Название: Il Dono Del Reietto
Автор: Mario Micolucci
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Героическая фантастика
isbn: 9788873048893
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Il ladro colse prontamente l'impercettibile reazione. «No, quelli penso che siano alquanto utili per i nostri scopi se li tieni tu» osservò stizzito lasciando il mago imbarazzato.
«Tornando a noi. Ora, dobbiamo trovare il modo di penetrare nella residenza dell'alchimista e sgusciarne fuori. Da quel che so, è una struttura alquanto vigilata: pare che in essa sia accumulato un tesoro di considerevole valore» continuò.
«Se quello che dicevi sulla forma a stella di questi tunnel è vero, qui potrebbe esserci un altro passaggio che conduce altrove» ipotizzò il mago.
«È alquanto probabile, ma condurrebbe qui.» Girolamo punto il dito sulla mappa in corrispondenza di una struttura contrassegnata con il simbolo della freccia incoccata del Regno di Faunna.
«Il centro addestramento degli arcieri» rilevò l'altro.
«E se da lì prendessimo l'altro tunnel, passerebbe troppo tempo, aumentando il rischio che qualcuno si accorga della nostra scomparsa. A quel punto, le probabilità di fuggire dalla città si ridurrebbero alquanto.» Il giovane der Bartolommei ripose la mappa sentenziando: «Dobbiamo uscire da qui.»
«Però, prima dobbiamo aprire quella porta: non credo si possa sfondare» obiettò Djeek che fino a quel momento era rimasto a contemplare affascinato le miniature rappresentate sulla pergamena.
«Ah, questa? Alquanto rudimentale» replicò spavaldo lo scassinatore. Prese a sferragliare con la grossa serratura: un paio di secondi dopo, aveva finito. Aprì la massiccia e cigolante porta a mo' di maggiordomo, si voltò verso i compagni e proclamò: «La via è libera signori. Potete accomoda... Khiki dove scappi?»
La reazione che vide impressa sulle facce dei compagni non era quella che si aspettava. Il gorgoglio sinistro che udì provenire dalla stanza alle sue spalle, lo portò istintivamente a sbattere ripetutamente gli incisivi producendo un ticchettio che, nella sua razza, è l'equivalente di un grido di battaglia. Con un gesto repentino, sfrecciò via dall'accesso lateralmente, poco prima che, con un balzo, la belva gli lacerasse la schiena. «Presto, fate di tutto per contrastarlo! Non fatevi ghermire: la saliva del rattopardo è infetta, i suoi morsi sono alquanto difficili da curare!»
Fagorn scagliò un innocuo dardo di fuoco testimone del fatto che sia il tempo che le fonti erano del tutto insufficienti in quel contesto. Il proietto gli bruciò moderatamente la pelliccia unticcia sul garrese ottenendo l'unico effetto di aizzarne la ferocia.
La fiera contrasse i muscoli felini e balzò sfrecciando al fianco del cavian. Il suo obiettivo era di artigliare il mago con le unghie oblunghe da ratto, per poi finirlo con gli incisivi larghi e affilati come le lame di una ghigliottina.
Proprio in quel momento, Djeek poggiò i palmi a terra facendo schizzare dal soffitto e dalle pareti della stanza piccoli frammenti di roccia e mattoni che, alzarono un gran polverone. I detriti andarono a colpire in parte il rattopardo, ma soprattutto il goblin stesso e Fagorn atterrandoli in un cumulo di calcinacci. Sottoterra, la fonte era eccellente, ma sia il tempo che il controllo del giovane geomastro non erano stati sufficienti. La belva, appena infastidita da quell'attacco, si passò una zampa sugli occhi rossi e luminescenti e si scrollò il pelo. Come fece per muoversi, pronta a divorare le due prede inermi, venne colpita da qualcosa di molto duro sulla nuca.
«È contro di me che morirai, alquanto orrida creatura di Ovathan!» gli sibilò Girolamo. Lo aveva colpito con un grosso yo-yo metallico legato a dei fili sottilissimi, ma robusti.
La belva riconobbe nell'avversario la sua preda geneticamente designata e ringhiò con rinnovata furia. L'altro non si fece pregare e gli scagliò contro lo yo-yo. Questa volta, con un movimento fulmineo, l'animale lo intercettò al volo trattenendolo nella bocca. Stava per dare uno strattone volto a sbilanciare il cavian, ma crollò a terrà privo di vita: sottili punte metalliche fuoriuscivano radialmente da vari punti del suo cranio. Il cavian operò un'impercettibile trazione su uno dei fili dell'arma e le punte rientrarono nella sfera con suono meccanico: così, poté estrarla dalla bocca della fiera.
Mentre i due compagni si rimettevano in piedi spolverandosi i vestiti, egli si affrettò a ripulire bene l'arma e quindi a raccogliere in una fiala la saliva del rattopardo.
«È un ingrediente alchemico alquanto ricercato, utilissimo per ricavare un antidoto contro il suo appestante morso» spiegò ai due che lo guardavano schifati.
«Che paura! Non avrei mai creduto che in vita mia potessi io, finire mangiato da un ratto e non viceversa!» si sfogò Djeek il cui orgoglio era stato messo a dura prova da quell'esperienza.
«Stupido sbruffone di un cavian!» gli sbraitò contro Fagorn che aveva recuperato il suo status naturale, cioè irato instabile, tendente alla furia. «Saresti tu il famoso infiltratore! Un infiltratore che si fa cogliere di sorpresa da una bestia grossa quanto una tigre.»
«Non c'è di che! Sono alquanto lieto che tu mi sia grato per averti salvato la vita» replicò sarcastico l'altro, mentre con una pinza estraeva gli incisivi della belva per riporli in un sacchetto. Continuò: «Per tua informazione, il rattopardo è la cavalcatura delle truppe scelte rattoidi. È un dono di Ovathan ai suoi fidi servi ed è stato selezionato nei secoli per combattere efficacemente i loro nemici naturali tra cui si annoverano anche i cavian. Esso, nonostante la sua mole, è alquanto silenzioso, neanche un corristrello potrebbe sentirlo muoversi: d'altra parte è una creatura della dea della segretezza. E, se proprio vuoi saperlo, il suo odore è stato affinato nei secoli al fine di renderlo indistinguibile dal muschio persino al nostro finissimo olfatto. Vedi il sudore unticcio che ne ricopre il pelo? Ha proprio quella funzione.»
«Bella lezione di bestiologia! Comunque… grazie!» bisbigliò imbarazzato il mago che si era reso conto di aver esagerato. Poi, per rompere la tensione, chiese: «Cos'era quell'arma che hai usato?»
«Questo?» Prese a giocare a farlo muovere sotto e sopra facendolo rotolare e srotolare sul filo che lo avvolgeva. «Questo è un artefatto gnomico alquanto versatile, noi lo chiamiamo il “dono non gradito”. Come vedi, torna sempre indietro, tuttavia se lo apri, nasconde dei regalini come dire? poco azzeccati? ehm... che ti lasciano di stucco? Quella che avete visto è solo una delle sorpresine che vi si nascondono» spiegò.
I tre varcarono la porta guardinghi ritrovandosi in un ampia stanza al cui interno erano ammassate ossa di varia natura, anche di origine umanoide. In alto, sul centro del soffitto, vi era una botola metallica a grata attraverso cui filtrava una fioca luce.
«A quanto pare, il nostro caro Aaron sa bene come far sparire i suoi nemici!» commentò ironico Fagorn.
«Be', vorrà dire che noi entreremo nella sua casa esattamente da dove, normalmente, fa uscire i suoi ospiti più sgraditi. Ritengo che questo ci avvantaggerà alquanto» osservò Girolamo fissando la botola.
«Ma come facciamo ad arrivare lassù?» obiettò Djeek.
Effettivamente la grata metallica era posta a un'altezza di almeno dieci passi.
«È una situazione alquanto frequente nelle mia attività e sono attrezzato per questo» disse il cavian mostrando un sacchetto di velluto dal quale estrasse uno strano oggetto metallico. Era a forma di ferro di cavallo, con agganciato nella parte posteriore un anello grande quasi quanto un palmo e rivestito da una guaina di uno strano materiale nero, liscio e lucido.
«Questo è un artefatto alquanto prezioso, tra i più preziosi che abbiamo nella nostra comunità. Esso è il bottino che mio nonno presentò al termine del suo Pellegrinaggio ottenendo, così, la carica СКАЧАТЬ