Il Dono Del Reietto. Mario Micolucci
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il Dono Del Reietto - Mario Micolucci страница 20

Название: Il Dono Del Reietto

Автор: Mario Micolucci

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Героическая фантастика

Серия:

isbn: 9788873048893

isbn:

СКАЧАТЬ si lanciò verso il suo posto, ma l'altra estremità della catena si incastrò in una fessura e lo mandò a ruzzolare a terra facendo cadere anche la ciotola. Si rialzò prontamente, ma la guardia entrò proprio mentre era intento a liberarsi.

      «E tu? Come ci sei arrivato lì?» ringhiò minaccioso il carceriere avventandosi contro il malcapitato goblin.

      Djeek fece per sgusciare via, ma l'uomo fu più lesto e lo afferrò per un lembo di ciò che restava del suo vestito. «E ora, prima di rimetterti al posto, te ne darò di santa ragione! Così impari un'altra volta a sgattaiolare libero per la... ough!»

      L'uomo stramazzò al suolo e, dopo alcuni attimi di convulsione, rimase stecchito a terra con il lembo dell'abito di Djeek ancora stretto tra le mani.

      I tre si guardarono a vicenda con sguardo interrogativo. «Che morte alquanto strana. Sei stato tu mago?» chiese timidamente Giro.

      «A quale mago ti riferisci?» rispose ironico Fargon.

      «In che senso? Sei alquanto sibillino.»

      «Dico, ti riferisci a me o a quell'elementalista della terra?» asserì guardando biecamente Djeek. «È ora che la smetta di atteggiarti a babbeo: lo smottamento che ha liberato la tua catena non era una normale scossa sismica, era troppo localizzata, era un incantesimo. Non puoi ingannare un altro mago e soprattutto, non me!»

      «Io... elementalista?» rispose Djeek ancora non del tutto consapevole del succedersi degli eventi.

      «Sì, tu! Solo che ancora non ho capito che cosa hai fatto a quell'uomo: stavolta, non ho percepito alcun flusso elementale.»

      «Io… elementalista?» ripeté il goblin con lo sguardo sbarrato e assente.

      «Smettila di prenderci in giro, bastardo!» lo incalzò Fargon.

      «Io... non ho fatto niente a quella guardia. Io sarei un elementalista?»

      «Sicuro che lo sei e certamente sai di esserlo visto che non è possibile convogliare un sisma magico con una tale precisione se non si è stati istruiti alla Suprema Arte per almeno cinque o sei anni. Comunque, se non vuoi ancora rivelarti, non sono nelle condizioni di aspettare che tu lo faccia. Forza! Prendi le chiavi dal cadavere e liberami: se lo farai, avrò un debito con te e stai sicuro che ti ricompenserò appena ne avrò la possibilità, ma se deciderai di lasciarmi qui a marcire, sarai tu ad avere un debito con me e, se mai dovessi sopravvivere, stai sicuro che me la pagheresti.»

      Djeek raccolse abbastanza facilmente il significato di questa nuova proposta che nei modi suonava più simile agli scambi interessati dei goblin: anche lui aveva barattato alcuni ratti per farsi curare da Griz. «D'accordo» si limitò a rispondere.

      Spostò il braccio del cadavere per raggiungere la cintola e vide che nella sua mano si era infilato uno degli aghi intinti nel veleno di Corrupto. Capì tutto ed esclamò ad alta voce: «Ecco come è mort... ouch!»

      «Parla piano idiota!» dissero all'unisono gli altri prigionieri. Djeek, nel frattempo, si massaggiava la nuca colpita da chissà quale oggetto. «Ecco come è morto: si è punto con uno dei miei aghi avvelenati che portavo infilati nel vestito. Non mi ero accorto di averne ancora uno con me» ripeté a bassa voce.

      «Che veleno portentoso» esclamò Fargon, «che sia...»

      «...il Flagello di Corrupto» completò Giro con sguardo famelico. «È un veleno rarissimo, un vero oggetto da collezione, uno splendido dono per la mia comunità.»

      «Se hai intenzione di rubargli i suoi aghi presta attenzione a non pungerti» lo schernì il mago.

      «Flagello? Noi lo chiamiamo Dono... comunque gli aghi li usavo per cacciare e quando tornavo la sera mi venivano confiscati: questo qui deve essersi nascosto in qualche piega del vestito; quindi non ne ho altri, almeno credo.»

      «Forza! Non perdiamoci in chiacchiere! Djeek prendi le chiavi!» comandò Fagorn dissimulando la paura di essere lasciato in catene.

      «Eccole!»

      «Allora liberaci! Cosa aspetti?»

      «Ehm, sì! Subito.»

      Cominciò prima con Giro il quale, appena libero, gliele sfilò di mano dicendo: «Ora è meglio che le tenga io che sono alquanto pratico in quanto a serrature. Forza andiamo!»

      Djeek rimase interdetto. «E Fagorn?»

      Il mago già ardeva di rabbia tanto che il suo cranio pelato sembrava quasi incandescente. «Giusto e io? Non vorrete lasciarmi qui, razza di bastardi!»

      Giro si avviò all'uscita. «Forza, seguimi! Dobbiamo trovare lo scarico delle latrine della caserma soprastante, perché è ovvio che tutte le altre uscite saranno alquanto controllate.»

      Fagorn sbavava e ansava. «Sto per dare l'allarme, maledetti!»

      Giro, con un cambio di direzione repentino e fluido, passò vicino al mago già madido di sudore liberandolo con una velocità tale che Djeek neanche si accorse che avesse usato la chiave. «Scherzavo! Quando ti arrabbi sei alquanto divert… ugh!»

      Si ritrovò con le mani al collo e sbattuto contro il muro. «Prova un'altra volta a prenderti gioco di me e vedrai se la mia furia è così divertente!» gli sibilò digrignando i denti a mezzo pollice dalla sua faccia.

      Giro stava per ribattere con un commento sul tanfo del suo alito, ma per quella volta ritenne più opportuno trattenersi, anche perché in quel momento vide l'uomo scagliargli un pugno violentissimo direzionato sul suo muso, ma che all'ultimo momento trattenne. «Ahah! Paura eh? Ahahah! Ora siamo pari.»

      Uscirono dalla stanza e si incamminarono silenziosamente lungo il corridoio pressoché buio. Ogni tanto, Giro poneva l'orecchio bilobato sul muro e dava degli impercettibili colpetti con il dorso di una chiave. «Alquanto interessante. È una struttura piuttosto massiccia: la caserma di legno soprastante è stata costruita sulle fondamenta di un edificio in pietra di epoca anteriore al Regno di Faunna stesso…»

      Un nuovo rivolo di sudore scorreva sulla fronte dell'uomo. «Ehi! Non siamo qui per fare un giro turistico e tu risparmiaci le tue uscite da guida da quattro soldi!»

      «A volte, sei alquanto inopportuno! Volevo dire che riconosco questo tipo di architettura: doveva essere una delle torrette di guardia di una fortificazione di quei maledetti rattoidi che, prima di essere scacciati dagli imperiali, vivevano nelle lande lambite dalla Grande Palude.»

      «Rattoidi? Cosa sono?» chiese Djeek

      «Sono i nostri nemici giurati. Hai visto come somiglio a Khiki, allo stesso modo essi somigliano ai topi di fogna. Sono ferventi seguaci di Ovathan la dea della segretezza e del silenzio. Sono loschi rapinatori e alquanto viscidi sicari.»

      «Ma non sei anche tu un ladro?»

      «Sei alquanto superficiale, se non scorgi la lapalissiana differenza: se noi cavian preleviamo qualcosa lo facciamo perché non riconosciamo la proprietà privata. Inoltre, questa cosa la mettiamo subito a disposizione di chi veramente la sa apprezzare o di chi ne ha bisogno. Loro rubano per avidità, perché glielo commissionano o semplicemente perché gli va, anche quando non ne hanno bisogno. Lo fanno senza farsi nessuno scrupolo di uccidere chi eventualmente li scoprisse. A differenza nostra, adorano i loro tesori e hanno una paura folle dei ladri, tant'è vero che СКАЧАТЬ