La regina dei Caraibi. Emilio Salgari
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Название: La regina dei Caraibi

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ fuoco!» tuona sempre il Corsaro Nero. «Spezzate le loro alberature, rasate i ponti, demolite, distruggete!»

      Con un’ultima bordata, la Folgore giunse alla bocca del porto. Passando quasi accanto alle due fregate, scarica, d’un solo colpo, tutte le sue artiglierie, poi fila dinanzi alla diga ed esce trionfante in mare. Un’ultima bordata della fregata rimasta incolume, la raggiunge ancora spezzandole l’antenna di gabbia, forandole parecchie vele e uccidendole quattro uomini, ma ormai la Folgore poteva considerarsi salva.

      Il Corsaro Nero, aiutato da Yara e da Morgan, s’era alzato.

      Laggiù, in direzione della baia, la fregata, quasi sommersa, bruciava ancora. Immense lingue di fuoco s’alzavano verso il cielo, mentre dei nembi di scintille, trasportate dal vento, correvano fra le tenebre come miriadi di stelle.

      Qualche colpo di cannone rombava ancora, confondendo la detonazione al fragore dei flutti.

      «Ebbene, cosa ne dite di tutto ciò?» chiese egli, con voce tranquilla, a Morgan.

      «Io dico, cavaliere, che mai fortuna maggiore ha sorriso ai filibustieri della Tortue,» rispose il luogotenente.

      «Infatti, amico Morgan, non avrei mai sperato tanto.»

      «Un giorno avrò anch’io una nave, signor cavaliere, e allora mi ricorderò delle audacie incredibili del mio capitano, dei suoi valorosi e pur disgraziati fratelli e dell’Olonese.»

      «Voi avete la stoffa d’un grande condottiero, signor Morgan, e ve lo dice il Corsaro Nero. Voi farete grandi cose, lo vedrete.»

      «E perchè no insieme?» chiese il luogotenente.

      «Chissà se allora il Corsaro Nero sarà vivo,» disse il signor di Ventimiglia, mentre un pallido sorriso gli sfiorava le labbra.»

      «Voi siete giovane, signore, ed invincibile.»

      «Anche i miei fratelli, il Corsaro Rosso ed il Verde, erano giovani e arditi, eppure, voi lo sapete, dormono il sonno eterno nei baratri umidi del mare dei Caraibi.»

      Stette un momento silenzioso, guardando il mare che scintillava dietro la poppa della nave come se vi fosse un principio di fosforescenza, poi riprese con voce malinconica:

      «Chissà quale destino mi serberà l’avvenire. Potessi almeno, prima di morire, vendicarmi del mio mortale nemico e sapere ove è andata a finire la fanciulla che ho tanto amato!…»

      «Honorata?» chiese Morgan.

      «Sono passati quattro anni,» continuò il Corsaro, senza far attenzione alla domanda del luogotenente, «eppure la vedo sempre vagare sul mar tempestoso dei Caraibi, alla luce dei lampi, fra i muggiti delle onde incalzanti. Notte fatale!… Non la dimenticherò mai, mai!… Il giuramento che ho pronunziato la sera in cui il cadavere del Corsaro Rosso scendeva in fondo alle acque, mi ha spezzata l’esistenza. Orsù, dimentichiamo!»

      Si era alzato a sedere e i suoi sguardi tetri scrutavano attentamente il mare, il quale, a poco a poco, cominciava a diventare luminoso.

      Delle pagliuzze d’oro scorrevano a miriadi sotto le onde, salendo dagli abissi immensi del grande golfo. Si diffondevano lentamente, tutto invadendo, poi si disperdevano per tornare a radunarsi.

      Talvolta pareva che delle vere fiammate o dei getti di zolfo liquefatto o di bronzo fuso si amalgamassero alle onde, facendo scintillare la spuma. Delle meduse rotolavano fra i cavalloni, splendide come globi di luce elettrica.

      Il Corsaro Nero guardava sempre. Il suo viso, diventato pallidissimo, esprimeva in quel momento un’angoscia profonda e ne’ suoi sguardi si leggeva un terrore ignoto.

      Morgan e Yara, ritti dietro a lui, non parlavano. I marinai, dispersi per la tolda, parevano pure invasi da un superstizioso terrore e guardavano, anch’essi muti, le onde che diventavano sempre più luminose.

      Carmaux s’era avvicinato lentamente a Wan Stiller, urtandolo col gomito.

      «Tutte le notti che vi sono dei morti a bordo, la fosforescenza compare. Lo hai notato camerata?»

      «Sì,» rispose l’amburghese con un tremito nella voce. «Queste notti mi ricordano sempre il Corsaro Rosso ed il Verde.»

      «O quella in cui il capitano abbandonò sul mare, in pieno uragano, Honorata di Wan Guld.»

      «Sì, Carmaux.»

      «Guarda il Corsaro!… Lo vedi come osserva il mare?»

      «Lo vedo.»

      «Si direbbe che aspetta la comparsa dei suoi fratelli. Tu sai che quando il mare scintilla così, lasciano le profondità del golfo per risalire a galla.»

      «Taci, Carmaux!… Tu mi fai paura!…»

      «Hai udito?…»

      «Che cosa, Carmaux?»

      «Si direbbe che fra l’alberatura della Folgore folleggiano le anime dei due corsari. Odi?… Pare che lassù qualcuno si lamenti.»

      «È il vento che scherza fra i cordami della Folgore.»

      «E questi sospiri?…»

      «È l’onda che si rompe sui fianchi della nave.»

      «Tu lo credi, amburghese?»

      «Sì.»

      «Ed io niente affatto. Vedrai, presto noi vedremo emergere dai flutti i due cadaveri del Corsaro Rosso e del Verde.»

      Il signor di Ventimiglia intanto continuava a scrutare il mare con ansietà crescente. Di tratto in tratto un profondo sospiro si sprigionava dal suo petto. Pareva che i suoi occhi cercassero discernere qualche cosa che si celava dietro la fosca linea dell’orizzonte.

      «Cavaliere,» disse Morgan. «Cosa cercate?»

      «Io non lo so,» rispose il Corsaro con voce cupa. «Qualche cosa però sta per apparire.»

      «I vostri fratelli?»

      Invece di rispondere il Corsaro chiese:

      «Sono rinchiusi nelle loro amache gli uomini uccisi dalla bordata della fregata?»

      «Sì, cavaliere. I nostri marinai non attendono che il vostro comando per gettarli in mare.»

      «Aspettate ancora.»

      Si spinse innanzi aggrappandosi alla balaustrata del ponte di comando e parve che ascoltasse con profondo raccoglimento.

      Sulla nave regnava allora un silenzio assoluto, rotto solamente dai gorgoglii dell’acqua e dai gemiti del vento soffiante fra i mille cordami dell’attrezzatura.

      I marinai, vinti da un superstizioso terrore, parevano pietrificati. Più nessuno aveva osato parlare dopo Carmaux e Wan Stiller.

      D’improvviso un grido attraversò lo spazio. Pareva che venisse dalle profondità del mare.

      Era stato mandato da qualche cetaceo nuotante a fior d’acqua o da qualche essere misterioso? Nessuno avrebbe saputo dirlo.

      «Avete udito?…» chiese il Corsaro, volgendosi verso СКАЧАТЬ