Название: Venezia. Ciminiere Ammainate
Автор: Alfredo Aiello
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Управление, подбор персонала
isbn: 9788873042457
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La vertenza delle imprese di appalto si concluderà dopo oltre 200 ore di sciopero e dopo quella giornata del 2 agosto ricordata nellâintervista di Ghisini, quando i picchetti operai bloccheranno le portinerie della Montedison e le strade, producendo lâisolamento del polo industriale dal territorio circostante, e la polizia, presente massicciamente, âcaricherà â gli operai. Gli scontri sono aspri e vedono accorrere anche la popolazione di quella zona estrema di Marghera: Caâ Emiliani. Subito arrivano anche gli operai della Sava a dare man forte, mentre quelli dellâItalsider, della Chatillon e degli Azotati entrano in sciopero più tardi.
Gli scontri, questa volta, sono durissimi. Chinello e Golinelli, parlamentari, vengono picchiati dagli agenti e uno di questi viene fatto âprigionieroâ dopo aver investito un dimostrante e condotto, semisvenuto, dai suoi colleghi. Per tutta risposta un graduato e alcuni agenti estraggono le pistole e sparano numerosi colpi. Due operai saranno feriti, ma poi la polizia viene travolta. A mezzogiorno la âbattagliaâ è finita. Il giorno dopo interviene lâaccordo che non soddisfa le richieste di garanzie occupazionali, ma sancisce il riconoscimento, di fatto, di unâunica condizione contrattuale per questi lavoratori, poi rafforzata anche a livello sindacale con il âCoordinamento impreseâ, una sorta di consiglio di fabbrica interaziendale. (20. Resini D. (a cura di), Centâanni a Venezia. La Camera del Lavoro 1892-1992, Il Cardo, Venezia 1992, p. 479).
La prima vertenza delle imprese si concluderà acquisendo anche miglioramenti salariali. La vertenza Sava ha tuttâaltri contenuti: vuole affermare un diritto fondamentale, quello che la Costituzione repubblicana assume programmaticamente, cioè il diritto al lavoro. Nel gennaio del 1971 la direzione aziendale della Sava annuncia la chiusura dello stabilimento di Allumina. A giugno i lavoratori della Sava sono in lotta contro i 270 licenziamenti annunciati dallâazienda, e il giorno 22 dello stesso mese, assieme ai lavoratori della Sava contro i licenziamenti, sciopereranno i metalmeccanici veneziani. Gli scioperi dei lavoratori della Sava continueranno anche dopo lâaccordo del mese successivo al Ministero del Lavoro a Roma, che tramuta i licenziamenti in cassa integrazione e consente la chiusura dei primi forni allâAllumina.
La lotta dei lavoratori continuerà ancora a lungo. Si rivendica la continuità produttiva per la fabbrica di Allumina, ma si accentua anche la pressione verso un livello di contrattazione che dovrebbe essere istituito per gli investimenti e la gestione degli assetti produttivi dellâintero territorio. Si cerca, in sostanza, di contrattare âlo sviluppoâ, con una logica che di lì a poco sarà codificata nelle piattaforme territoriali (21 Resini D. (a cura di), Centâanni a Venezia. La Camera del Lavoro 1892-1992, Il Cardo, Venezia 1992, p. 482). Lâaccordo arriverà nel gennaio del 1972, con la mediazione del Governo nazionale, che âoffreâ un centinaio di licenziamenti, il blocco del turnover per due anni, la cassa integrazione per 600 lavoratori e unâattività sostitutiva delle Partecipazioni Statali per riassorbirli (22. Resini D. (a cura di), Centâanni a Venezia. La Camera del Lavoro 1892-1992, Il Cardo, Venezia 1992, p. 483).
La dialettica sindacato-partito
Ancora Giuliano Ghisini dallâintervista di Chiara Puppini:
AIELLO. Poi nel â70, dopo le imprese inizia la lotta della Sava.
GHISINI. Si era a cavallo tra il â69 e il â70. LâAlusuisse, la multinazionale svizzera proprietaria degli stabilimenti Sava, voleva chiudere tutto, sbaraccare e andare via...
AIELLO. Comâera Germano in quella fase?
GHISINI. Allora vediamo Germano. Nel â70 sono iniziati i lavori di costruzione del Petrolchimico 2. A Marghera gli addetti erano già più di 35.000. Poi avviene questa storia della Sava. LâAlusuisse voleva chiudere la sua attività e qui inizia un ruolo importante di Germano, insieme a Mattiussi, a Vianello... Lui si inserisce nel gruppo del sindacato che apparteneva alla componente comunista. Affermava che noi eravamo allergici al Pci...
PUPPINI. Come mai?
GHISINI. Perché eravamo âallergiciâ ai dirigenti del Pci? Perché loro volevano comandare. Non câinteressava molto questo loro comandare. Volevano dare ordini e noi dovevamo âfareâ. Il Pci, però, tra noi non aveva molto spazio. Noi non eravamo contro il Pci, ma non ci piaceva la concezione del suo gruppo dirigente. E Germano condivideva questo pensiero... assolutamente... loro volevano gestire, ma non capivano un tubo di com e gestir e. (23. Puppini C., Intervista a Giuliano Ghisini e Alfredo Aiello, cit.).
Anche Giosuè Orlando, nella sua intervista, sottolinea come il Pci fosse ancora rimasto alle âcommissioni interneâ ed era scettico sul nuovo ruolo del sindacato â non più vincolato al rapporto con il partito â che rispondeva direttamente e prima di tutto allâinsieme dei lavoratori. Piero Ignazi fa risalire tutto ciò allâidea stessa della costruzione di un grande partito di massa nel periodo post-bellico. Il Pci «adotta una strategia di penetrazione ed egemonizzazione negli organismi di massa unitari â dai sindacati alle cooperative, dal movimento per la pace agli organismi studenteschi... Lâorganizzazione del Pci è sempre stata fonte di orgoglio allâinterno, e di ammirazione mista a timore reverenziale per i partiti concorrenti. Il Pci è stato giustamente definito un sistema organizzativo complesso... con vari livelli organizzativi gerarchicamente ordinati; con strutture di base territoriali e funzionali... Il Pci dispone anche di unâideologia organizzativa, il âcentralismo democraticoâ di derivazione leniniana. Questa concezione prevede che il processo decisionale proceda dallâalto in basso e che ogni iscritto, dopo aver eventualmente manifestato critiche e proposte solo allâinterno degli organi del partito, debba adeguarsi СКАЧАТЬ