Novelle umoristiche. Albertazzi Adolfo
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Название: Novelle umoristiche

Автор: Albertazzi Adolfo

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ quale allora il cuore di Gianni! Ella lo amava! lo amava sul serio! Così, finalmente, un purissimo bacio fu suggello alla promessa fede di quelle due anime oneste.

      Dopo il quale, Gianni corse nella scuderia a veder Luisella; e, a vederlo, Luisella, ch'egli aveva bastonata a furia, nitrì senza rancore e senza rimorso.

      Se la puledra avesse perduto il vizio, Claudia si sarebbe mai accorta di amarlo fino a sentire di morir volentieri con lui?

      No. Dunque il grave odio, l'ardente ira da cui il giorno prima egli era stato infiammato contro Luisella, non solo per la caduta di Claudia ma per la ricaduta d'essa, la puledra, nell'antico fallo (e se non fosse stata una bestia, certamente l'avrebbe uccisa), ora divenne fervida e carezzevole riconoscenza. Gianni Limosa abbracciò al collo la sua cavalla.

      V

      Appena in grado di levarsi la signora partì per la città ad affrettarvi i preparativi delle nozze e la riparazione dello scandalo: questo tanto più ingiusto in quanto che era seguito a una disgrazia grave. Ma incrudelivano nelle chiacchiere i vecchi compagni di gioco; e quindi una nuova ragione per Limosa a detestare le carte. Egli, in quel mentre, rimeditava la purissima luna di miele anticipata; le ore di felicità trascorse al letto dell'inferma quando, parlassero o stessero cheti, sì dolci cose s'erano dette.

      Era un fenomeno stranissimo: pareva a Gianni che Claudia si adattasse a lui con le parole, gli sguardi, i sorrisi, le intenzioni del pensiero e dell'animo; nè avvertiva che lui s'adattava a lei, s'ingentiliva, poetizzava sè medesimo; e parlava a voce sommessa; e camminava in punta di piedi…

      Come ebbero risoluti tutti i problemi della felicità avvenire e scelti i luoghi da stare durante le quattro stagioni, e i viaggi da fare, e i metodi da tenere nell'educazione dei figlioli maschi e femmine, e contenuti i trasporti d'amore, per divagarsi si eran dati alle Letture. Limosa leggeva I tre Moschettieri, ritrovandosi non in Porthos, a cui rassomigliava un poco, ma in D'Artagnan; ed ella trovando lui in Aramis, al quale non rassomigliava affatto. Oh la beatitudine di quelle ore!; la gioia di comprendersi a vicenda, di conoscersi ogni dì meglio!

      Inutile dire che le carte non eran state desiderate dalla signora, la quale avrebbe dovuto giocare (ohibò!) con un braccio solo e sul letto; e che il buon Limosa alle carte quasi non ci pensava più. Pensandoci diceva tra sè: «Se mi sbagliai nel metodo di correggere Luisella, che è una bestia, non sbagliavo certo per Claudia, che è un angelo. Nessun dubbio che dalla mia abnegazione era già nata la pietà, e che dalla pietà sarebbe venuto l'amore. Luisella però – che sia benedetta in eterno! – l'ha fatta innamorare e guarire del vizio in un colpo solo. Adesso posso star sicuro che di gioco non se ne parlerà mai più.» Infatti chiodo scaccia chiodo, o un diavolo scaccia l'altro.

      Compiuti dunque i preparativi, subito Claudia telegrafò: Sono pronta; e Gianni, che era pronto da un pezzo, accorse…

*

      … I testimoni e i congiunti più stretti hanno accompagnati gli sposi alla ferrovia, ammirando la disinvolta esperienza nella sposa, la semplicità d'uomo un po' inesperto in certe cose di circostanza, ma sicuro di sè, nello sposo. E senza lagrime si affrettan gli addii; sono giocondi gli auguri di buon viaggio.

      Tatà… Un fischio… Partenza!

      Nè il treno è ancor fuori della tettoia che già lo sposo tira le tende della carrozza, forse perchè il sole a loro festa dardeggia i cristalli, o perchè non gl'importa, a Gianni, della veduta esterna. Or come la sposa lascia cadere il mazzo di fiori, che effondono una fragranza soverchia, lo sposo mormora:

      – Finalmente soli! liberi! Sei mia, Claudia! Legàti per sempre! Oh Claudia!

      Ella sorride in un modo, in un modo…

      Ma ecco: si alza, si svincola; e mentre col braccio risanato trattiene lui e l'impedisce, dalla tasca del mantello trae fuori un pacchetto, e mostrandolo vittoriosa, gloriosa, irresistibile:

      – Facciamo una partita?

      Doni nuziali

      I

      … – Gioielli, no; che a te come a me non piace il lusso; e neanche alla sposa, speriamo. Dunque?

      – Ma niente, zio… Non si disturbi!

      – E tu dàlli! Torno a dirti che non voglio sfigurare in faccia a nessuno. Cosa daranno i parenti della sposa, quelli così signori? E i testimoni?

      – Ma…

      – Eh eh! Me l'imagino: chi la spilla, chi le boccole, chi il monile… Vedrai…: sciocchezze, grandezze! moda! fumo, insomma! Ma se io avessi preso moglie (non l'ho presa perchè le donne costano), primo patto: fuori di casa i parenti della sposa, i parenti alla moda!

      – Già!, chi potesse…

      – Niente regali! nessun obbligo, con nessuno! Perchè, si sa, i parenti che non hanno più cuore che quattrini, presto o tardi ti fan scontare le carezze e i regali. Ma io…

      – Oh sì! lei è buono; mi ha sempre voluto bene… – interruppe Terpalli.

      – Mio dovere. Dunque?

      – Non so…

      – Al corredo ci avrà pensato la mamma della sposa; alla mobilia ci hai pensato tu. Scommetto anzi che hai provveduto a tutto, da bravo omino; che non vi manca proprio nulla!

      – Ho fatto il possibile…; ma provvedere a tutto… capirà…

      – Ti bisognano tovaglie e salviette? Hanno aperto un bel negozio in via Garibaldi…

      – No: grazie; ne abbiamo.

      – Seggiole?.. Tende?..

      – Grazie…

      – Che imbroglio, Signore Iddio! Parla! Di' su! spiegati!

      – Faccia lei!.. Quel che vuole…

      – Quel che voglio? Io non voglio niente, io! L'orologio? l'hai. Vestito, sei vestito… A meno che non ti bisognasse… Oh! Vuoi un bel lume?

      – Piuttosto…; giacchè lei è così buono, se crede…; se non le par troppo…; anche la Gigia gradirebbe «un servizio da caffè».

      Pareva avesse invocata una cosa dell'altro mondo!

      – Un servizio da caffè? – esclamò lo zio.

      – Prendete il caffè voi altri?.. Non vi dà ai nervi?

      – Ma… per gl'invitati; per qualche amico che capiti, alle volte…

      – Bene bene! Vada per il «servizio »; conforme, però, alle mie povere forze; se vi contenterete…

      Contentissimo, Gustavo Terpalli invitò lo zio alla colazione nuziale; lo scongiurò che non mancasse.

      Poi quando egli fu giunto di corsa dalla fidanzata, ed ebbe detto a lei e alla madre del casuale incontro con lo zio Tarabusi, tutti e tre scoppiarono in una risata gioconda. Infatti, da che aveva avuta notizia del prossimo matrimonio, lo zio sfuggiva il nipote – al quale, scontroso e timido, rincresceva andare a cercarlo – e per risparmiarsi il dono di nozze si sarebbe nascosto sotterra; quantunque fosse pieghevole ai rispetti umani e sempre dubitasse di apparire avaro come СКАЧАТЬ