Название: I divoratori
Автор: Annie Vivanti
Издательство: Public Domain
Жанр: Любовно-фантастические романы
isbn:
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– Suvvia, caro, suvvia! – disse la signora Avory. – Puoi ben ricordarti « Anna », non ti pare? o « Maria ».
– No. Non posso, – disse il nonno.
Allora Edith suggerì il nome « Giulia ». E Valeria propose « Camilla ». E Florence, che stava mettendo la tavola, disse:
– Provino a fargli dire « Nellie » o « Katy »?
Ma il vecchio signore si rifiutò ostinatamente a ricordare qualsiasi di questi nomi; e continuò per molto tempo a chiamare la bambina « Tom ».
Una sera, a tavola, disse improvvisamente:
– Dov'è Nancy?
La signora Avory ed Edith si guardarono trasalendo, e Valeria alzò gli occhi meravigliati.
– Dov'è Nancy? – ripetè il nonno, con impazienza.
La signora Avory gli pose teneramente una mano sul braccio.
– La povera Nancy è in Paradiso, – disse dolcemente.
– Come? – gridò il vecchio, gettando in terra il tovagliolo, e girando gli occhi spiritati intorno alla tavola.
– Pur troppo, la tua cara figlioletta Nancy è morta molti, molti anni fa, – ripetè la signora Avory.
Il vecchio si rizzò alto e fremente.
– Non è vero! – gridò con voce terribile. – Nancy era qui questa mattina. L'ho vista io. Mangiava la tapioca.
Le sue labbra tremarono e si mise a piangere.
Valeria scattò in piedi e uscì dalla stanza. Un istante dopo rientrò, portando tra le braccia la sua bambina che sgambettava nella lunga camicia da notte, e garriva come una rondinetta.
– Ecco Nancy! – disse Valeria con voce un po' tremante.
– Ma sì! guarda, nonno, – gridò Edith, battendo le mani, – non piangere, nonno! Ecco Nancy!
E la signora Avory tutta pallida:
– Ma guarda, caro padre, ecco Nancy!
Il vecchio alzò i ceruli occhi e il suo sguardo lievemente appannato, come un vetro celeste su cui il tempo avesse alitato, incontrò e trattenne lo sguardo luminoso della creaturina novella.
A lungo, a lungo il vecchio interrogò con lo sguardo vacillante quelle limpide profondità. Poi disse lentamente:
– Ecco Nancy.
E béby fu Nancy da quel giorno in poi.
IV
Il giorno in cui Nancy compì i tre anni, e che intorno al suo « birthday-cake » – la focaccia del giorno natalizio – furono accese solennemente le tre candele d'uso, Edith mise i gomiti sulla tavola e disse:
– E dunque, che cosa sarà Nancy?
– Buona, – saltò su a dire la piccina, – molto, molto buona. Dammi un altro di quei dolci che fanno pum! Nonna, tienimi le orecchie.
Edith le tese un salterello avvolto di carta d'oro e adorno di figurette; e Nancy, con le mani della nonna sulle orecchie e con gli occhi chiusi, lo tirò con molti strilli di gioia e di spavento.
Edith, ora alta e sottile, e di cui le due treccie si erano fuse in una sola, appuntata sulla nuca da un gran nodo di nastro, ripetè la sua domanda.
– Che cosa vuoi dire? – le chiese la signora Avory.
– Spero bene, – disse Edith con gravità, – che non vorrete farne semplicemente una ragazza come tutte le altre!
Allora Valeria parlò timidamente:
– Veramente, ho pensato qualche volta che desidererei… che fosse… un genio!
Ed esprimendo questo audace pensiero, Valeria arrossì.
Edith approvò col capo, serenamente. La signora Avory guardò dubbiosa la figuretta della sua nipotina, intenta ora a tirar giù la tovaglia per arrivare ai salterelli. La piccola Nancy s'accorse subito di quello sguardo indulgente e si avvicinò alla nonna.
– Turami le orecchie, – disse, – e dammi un altro di quei dolci che fanno pum.
La signora Avory con mano carezzevole aggiustò il nastrino celeste che fermava in cima alla piccola testa il ciuffo di ricci neri.
– Perchè vuoi che ti turi le orecchie? – chiese sorridendo.
– Perchè i dolci col pum mi fanno paura.
– E allora perchè li vuoi?
– Perchè mi piacciono.
– E perchè ti piacciono?
– Perchè mi fanno paura, – disse Nancy, con un adorabile sorriso. Tutti trovarono questa risposta straordinariamente profonda, e la conversazione ritornò sull'argomento del genio di Nancy.
– Certo, – osservò Edith, – avrà talento per la pittura. Suo padre, povero caro Tom! era un paesista meraviglioso. E credo che anche nella figura abbia fatto delle bellissime cose. Vero, Valeria?
Ma Valeria aveva nascosta la faccia nelle mani e scoteva la testa:
– Oh Dio! spero di no; spero di no! – singhiozzò, e subilo le lacrime le piovvero dagli occhi.
La mite signora Avory parve ferita e addolorata.
– Ma perchè no, Valeria? – domandò. – Non negherai che il mio povero figlio avesse un ingegno non comune…
– Non è questo, non è questo! – singhiozzò Valeria. – Ma… non so io… l'odore dei colori… e… le… le modelle! Oh Dio! non potrei, non potrei sopportarlo!… Oh mio Tom! mio caro Tom! – e mentre sua suocera e Edith tentavano di calmarla, Valeria continuava a singhiozzare convulsamente. Allora Nancy ruppe in alte grida, e siccome non cessava di strillare dovettero rimandarla nella nursery; dove Fräulein Müller, la governante tedesca da poco succeduta a Wilson, le diede, non impunemente, qualche schiaffetto.
In salotto la conversazione s'aggirava ancora intorno al genio di Nancy.
– Non potrebbe essere un genio musicale? – domandò Valeria, asciugandosi tristemente gli occhi. – Mia madre era una grande musicista; suonava l'arpa, ed ha anche composto delle belle romanze. E quando l'ho perduta e sono andata a vivere collo zio Giacomo a Milano, ho studiato molto la musica anch'io. Suonavo sempre del Chopin per lo zio Giacomo, che del resto detestava la musica… E poi… quando mi sono sposata… Tom… – qui Valeria ruppe in nuovi singhiozzi – mi diceva sempre… che preferiva me… a… a… Pachman… e a tanti altri…
Edith, commossa, l'abbracciò.
– Hai ragione. Scegliamo la musica. E' anche più bello. – E baciò con entusiasmo la faccia accesa di Valeria. СКАЧАТЬ