Il Dono Del Reietto. Mario Micolucci
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il Dono Del Reietto - Mario Micolucci страница 21

Название: Il Dono Del Reietto

Автор: Mario Micolucci

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Героическая фантастика

Серия:

isbn: 9788873048893

isbn:

СКАЧАТЬ cavian sono in grado di aprire anche quelle.»

      Fagorn, ormai, tratteneva a stento i tic nervosi. «Sentite! Se volete stare qui a parlare di cretinate, fate pure… io me ne vado!»

      «No, aspetta! Sei alquanto frettoloso, non si può essere buoni ladri, se non ci si intende di storia, leggende, architettura e arte. Volevo arrivare a dire che le torrette di guardia rattoidi sono sempre collegate tra loro attraverso passaggi sotterranei, quindi se riusciamo a trovare la botola potremmo evitare di uscire dagli scarichi e, inoltre, potremmo allontanarci inosservati passando per il sottosuolo.»

      Fagorn era dubbioso. «E chi ti dice che ci siano altre strutture come questa collegate?»

      «Alquanto semplice: dovrebbero essercene sei poste sulle punte di una stella immaginaria che rappresenta la luna a sei fuochi di Ovathan. Ora, essendo noi sulla zona Est della città, probabilmente la botola dovrebbe trovarsi nei pressi della parete Ovest.» Il cavian cambiò direzione fino ad arrivare a una piccola grata metallica sul pavimento larga solo tre pollici, sfilò Khiki dalla tasca, la legò a una cordicella e la pose su un punto dove la maglia della grata era leggermente danneggiata e la invitò a scorrazzare in quel pertugio.

      La cavietta entrò nel buco emettendo i suoi tipici vocalizzi ritmati. Giro pose l'orecchio sul terreno e si mise in ascolto.

      «Bingo! Rimbomba! La sua voce rimbomba alquanto: è la via di fuga che cerchiamo!» esclamò recuperando il roditore.

      Il mago applaudì in modo lento e sarcastico. «Bravo! Ora che hai scoperto che sotto il pavimento c'è un passaggio come pensi di raggiungerlo?»

      Il cavian assunse un'aria contrariata. «Sei alquanto pessimista e piagnucolone. Se aspettate qui, vado sopra e, quatto quatto, mi riprendo l'attrezzatura.»

      Si incamminò verso le scale con passi felpati e movenze rapide.

      Fagorn guardò biecamente Djeek. «E tu? Terramastro, non puoi fare nulla per aprire una falla sul pavimento?»

      «Terra… che?»

      «Fai ancora il finto tonto! Terramastro è il modo gergale per riferirsi a un Geomastro, cioè elementalista della terra.»

      «Ma non ho il mio bastone magico? Come faccio?»

      «E che te ne fai del bastone? Se come dici tu è “magico”, al massimo è un catalizzatore, cioè un semplice strumento che sostiene l'elementalista mentre accumula energia dalla natura, permettendogli di assorbirne e gestirne un po' di più. Tuttavia, il tutto è opera del mago: ma queste sono solo le basi e mi chiedo perché mi costringi a parlartene quando hai già dimostrato di padroneggiare l'Arte con la perizia di un Adepto della Terra e, quindi… se non vuoi che esaurisca la pazienza, getta la maschera! Impostore!»

      Djeek si toccò il viso interdetto. «Non voglio che tu esaurisca la pazienza, ma io non porto alcuna maschera, la mia faccia è proprio così!»

      Fagorn, sconsolato, accennò a sbattere la fronte sul muro. «Cosa ho fatto per meritarmi questo?»

      «Voilà! Fatto. C'erano una mezza dozzina di guardie, ma erano troppo concentrate sui dadi ed è stato alquanto facile eluderle.» Silenziosissimo, Giro era già tornato e gongolava con aria soddisfatta. Poi, aggiunse: «Fortunatamente, ho recuperato anche i miei abiti di ricambio.»

      Infatti, aveva anche trovato il tempo di cambiarsi. Indossava un'ampia giacca blu dai lunghi lembi, con sontuosi risvolti e con bottoni d'avorio; sotto di essa faceva mostra di sé un'opulenta camicia bianca riccamente plissettata e ricamata. A quadri bianchi e blu erano, anche, i pantaloni. «Questi, forse, sono tuoi» disse porgendo a Fagorn una veste arancione e due anelli. Uno incastonava un rubino, l'altro un topazio giallo.

      «Non hai trovato nient'altro?» indagò l'uomo.

      «Invero, ho trovato questa strana collana priva di valore» disse il cavian sfilandosela di tasca.

      Fagorn gliela strappò di mano e se la infilò con una smorfia. Era di corda e come pendaglio aveva semplicemente un piccolo legnetto cavo usurato dal tempo.

      «Ora, con un'adeguata traccia di salnitro creerò detonazione alquanto precisa. Essa permetterà di aprire una falla sul pavimento.» Poi, con sguardo serio e determinato, fissò i compagni e aggiunse: «L'esplosione, farà alquanto rumore e per questo motivo, ho già chiuso l'accesso alla prigione sabotando la serratura. Ciò li fermerà per alcuni minuti durante i quali non sapranno cosa è successo. Una volta dentro, faremo crollare l'accesso al tunnel, però potrebbe essere plausibile che sappiano dove esso rechi e ci aspettino dall'altra parte: quindi, dovremo raggiungere l'uscita assai rapidamente.»

      Fagorn pose una mano sulla testa di Djeek e stringendogliela, forse con troppa forza, obiettò: «Io ho una soluzione migliore: se convinciamo questo pulcioso a collaborare, potremmo aprire una falla molto più silenziosamente e potremmo andarcene contando sul fatto che prima del cambio di guardia, nessuno scenderà qui sotto a controllare.»

      Djeek si massaggiò il cranio indolenzito. «Io voglio collaborare ma non posso! Io non so nulla di elementalismo: fino a poche settimane fa vivevo a Grande Palude e cacciavo animaletti, poi ho trovato il bastone che fa le magie.»

      Le vene del collo di Fagorn, ormai, pulsavano fuori controllo. «Non credo a una parola di quello che dici! Primo: il bastone da solo non fa un bel niente: è esattamente come i miei anelli catalizzatori. Secondo: come fa uno scaccia-topi a diventare un terramastro di discreta abilità in pochi giorni. Che io ricordi, l'unico che nella storia ha fatto qualcosa del genere fu Aglo. Vissuto duemila anni fa, fu il più grande evocatore di tutti i tempi: riuscì addirittura a costringere al risveglio e ad assoggettare un Primo Nato, il Leviathan, anche se solo per qualche istante. Nel tentativo, trovò la morte per sovraccarico elementale. Si dice che, già dopo la prima lezione, padroneggiasse l'acqua come un esperto. Inoltre, lui era un elfo degli abissi, cioè appartenente a una razza opportunamente modificata dall'intervento di Idron perché fosse geneticamente predisposta all'Idromanzia. Tu, invece, sei un goblin e i goblin elementalisti sono rarissimi nella storia e mai nessuno di essi ha raggiunto livelli di eccellenza. Qual è la tesi? Ci stai raccontando un sacco di fandonie. Quindi, dicci da quanto tempo sei all'Accademia di Petra e cosa ti hanno mandato a fare da queste parti, ma soprattutto, deciditi a collaborare, se non vuoi che ti strangoli a mani nude!»

      «Lascialo stare! Non vedi che è alquanto disorientato? Scorgere lo stato psicologico di chi ci circonda fa parte della grande arte dello scippo: noi sfiliamo il borsello solo a chi sappiamo essere non del tutto presente alla realtà in quel momento, e ti assicuro che Djeek è in uno stato tale che potrei sfilargli le brache senza che abbia ad accorgersene» arringò il cavian.

      Il goblin sbatté i piedi a terrà e protestò: «Ma io voglio collaborare, solo che non so come fare!»

      «Aspetta un momento e chiudi gli occhi!» Giro si allontanò un attimo, tornò con un manico di scopa e glielo mise in mano. «Ora, fa finta che sia il tuo bastone.»

      «Ma…»

      «Provaci almeno!»

      Djeek si concentrò senza troppa convinzione e, frettolosamente, stava per demordere, quando avvertì qualcosa di distante: come se una goccia gli piombasse su ventre. Un istante dopo, avvertì schizzi d'acqua di rimbalzo bagnargli le caviglie: stava entrando in risonanza con il blocco di roccia del pavimento sotto di lui. Avvertì una nuova goccia, questa volta con maggiore intensità. Cominciò a percepire la pressione degli altri blocchi che lo incastravano, doveva sgusciare fuori dal pavimento, ma lentamente СКАЧАТЬ