La regina dei Caraibi. Emilio Salgari
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Название: La regina dei Caraibi

Автор: Emilio Salgari

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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СКАЧАТЬ disse Carmaux.

      «E spiegheremo a poppa il grande stendardo dei signori di Ventimiglia e di Valpenta.

      «Quello è necessario, amico Stiller.»

      «Credi tu che le fregate cadranno nel laccio?»

      «Ne sono certissimo,» rispose Carmaux. «Vedrai che cercheranno di abbordarci.»

      «Chi guiderà il brulotto?»

      «Noi con tre o quattro camerati.»

      «Avete finito?» chiese in quel momento Morgan, curvandosi sopra il bordo della Folgore.

      «Tutto è pronto, signore,» rispose Carmaux.

      «Sono già le tre.»

      «Fate imbarcare i nostri uomini, luogotenente.»

      «E tu?»

      «Reclamo l’onore di guidare il brulotto. Lasciatemi Wan Stiller, Moko e altri quattro uomini.»

      «Tenetevi pronti a bracciare le vele. Il vento soffia da terra e vi spingerà subito addosso alle fregate.»

      «Non attendo che i vostri ordini per tagliare gli ormeggi.»

      Quando Morgan salì sul ponte di comando della Folgore, il Corsaro Nero si era di nuovo coricato su due grandi cuscini di seta che erano stati stesi sopra un tappeto persiano. Yara, la giovane indiana, non ostante il divieto del Corsaro, aveva pure lasciata la cabina, decisa a sfidare la morte a fianco del suo signore.

      «Tutto è pronto, capitano» disse Morgan.

      Il Corsaro Nero si alzò a sedere e guardò verso l’uscita della baia.

      La notte non era tanto oscura, quantunque la luna fosse tramontata da qualche ora, perchè si potevano discernere distintamente le due fregate. Sotto i tropici e sotto l’equatore, le notti hanno una trasparenza straordinaria. La luce proiettata dagli astri basta per scorgere un oggetto qualsiasi, anche minuto, ad una distanza notevole, quasi incredibile.

      Le due grosse navi non avevano lasciati i loro ancoraggi e le loro masse spiccavano distintamente sulla linea dell’orizzonte. Il flusso però le aveva un po’ ravvicinate, lasciando a babordo ed a tribordo uno spazio sufficiente perchè una nave potesse manovrare liberamente.

      «Passeremo senza troppo soffrire il fuoco di quei trentadue cannoni,» disse il Corsaro. «Tutti gli uomini a posto di combattimento.»

      «Ci sono di già, signore.»

      «Un uomo di fiducia al comando del brulotto.»

      «Vi è Carmaux.»

      «Un valoroso: sta bene,» rispose il Corsaro. «Direte a lui che appena dato fuoco alla caravella imbarchi i suoi uomini sulla scialuppa e che venga subito a bordo colla maggior celerità possibile.

      Un ritardo di pochi minuti può essere fatale. Ah!…»

      «Cosa avete, signore?»

      «Vedo dei lumi presso la spiaggia.»

      Morgan si volse, aggrottando la fronte.

      «Che gli uomini del presidio cerchino di sorprenderci?» si chiese.

      «Giungeranno troppo tardi,» disse il Corsaro. «Fate salpare le àncore e orientate le vele.»

      E volgendosi verso la giovane indiana, le disse:

      «Ritirati nel quadro, Yara.»

      «No, mio signore.»

      «Qui fra poco grandineranno palle e granate.»

      «Non le temo.»

      «La morte può sorprenderti.»

      «Morrò al tuo fianco, mio signore. La figlia del cacico del Darien non ha mai temuto il fuoco degli spagnuoli.»

      «Tu allora hai anche combattuto?»

      «Sì, a fianco di mio padre e dei miei fratelli.»

      «Giacchè sei una valorosa, rimani presso di me. Forse tu mi porterai fortuna.»

      Con uno sforzo s’alzò sulle ginocchia e impugnando la spada che teneva sguainata presso di sè, gridò con voce tuonante:

      «Uomini del mare! A posto di combattimento! Rammentatevi del Corsaro Verde e del Corsaro Rosso!»

      «Al largo il brulotto, Carmaux!» gridò Morgan.

      La caravella era già stata liberata dagli ormeggi.

      Carmaux si era posto al timone e la guidava verso le due fregate, mentre i suoi compagni accendevano le due grandi lanterne del cassero e le torce che erano state legate lungo i bastingaggi onde gli spagnuoli potessero vedere il grande stendardo dei signori di Ventimiglia che ondeggiava sul coronamento di poppa.

      Un urlo terribile s’alzò a bordo del brulotto e della Folgore, perdendosi lontano lontano sul mare:

      «Viva la filibusteria!… Hurrà pel Corsaro Nero!…»

      I tamburi rullavano fragorosamente e le trombe che davano il segnale dell’abbordaggio echeggiavano acutissime. Il brulotto con una bordata aveva superato la punta estrema dell’isolotto e muoveva intrepidamente verso le due fregate, come se volesse investirle ed abbordarle.

      La Folgore lo seguiva a trecento passi di distanza. Tutti i suoi uomini erano a posto di combattimento: gli artiglieri dietro ai loro pezzi colle micce accese, i fucilieri dietro alle murate e sulle coffe, i gabbieri sui pennoni e sulle crocette.

      D’un tratto un lampo, poi due, poi quattro illuminano la notte e la possente voce delle artiglierie si mescola agli hurrà degli equipaggi e alle grida di guerra della guarnigione della cittadella accorsa in massa sulla spiaggia.

      «Ecco la musica!» tuona Carmaux.

      CAPITOLO VIII. UN TERRIBILE COMBATTIMENTO

      Le due fregate, vedendo avanzarsi quella nave a vele spiegate e tutta illuminata, avevano creduto che corresse addosso a loro per dare l’abbordaggio all’una o all’altra, e perciò si erano prontamente accostate finchè lo permettevano le catene delle àncore, per soccorrersi a vicenda.

      Ad un comando dei capitani, i cannoni da caccia della coperta erano stati puntati sul brulotto ed una prima scarica aveva destato gli abitanti di Puerto Limon e fatta accorrere sulla spiaggia l’intera guarnigione del fortino.

      Quelle palle non erano andate perdute, avendo colpito in pieno il brulotto. Una parte dell’alto castello di prora era subito diroccato sotto lo scoppio d’una granata, e due pennoni, spaccati da un proiettile, erano precipitati in coperta a soli pochi passi dalla barricata di poppa.

      «Lasciamoli sfogarsi a loro capriccio,» aveva detto Carmaux. «Già questa povera caravella è destinata a saltare in aria.»

      Si volse verso l’isolotto e vide la Folgore avanzarsi a meno di duecento metri, cercando di girare l’estrema punta del promontorio.

      «Ohe!… Badate!… Si farà fuoco di bordata!» aggiunse СКАЧАТЬ