Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni. Massimo d' Azeglio
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Читать онлайн книгу Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni - Massimo d' Azeglio страница 9

Название: Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni

Автор: Massimo d' Azeglio

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066070090

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СКАЧАТЬ burla.

      Senza dar precisa risposta prese tempo alcuni giorni, durante i quali avendo avuto campo di far esaminare la sua vocazione, alla fine credette bene non dar ascolto a qualche dubbio, che pure gli rimaneva, e si risolse riceverlo per laico.

      Fanfulla depose tutta la ferraglia che portava addosso, vestì l’abito di S. Domenico, e si pose nome Fra Giorgio da Lodi. In pochi giorni imparò tanto del suo nuovo mestiere, da poter far discreta figura in coro ed in refettorio; ed il cavallo, che incominciava ad aver i denti lunghi ed il sopracciglio infossato, imparò anch’esso presto a portar sacchi al mulino ed a girar il bindolo dell’orto. Al punto in cui abbiamo trovato il suo antico padrone servendo messa, era già circa due anni dacchè ambedue aveano mutata la vita del campo con quella del chiostro, trovandosi contenti del loro nuovo stato, colla sola differenza, che non è probabile tornassero in mente al cavallo i tempi in cui correva la lancia, mentre all’opposto si rappresentavano ancora molto vivi talvolta alla memoria del cavaliere.

       Indice

      La messa da requie era terminata senz’altro disturbo. Il celebrante spogliatasi la pianeta, prese il piviale per far l’ultime esequie al cadavere, e scese dall’altare con tre chierici innanzi: l’uno portava la croce, gli altri due i candellieri. Fra Giorgio seguiva colla secchiolina dell’acqua benedetta.

      La folla si ritrasse dal feretro attorno al quale rimasero soltanto Niccolò ed i suoi figliuoli. Si recitaron le orazioni, si compierono le cerimonie e le aspersioni prescritte, e quando i preti furon tornati in sagrestia, Niccolò fattosi accostar Bindo spiccò la rotella e la spada di Baccio e reggendole colla manca, pose la destra in capo al figliuolo, al quale disse:

      —Bindo! Questa spada e questa rotella ch’io dò a te, ell’erano di Baccio che vedi qui morto per aver fatto il dovere di buon cittadino. Ora, guardami gli occhi: ti par egli ch’io pianga?—

      Il fanciullo tutto attonito accennò col capo di no.

      —E s’io non piango sappi che non è per poco amore ch’io portassi a codesto mio carissimo figliuolo e tuo fratello, ma perchè conoscendo essere ogni uomo obbligato in primo luogo al nostro Signore Iddio, ed alla sua santa fede, in secondo luogo alla patria, e dover porre in loro servigio le forze e la vita, ed essendo certo serbarsi a coloro che così fanno, onorata memoria in questo mondo, ed eterno premio nell’altro, io stimo la morte sua essere stata bellissima ed invidiabilissima. S’io piangessi dunque perchè egli lasciando noi tra la miseria di questa vita se n’è ito a godere l’infinite dolcezze dell’altra, mi parrebbe mostrarmi ingrato alla divina bontà, ed invidioso del ricco guiderdone che s’è comprato colle virtù sue.—Ora to’ quest’armi col nome di Dio: fa di mostrarti valente qual era Baccio, e con esse in mano o tu vinci o tu mori: e per quanto temi la maledizione d’un padre, l’ira di Dio, ed il vituperio tra gli uomini, abbi sempre innanzi gli occhi con qual viso e con qual core hai veduto me stare accanto alla bara d’un figliuolo morto virtuosamente; sappi ch’io vedrei te al luogo suo coll’istesso viso... Dio me ne darebbe la forza....—Ma sappi ancora (qui levò alta in atto fiero e terribile la mano che avea tenuta sin allora in capo a Bindo) che se tu, che Dio non voglia.... ti mostrassi.... no, non mi vo’ lordar la bocca con queste parole..... nè immaginar pure tanta bruttura nel sangue mio.....—Basta, chè tu m’hai inteso!.... Allora, se pur pur stimassi ancora la vita, fa che questi miei occhi non t’abbiano a veder mai più.—

      Al fine di queste parole, che dette da un uomo di tanta autorità, in occasione, e con modo così grave produssero gran senso su Bindo e sugli astanti, volle cingerli la spada. Il fanciullo alzando le braccia lo lasciava fare. Ma la cintura che stava bene alla vita di Baccio era troppo larga per quella del fratello. Disse Niccolò:

      —Troppo sei scarzo, povero Bindo mio!—E portando la fibbia addietro tre o quattro punti soggiunse:

      —Così starà bene....—

      Ma pensò nell’istesso tempo alla dura necessità che costringeva un fanciullo così tenero ad esporsi a tanti pericoli, pensò alla rovina che stava per cadere su Firenze, ed a chi n’era cagione; si fece più scuro nel volto e non potè rattenere un sospiro, mentre gli affibbiava la cintura.

      Ciò fatto si volse a Messer Giovan Gondi, capitano del Lion d’oro, il quale si teneva presso il suo Gonfalone, coperto fino a mezze cosce d’una bellissima camicia di maglia.

      —Messer Giovanni, gli disse con voce e con volto sicuro, s’io ho perduto un figliuolo, voi non avete perduto un soldato. Eccovi questo invece di Baccio; e confido in Dio che non sarà per mostrarsi da meno di lui.—

      —E voi valorosi cittadini, non isdegnate averlo per compagno perch’egli sia così fanciullo, David era fanciullo anch’esso quando vinse Golia.

      Il bisbiglio e le parole interrotte che sorsero fra soldati mostraron ammirazione e rispetto per Niccolò, stima ed amore pel giovanetto.

      —Egli è d’una razza che non falla!—Questo vecchione egli è di ferro stietto!—Ve’ se gli esce nemmeno una lagrima! E il figliuolo! Ti so dir che non canzona.—Dagli tempo un pajo d’anni!—Un pajo d’anni? Va, va alla torre in Mercato Nuovo, dove insegna a schermire il figlio del Grechetto, vavvi la mattina, lo vedrai come gioca di spada e pugnale. E’ si provò jer l’altro col Morticino, sai pur che diavoletto egli è!.... Be’ glien’ha dato un carpiccio, de’ buoni... e per poco non facean quistione daddovero!...—

      Si fece innanzi un soldato col libro sul quale stavano scritti gli uomini del Gonfalone, l’aprì, e lo resse avanti al Gondi, il quale, scrittovi alcune linee, le presentò a Niccolò.

      Questi lesse ad alta voce le seguenti parole:

      —Addì 17. ottobre 1529. Bindo di messer Niccolò, di messer Cione de’ Lapi, del Popolo di S. Giovanni.... Sta bene.... Ascoltami, Bindo! Sappi che d’or in poi questi (additando il capitano) è tuo padre. Questa (additando la bandiera) è la casa tua. Costoro (additando i soldati) i tuoi fratelli.... Ora inginocchiati (Bindo ubbidì: il padre gl’impose le mani, e levati gli occhi al cielo disse ad alta voce) Bindo, ti dò la mia benedizione.—

      Il lettore conosce oramai abbastanza la natura ed i pensieri degli attori di questa scena, per formarsi un’idea de’ varj affetti che provarono in un tal momento. Per alcuni minuti nessuno parlò, nessuno si mosse: soltanto Bindo, alzandosi, cinse colla destra (la manca era impedita dalla rotella) il busto del padre sotto l’ascella, gli appoggiò la fronte sul petto e rimase immobile. Le mani del vecchio, che pure alfine furon viste tremanti, s’immersero nella folta capigliatura del figlio, e quando questi alzò il capo sciogliendosi da quell’abbraccio alcune stille caddero strisciando lungo la saja del lucco.

      Molti de’ soldati ch’erano stati più stretti amici di Baccio s’accostarono allora alla bara e l’uno dopo l’altro lo segnarono colle candele benedette. Il moto de’ baffi dava a vedere che recitavan sotto voce preghiere in suffragio dell’anima sua. Fra Benedetto che era venuto con alcuni de’ suoi frati per porgere a Niccolò qualche parola di conforto, e fargli onore all’uscir di chiesa prima che se n’andasse, gli facea motto sommessamente.

      —Fra Benedetto, disse il vecchio, mentre si movea per partire, vi raccomando nelle vostre orazioni vi ricordiate di Lamberto; onde Iddio ce lo renda sano e salvo. E’ m’ha scritto, che a giorni sarà in Firenze.... ma i cavalli del marchese del Vasso si son veduti sulla via di Bologna..... Dio non voglia che.... Lisa, sta di buon animo (seguitava volto alla figlia che udendo quelle parole s’era scossa) СКАЧАТЬ