Novelle umoristiche. Albertazzi Adolfo
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Название: Novelle umoristiche

Автор: Albertazzi Adolfo

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ sofà; un portafogli ricamato all'antica…

      Quand'ecco, alla vigilia del gran giorno, la mamma su la scala venne incontro a Terpalli più che desolata, irosa e sbuffante. Una combinazione incredibile! La signora Tecla, antica loro conoscente, memore d'aver visto nascere la Gigia, aveva pensato a un regaluccio: e aveva pensato proprio a… un «servizio da caffè»! A guardare la faccia della mamma mentre diceva: – Eh! che ne dite? – , Gustavo credè leggervi come un'accusa di complicità sua col caso; e provò tal pena a veder lagrimosa la Gigia mentre essa diceva: – Si può essere più disgraziati? – che si sforzò a ridere, da uomo di spirito.

      – Faremo così: quello di mio zio – disse – l'useremo per romperlo; e quello della signora Tecla lo metteremo nel salotto per conservarlo.

      – Già: sulla tavola, con l'ombrello aperto! e, sotto, la borsa, il libro da messa, la scatola di profumi e il cuscino! Che bel salotto! – esclamò la Gigia.

      Propose Gustavo:

      – Perchè non avvertire la signora Tecla? Potrebbe ottenere qualche cosa in cambio, dal negoziante.

      – Oh io non m'attento! – borbottò la mamma.

      E la figliola:

      – Nemmeno io!

      – Dunque si tiene il secondo «servizio» e si ringrazia! – disse Terpalli, al quale rincrebbero il broncio della vecchia e l'ironia della sposa.

      – Lo butterei dalla finestra! – esclamò la Gigia, alla quale per contro rincresceva l'indifferenza ostentata dallo sposo.

      – Ma la colpa è vostra! – esclamò la mamma, che il riso del genero aveva inviperita.

      – Che colpa?

      La vecchia tacque; poi sospirò e borbottò:

      – E siete senza parenti; non avete che quell'avaro gesuita!

      – Colpa mia? – Gustavo dimandava. – Colpa mia? – ripeteva.

      Presentendo il litigio, la ragazza pregò:

      – Zitti! basta!

      – Se non ho parenti, ho degli amici – asserì lo sposo. – Ho i colleghi!

      Allora la signora Clotilde si mise a ridere lei.

      – I colleghi? Un mazzo di fiori e tanti saluti! Un bouquet, come daranno i vostri testimoni; e ciao!

      – E il conte? Perchè è in viaggio credete si dimentichi?.. Mi vuol bene, lui!

      Terpalli l'aveva ricordato per il colpo finale.

      Il signor conte non solo non si dimenticherebbe, ma spedirebbe o le posate o lo specchio.

      – Vedrete!

      Questa la sua fede.

      – Il conte? – ribattè la mamma rivelandosi del tutto suocera. – Neanche un biglietto vi manda! Ci scommetto!

      – Forse sì e forse no.

      – Oh che pretendereste da lui? Cosa può regalare a un impiegato così… modesto come voi?

      – Il lume! – rispose in modo di canzonatura Gustavo.

      Frattanto la Gigia pregava:

      – Smettetela; finitela…

      – Il lume dovevate chiederlo a quel tanghero; e adesso non avreste due servizi da caffè!

      – Ma sono un profeta, io? – urlò Terpalli.

      – Profeta, no; timido, sì.

      … – Mamma! Gustavo!

      – Timido?

      – Timidissimo! Avete avuto paura d'obbligarvi troppo con vostro zio, e gli avete domandato quel che costa meno!

      – Sissignora! E ho fatto uno sforzo a domandare anche così poco!

      – Ma Dio vi ha castigato! Chi non si aiuta… mio marito lo diceva sempre, muore senza aver goduta una zuppa calda!

      – Mio marito; – grugniva Gustavo senza attendere alla Gigia che lo tirava per la giacca. – Sempre «mio marito»! Lui, lui sapeva stare al mondo!

      – Ah, meglio di voi, signorino!

      – Infatti…

      … E la Gigia scoppiò in pianto. E lo sposo afferrò il cappello, e scappò via.

      – Gustavo! Gustavo!

      – Mio marito era un uomo! – la suocera gli gridava dietro. – Si può dir forte: era un uomo lui! Se fu disgraziato…

      Insomma, la buona donna aveva bisogno di sfogare un gran malumore; e la buona figliola ebbe ragione di gemere:

      – Il cuore me lo diceva che eravamo troppo felici!

      III

ALLA CITTÀ DI PARIGIGrande assortimento di orologi e sveglieNovità in ogni genereBijouteria – Chincaglieria – Argento christofleRevolvers e fuciliEmporium per regali – giocattoli

      Il commesso s'inchinò ai tre signori, che entrando l'uno dopo l'altro gettarono uno sguardo intorno, come per sorprendere un oggetto e riposarvi il pensiero incerto; quindi, dopo i tre inchini, chiese:

      – Desiderano?

      – Un regalo per nozze.

      – S'accomodino. Ne abbiamo di tutte le sorta.

      Infatti troppe cose attiravan l'occhio là dentro.

      Per di più, Bonariva, Sandri e Guizzi, quantunque d'accordo a spendere poco in cosa che desse apparenza di molta spesa, erano discordi nel dono da scegliere.

      – Se prendessimo… un tavolino da lavoro, per la sposa? – suggerì primo Bonariva; quantunque poco lieto lui stesso della proposta.

      – Ti pare? – esclamò Sandri. – Tocca farli ai parenti cotesti regali da buona famiglia! Tocca alle amiche della sposa.

      – Piuttosto due vasi – proponeva Guizzi.

      – Vasi di vero Giappone, o d'imitazione tedesca… Da trecento lire a quindici. Vedano… – Così dicendo il commesso accennava a quelli da trecento lire.

      – Ce ne mostri da venti – rispose Guizzi, intanto che Bonariva disapprovava col capo.

      – Belli, eh? Mi piacciono. – Piacevano anche a Sandri, e costavano poco.

      – Osservo – disse Bonariva – che i vasi sono pericolosi…

      – Già, se vanno in terra…

      – No, non per questo! Chi non sa che СКАЧАТЬ