Gli Uomini Rossi. Beltramelli Antonio
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Читать онлайн книгу Gli Uomini Rossi - Beltramelli Antonio страница 6

Название: Gli Uomini Rossi

Автор: Beltramelli Antonio

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066068462

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      — Hai paura?

      — Sì.

      — E vivi delle loro elemosine?

      — Non è vero! — gridò Schignòtt scattando. — Io vivo di ciò che trovo per le strade!

      Vi fu una sosta in cui Plè e Miarù, il vecchio gatto di Don Vitupèri, si azzuffarono, si rincorsero, riempirono la stanza di mugolii sordi e minacciosi, di cupe grida, di soffi e di guaiti. Plè, avanzando con prudenza la grossa testa spelata dalle lunghe orecchie penzolanti e piagate, girava intorno al nemico per prenderlo alla sprovvista; Miarù, inarcato come un orciòlo, col pelo arruffato, la coda diritta, la bocca aperta e minacciosa, seguiva col giro lento degli occhi verdi il cane, muovendosi a pena in agili scatti.

      Interruppe l'aspra battaglia, un gracchiare roco, e il subito apparire, dalla piccola apertura praticata ne l'uscio, di un'ombra nera.

      — Ecco Apulinêr! — disse Don Vitupèri.

      — Lèdar lo precede sempre — soggiunse Schignòtt.

      Lèdar, la cornacchia, giunse zoppicando nel bel mezzo della stanza, spiccò il volo ed andò ad appolaiarsi sopra un'asse vicina al soffitto.

      Poco dopo, Apulinèr socchiudeva la porta. Non appena vide gli amici, sussurrò:

      — Gargiuvîn è in prigione!

      — Lo sappiamo — risposero — e ti aspettavamo.

      — Arfàt e Marcôn sono già partiti — soggiunse.

      — Lasciali andare.

      — Che faremo noi?

      — Rimarremo al nostro posto! — disse Don Vitupèri. — Chi parte si condanna.

      — Sei stato mai in prigione? — chiese Apulinèr, curvandosi.

      — No.

      — Allora non puoi sapere! Vieni con noi, andremo alla montagna, non ci troveranno più.

      — Lassù mi conoscono e sarebbe peggio.

      — Vuoi rimanere coi lupi, allora?

      — No, rimango con Miarù e guarderemo alla casa. Andate andate. Al vostro ritorno mi troverete ancora qui. In quanto a vivere si vivrà. Gli spazzini sono pigri, fino alle quattro di mattina non lasciano le loro mogli e abbiam tempo di far bottino. Miarù non pretende molto, a me, lo sapete, basta un rosicchiolo secco e si trova sempre. Quando tornerete di lassù...

      Ma poi non finì la frase, riabassò il capo sul libro e s'immerse nella lettura.

      Schignòtt e Apulinèr si guardarono un istante, alzando le spalle e si dissero:

      — Andiamo.

      Schignòtt legò al collo di Plè una cordicella; Apulinèr fece un fischio e dischiuse l'uscio. Per l'aperto quadrato, s'intravidero gli ori del tramonto. Lèdar, gracchiando, scese dal suo nido vicino al soffitto e s'involò innanzi ai due che prendevano il cammino silenziosamente.

      Plè seguì con la coda bassa e si volse a tratti per tema che il selvaggio Miarù lo seguisse.

      Ne l'aria si udì lo stormire dei pioppi sotto il vento della sera.

      — Oh, uomini uomini! — esclamò Don Vitupèri che s'era fatto su la soglia e guardava il rosseggiare dei cieli. — Uomini uomini! Più vale un grillo e una formica e una monera anzichè tutta la vostra prosopopea.

      Io mi chiamo l'Ultimo fra voi, ma la vendetta mi guida!

      E tese le braccia scheletriche, alte sul capo, sogghignando.

       Indice

      Erano arrivate le prime canipaiuole, gli usignuoli e le capinere. Africa le aveva udite cantare fra le siepi del brolo, nelle notti in cui non poteva dormire perchè le lenzuola odoravano troppo acutamente di lavanda e passava la primavera la quale ha qualche perfidia per le zitelle che aspettano invano il guanciale compagno.

      Gli alberi avevan posto la loro gaia animazione floreale ne l'aria azzurrina e il vecchio melo, che sorgeva con le sue rame vicino alla finestra della stanza ove dormiva la solitaria, sorrideva già nel suo bianco diadema, per le nozze feconde rinnovantesi ad ogni nuovo ritorno della dolce-prolificante sorella.

      Era per l'aria l'invincibile languore primaverile che fa fiorire il viso degli adolescenti.

      Africa passava le sue giornate, intenta ad agucchiare, muta e astratta nel suo unico pensiero d'amore e contava le foglie e contava le rame, e aspettava il sorgere delle stelle, sempre intenta a trarre il favorevole responso alla sua speranza dolorosa e continua.

      Asia, la cupa Asia dai grand'occhi obliqui, dai miseri capelli e dalla grande magrezza stridente, poichè Europa aveva seguìto il suo ignoto destino, era divenuta più strana, più irascibile, più agitata. La sua voce suonava ora, alta e sovrana in infinite querele. Tutto le dava ragione di sospetto e di male, tutto l'accendeva di sacro zelo e paure incomposte le attraversavan la mente di continuo, nate da cause irrisorie. Ella era in moto per tutta la casa dai tetti alle cantine, e ciò dallo spuntare del giorno a l'ultima sera; giungeva trafelata, guardava la disposizione delle cose, lanciava qualche parola e ripartiva per altra mèta, per altre grida, per altre apparizioni trafelate.

      Tutto il suo cuore e tutta la sua mente, erano in tale agitarsi; ella non vedeva più in là e le pareva sorreggere il mondo. D'altra parte, le agonie del desiderio nutrivano la sentimentale anarchia.

      Asia sapeva che la sua stagione era giunta al termine estremo; sapeva che ormai dalla rossigna sera si levava l'addio che non ha ritorno, epperò gli ultimi assilli, le ultime tentazioni de l'amore le davano l'irrequietezza di chi non può tender le mani al piacere che trema nelle bianche gole delle vergini e zampilla dalla inesausta fonte della vita.

      A l'opposto, America era calma e tranquilla perchè sapeva di essere desiderata. In tale pensiero, a volte, lo spirito si acqueta.

      Ella era bionda e piacente, ne l'età dei frutti; aveva una bella persona propiziatrice e la primavera non le dava nè malinconie, nè esaltazioni.

      Oceania, trillando come gli usignuoli e le capinere, guardava gli astri fatali, in attesa de l'annunzio della sua definitiva assunzione al marital dominio.

      Le quattro figlie di Gian Battifiore, vive rappresentanti di una incorrotta ed incorruttibile fede politica, assistevano così, sole e fantasticanti, ciascuna in suo metro, alla stagione che gli uomini, ligi alle loro leggi tetragone ad ogni assalto, dovrebbero chiamare peccaminosa.

      E Divina le guardava sospirando, e diceva in cuor suo:

      — Quanta bellezza si perde! E gli uomini cantano alla luna!

      Ella ci soffriva perchè era nella sua natura l'istinto de l'accoppiamento, istinto che a volte rasentava l'ossessione.

      Così, negli occhi СКАЧАТЬ