La regina dei Caraibi. Emilio Salgari
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Название: La regina dei Caraibi

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ avvamparono simultaneamente, con un rimbombo spaventevole. Dalle batterie sfuggivano lingue di fuoco e sopra i ponti turbinavano nubi di fumo densissimo, attraversate da lampi.

      Artiglieri e fucilieri avevano aperto un fuoco infernale contro la povera caravella, colla speranza di mandarla sott’acqua rotta e fracassata prima che potesse giungere all’abbordaggio. L’effetto di quella scarica fu tremendo. Le murate ed il castello di prora del brulotto volarono in frantumi e l’albero proviero, spaccato alla base, rovinò in coperta con uno scroscio orrendo sfondando, col proprio peso, parte della tolda.

      «Mille pesci cani! – urlò Carmaux, che si era prontamente abbassato dietro la barricata. – Un’altra scarica come questa e noi andremo a picco!

      S’alzò e guardò al disopra della barricata, malgrado i nembi di mitraglia che spazzavano la coperta con mille sibili.

      La prima fregata non era che a quindici metri ed il brulotto, che aveva ancora il suo albero maestro in piedi ed i fiocchi del bompresso ancora spiegati, le correva addosso spinto dal vento che soffiava da terra.

      Carmaux strappò a Wan Stiller la miccia che teneva in mano ancora accesa e curvandosi verso il cannone che stava puntato sul cassero, vi diede fuoco, poi gridò con voce tuonante:

      «Un uomo sul ponte!… Accendete!

      Un filibustiero balzò sopra la barricata, tenendo in mano una torcia accesa, e non ostante le incessanti scariche delle due fregate si slanciò verso l’ammasso di pece e di zolfo che si trovava alla base dell’albero maestro.

      Una palla di cannone lo prende in mezzo al petto e lo spezza in due come se fosse stato troncato da una immane scimitarra.

      «Fulmini!» tuonò il filibustiere. «Un altro uomo sul ponte!»

      Un secondo marinaio, per nulla atterrito dalla orrenda fine del suo camerata, salta via la barricata e si scaglia innanzi urlando: «Viva la filibust…»

      Non potè terminare la frase. Una seconda palla di cannone lo uccide. In quel momento un urto tremendo avviene a prora. La caravella aveva investito la fregata cacciando il suo bompresso fra le sartie ed i paterazzi dell’albero maestro.

      Carmaux e Wan Stiller afferrano i ganci d’abbordaggio e li scagliano fino ai pennoni ed ai bracci di manovra della nave, poi staccano le torce ed i fanali del quadro e li gettano in mezzo alla tolda.

      La resina che scorre ancora pel tavolato prende fuoco in un istante e si comunica allo zolfo ed alla pece radunata sul ponte.

      Dieci, quindici lingue di fuoco serpeggiano per la tolda, investono le murate, bruciano le tavole e s’alzano verso le vele. Un chiarore improvviso si diffonde fra le tenebre.

      I marinai della fregata, credendo che la caravella l’avesse abbordata sul serio, si precipitano verso le murate scaricando i loro archibugi, mentre i cannoni da caccia lanciano una bordata di mitraglia sul castello di prora ed in mezzo ai rottami dell’albero di trinchetto già caduto.

      Un grido rimbomba a poppa della caravella:

      «Camerati! In ritirata!»

      Carmaux abbandona il timone, sorpassa con un solo slancio il coronamento e si lascia scivolare lungo la gomena. Sotto sta la scialuppa.

      «Moko! Wan Stiller! Presto!» gridò. «La Folgore sta per passare.»

      L’amburghese, il negro e gli altri due filibustieri lo seguono, mentre la caravella avvampa come un vulcano. Lo zolfo ed il bitume ardono con rapidità incredibile, lanciando sulla fregata nembi di scintille e nubi di fumo puzzolente. I barili di polvere stanno forse per iscoppiare e mandare all’aria il brulotto.

      «Ci siete tutti?» gridò Carmaux.

      «Tutti,» risponde l’amburghese, dopo d’aver lanciato all’ingiro un rapido sguardo.

      «Al largo!»

      Tenendosi riparati dietro la caravella, filano al largo, manovrando i remi con sovrumana energia.

      Intanto il fuoco si dilata con rapidità fulminea. Le murate, i cordami, le vele, l’albero maestro stesso della caravella bruciano spandendo all’intorno una luce sinistra.

      Gli spagnuoli, atterriti, cercano di tagliare i grappini d’abbordaggio per allontanare il brulotto, ma oramai è troppo tardi.

      L’incendio si propaga a bordo della fregata con rapidità incredibile. Le pompe nulla possono contro le fiamme, che guadagnano le vele e l’alberatura.

      Carmaux ed i suoi compagni, con pochi colpi di remo attraversano la baia e giungono sotto il bordo della Folgore, la quale si era già messa in panna, per aspettarli.

      «Presto!» tuona Morgan.

      I cinque marinai s’aggrappano alle bancazze, si slanciano sui paterazzi e le sartie e saltano a bordo della loro nave.

      «Eccoci, signore!» dice Carmaux, correndo sotto il ponte di comando dove si trovano il Corsaro Nero e Morgan.

      «Manca nessuno?» grida il luogotenente.

      «Ci siamo tutti, meno due che sono morti a bordo della caravella,» risponde Carmaux.

      «Ognuno a posto di combattimento!» comanda il Corsaro. «Pronti pel fuoco di bordata!»

      La Folgore si slancia innanzi, filando a duecento passi dalla fregata incendiata.

      S’avanza rapidamente, in silenzio, tutta nera, senza alcun lume a bordo. I suoi uomini però sono tutti ai loro posti.

      La seconda fregata, accortasi finalmente dell’ardita manovra del filibustiere, scarica con orrendo rimbombo le sue artiglierie, sperando di arrestare al volo la Folgore, ma tale scarica va a colpire le rocce che formano il prolungamento della penisola.

      La seconda fregata non può rispondere in modo alcuno. Ormai le fiamme la investono e avvampa come un vulcano.

      Una luce intensa si spande per la baia, tingendo le acque di color rosso e riflettendosi perfino sulle vele della nave filibustiera. I suoi tre alberi fiammeggiano, mentre il brulotto, ancora appiccicato ai suoi fianchi, crepita e sibila lanciando in aria continui nembi di scintille.

      D’improvviso una fiamma immensa squarcia la caravella. Il ponte, il quadro, il castello di prora, l’albero maestro saltano sotto lo scoppio dei barili di polvere, lanciando a destra ed a manca un nuvolo di rottami ardenti. La fregata, che è sempre legata al brulotto, si piega su di un fianco. L’esplosione l’ha squarciata sul tribordo e l’acqua si precipita, con sordi muggiti, attraverso l’immane apertura.

      Fra le urla del suo equipaggio ed i gemiti dei feriti e dei moribondi, si alza una voce tuonante.

      «Fuoco di bordata!» grida il Corsaro Nero.

      I sei cannoni di tribordo ed i due pezzi da caccia del cassero tuonano con un accordo ammirabile, formando una detonazione sola. Le palle e la mitraglia spazzano i ponti delle due fregate accrescendo l’orrore e la confusione. Un albero tentenna e poi cade in coperta assieme con le vele e con le manovre fisse e correnti.

      La Folgore si avanza sempre, mentre le scialuppe della seconda fregata accorrono in aiuto di quella che arde e che sta per affondare.

      Il fuoco degli spagnuoli è sospeso, ma non quello della nave filibustiera. Le artiglierie tuonano senza posa, СКАЧАТЬ