Venezia. Ciminiere Ammainate. Alfredo Aiello
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Название: Venezia. Ciminiere Ammainate

Автор: Alfredo Aiello

Издательство: Tektime S.r.l.s.

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isbn: 9788873042457

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СКАЧАТЬ e cioè ad avere la capacità di «controllare in maniera privilegiata i processi della decisione politica; di prendere decisioni normative in nome della società globale; di far applicare queste decisioni, anche con strumenti coercitivi» (25. Melucci A., Sistema politico, partiti e movimenti sociali, Feltrinelli, Milano 1977, p. 73). Legittimamente in quanto un sistema politico è obbligato a selezionare tra molteplici domande che provengono dalla società, addirittura escludendo quelle che «metterebbero in questione il vantaggio strutturale (l’egemonia) degli interessi dominanti» (26. Melucci A., Sistema politico, partiti e movimenti sociali, Feltrinelli, Milano 1977, p. 73). Il modello organizzativo che Ignazi ha richiamato è indispensabile per un’organizzazione come il Pci? Si può rispondere che è stato un modello organizzativo utile ed efficace durante il periodo del fascismo per gestire la condizione di clandestinità innanzitutto del suo gruppo dirigente. Chiedersi, però, quali effetti provochi in una società che vede lo sviluppo e l’estensione della democrazia e con essa la democrazia politica, è lecito e utile. «Il compito degli attori politici, e principalmente dei partiti, è proprio quello di intervenire nel processo decisionale rendendo “trattabili” le domande che essi rappresentano, cioè proponendo soluzioni... di una domanda che si forma al di fuori del sistema, e di cui i partiti devono tener conto» (27. Melucci A., Sistema politico, partiti e movimenti sociali, Feltrinelli, Milano 1977, p. 78). Questa competizione tra domande si sviluppa tra i partiti e nei singoli partiti. Con quali “armi”? Trattare questo argomento richiede uno spazio non disponibile in questa sede. Citerò comunque, a questo riguardo e a titolo di esempio, un’esperienza diretta nel Pci.

      Anno 1982. Giuliano Ghisini era il segretario della Cgil veneziana, nei fatti il sindacalista comunista nella posizione gerarchica più elevata. Erano cambiati da qualche anno i dirigenti dei sindacati di categoria e anche il segretario della Federazione del Pci veneziano: Cesare De Piccoli aveva sostituito Enrico Marrucci. Fui convocato, come altri, dalla Commissione Federale di Controllo, una sorta di tribunale interno al partito. Non ne conoscevo i motivi. Mi fu chiesto se avessi mai sentito a proposito di Ghisini e di De Piccoli di loro presunti rapporti non leciti con qualche padrone. Mi si chiedeva, insomma, se Ghisini e De Piccoli avessero preso dei soldi e per quale motivo. (Ricordo che si parlava di dentisti dell’allora Iugoslavia che avrebbero fatto interventi odontoiatrici sui due imputati e che la parcella sarebbe stata pagata da qualcun altro). Non conoscevo molto De Piccoli, ma conoscevo Ghisini dal 1975, un compagno formatosi nel sindacato nell’immediato dopoguerra, che proveniva dalla provincia di Ferrara, autorevole e molto stimato dagli attivisti sindacali anche di Cisl e Uil. Devo dire che avevo già sentito chiacchiere di questo tipo, ma mai su Ghisini e sul segretario del partito. Soprattutto non avevo mai saputo di un intervento diretto della Commissione Federale di Controllo del Pci in una vicenda simile. Risposi che mi sembrava una grande sciocchezza e, ingenuamente, chiesi chi diceva queste cose e se era in grado di dimostrarle. Non ebbi risposta. Capivo che era in corso un’azione calunniosa ma non riuscivo a comprenderne la finalità. Mi fu tutto più chiaro qualche mese dopo, quando Ghisini mi chiamò per mostrarmi una lettera sottoscritta da un cospicuo gruppo di segretari generali dei sindacati veneziani di categoria nella quale si chiedeva, alla componente comunista e al Pci, di «aprire una fase di rinnovamento nella segreteria della Cgil veneziana». Si chiedeva un intervento diretto del Pci. Allora era normale e da tutti accettato che le nomine dei comunisti sia nel sindacato che nel partito, come nelle cariche istituzionali, fossero discusse da tutti coloro che avevano una funzione dirigente fino a quando Bruno Trentin non sciolse, negli anni Novanta, la componente comunista ( 28. Trentin B., Convegno dei dirigenti Cgil della componente “Unità sindacale, Ariccia, 18-19 ottobre 1990). Quella iniziativa della Commissione Federale di Controllo, in cui non si capiva chi aveva accusato, di cosa e con quali prove, che si era rivelata poi una bolla di sapone, aveva finito per aprire una fase di delegittimazione di una figura spesso additata come troppo favorevole a un sindacato autonomo e unitario e capace di iniziative di rilievo (vedi la costruzione della Vertenza Venezia e soprattutto la battaglia della Sava). Ghisini fu sostituito e mandato per dodici mesi in Cgil regionale e poi in pensione. De Piccoli restò al suo posto. Fu, per quello che ricordo, l’inizio della conclusione di una fase di dialettica politica molto forte tra sindacato e partito.

      

      

      

      

       Gli obiettivi della lotta tra “riformatori” e “rivoluzionari”

      

      

      Lo scontro sulla linea politica da adottare e sul l uogo del conflitto per fare avanzare una società socialista e difendere e migliorare le condizioni dei lavoratori e in generale delle masse popolari, si intensifica con chiarezza, sulla scia del ’68, sin dai primi anni Settanta e proseguirà fino alle grandi ristrutturazioni degli anni Ottanta. Uno scontro che era già stato vissuto all’interno dello stesso Pci sin dagli anni Cinquanta.(29. Pagnin F., Portomarghera. Sindacato e partito comunista negli anni ’50, Centro internazionale della grafica, Venezia 2006). Per cogliere il clima politico è utile richiamare le posizioni di Toni Negri, uno dei fondatori di Potere Operaio.

      

      

       “Riconquistare dunque la teoria di Marx per praticarla in maniera sempre più adeguata alle esigenze determinate e diverse della lotta di classe – sia come critica dell’economia politica che come teoria del partito: questo è il compito che ci è dato”. ( 30. Negri A., Crisi dello Stato-piano. Comunismo e organizzazione rivoluzionaria, Feltrinelli, Milano 1974, pp. 5-6).

      

      

      E ancora:

      

      

       “Ma il progetto capitalistico oggi non interpreta solo la forza dell’impatto operaio sulla struttura dello Stato pianificato: tenta di interpretarne anche la forma, la figura cioè in cui esso si è sviluppato, la figura dell’operaio massa. Interpretarla per assumerla e distorcerla. La fluidificazione di tutti i momenti del ciclo produttivo rappresenta la faccia positiva del progetto capitalistico, la ristrutturazione vera e propria – con contemporaneo aumento della produttività delle forze del lavoro singolo e del lavoro sociale... “. (31. Negri A., Crisi dello Stato-piano. Comunismo e organizzazione rivoluzionaria, Feltrinelli, Milano 1974, p. 34).

      

      

      E in un testo di qualche anno dopo:

      

      

       “... torniamo al significato fondamentale di questo libretto e alla proposta che in esso si contiene. Essa consiste nella convinzione che la crisi dell’operaio-massa determina un allargamento dell’esistenza cosciente e delle rivolte proletarie e che è in riferimento a questa nuova dimensione della proletarizzazione che il progetto di organizzazione deve essere messo in atto. Consiste inoltre nella convinzione che su questa nuova dimensione la richiesta proletaria di comunismo, subito, è più larga e pressante che mai”. ( 32. Negri A., Proletari e Stato. Per una discussione su autonomia operaia e compromesso storico, Feltrinelli, Milano 1976, pp. 8-9).

      

      

      Sono posizioni politiche СКАЧАТЬ