello, i miei amici, che mi stavano aspettando. â Sto bene adesso, davvero. â E poi temevo di essere rimproverato, a casa.
I tre si guardarono. Il vecchio mi tastò la testa. Doveva esserci un grosso bernoccolo. Mi accorsi che la pezza bagnata era sporca di sangue. â Sei sicuro? â disse. Era la prima volta che sentivo la sua voce. Aveva una accento straniero, ma sebbene passino molti viaggiatori per Morraine, venendo da Aix o dalle montagne, non lo riconobbi.
â Sì, certo.
Il dottore si frugò in una tasca del farsetto di velluto nero. â Prendi questi. â Erano tre foglietti di carta. Biglietti dâingresso, per lo spettacolo del Dottor Lelius Abramus, Mago, Veggente e Burattinaio. â Con le nostre scuse.
â Domani sera, in città . Nel teatro! Ci saranno i manifesti â disse la donna, stringendomi il braccio. â Non mancare!
â No, certo... Grazie!
Il vecchio mi mise in mano la pezza bagnata. Il dottore mi fissò ancora negli occhi. Poi i tre risalirono sul carro.
Io rimasi lì sulla strada, con i tre biglietti in una mano, la pezza nellâaltra, guardando il carro che si rimetteva in cammino, chiedendomi dove mai potesse esserci un teatro a Morraine.
E in quel momento, i lembi di una tenda che copriva la finestrella sul retro, e sui quali era dipinta la maschera della sirena, si scostarono un poco e vidi un viso di un ovale perfetto, bianchissimo, un naso piccolo e appena appuntito, una bocca rossa a forma di bocciolo, due grandi occhi neri che mi fissavano.
(2) IL TEATRO
Non andai a nessun teatro quella sera. La testa riprese a farmi male poco dopo la partenza del carro e mi fece male per tutto il pomeriggio, e quando arrivai a casa con un bernoccolo mia madre si arrabbiò molto perché non ero tornato subito, e rischiai pure di prenderle. Mi infilò a letto e mi mise sulla testa una pezza bagnata con l'acqua gelata del pozzo, che cambiava di tanto in tanto. Io raccontai dell'accaduto in maniera piuttosto generica, e non dissi niente dei biglietti. Sapevo che quella sera non c'era speranza di uscire.
Però li conservai.
Quattro anni dopo, la compagnia di Lelius Abramus tornò a Morraine.
Fu Lucibello ad accorgersi dei manifesti. Non ce n'erano molti in giro, per la verità . Mi portò a vederne uno, all'imboccatura del passaggio dell'Anguilla, nel cortile dell'Unicorno. C'era scritto:
SOLO PER QUESTA SERA
diciotto del Mese-delle-Farfalle
nel Cortile del Serpente di СКАЧАТЬ