Название: Naja tripudians
Автор: Annie Vivanti
Издательство: Public Domain
Жанр: Любовно-фантастические романы
isbn:
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Allora la signora Russel, già sulla porta in procinto di partire, tentò un altro argomento.
– Pensate, dottore, di quanto vantaggio per la loro salute saranno i bagni di mare....
Il dottore ringraziò, e promise che ci avrebbe pensato.
Jessie che teneva aperta la porta, la richiuse con forza non appena Mrs Russel e sua figlia ebbero voltato le spalle; indi entrò nel salotto con ciò che le bimbe chiamavano «la sua faccia di policeman».
– I bagni di mare! – esclamò. – Già. Non mancherebbe altro.
– E perchè no? – fecero in coro Myosotis e Leslie.
– Perchè è pericoloso – dichiarò essa.
– Ma Jessie!… Tutti vanno a fare i bagni!…
– Ci vanno, ci vanno; e per lo più si annegano, – sentenziò Jessie, lugubre e caparbia. – Vostro padre deciderà come vorrà. Ma se lo domandate a me, dico che finchè voi non saprete nuotare non dovete entrare nell'acqua.
– E dove vuoi che impariamo a nuotare? Per istrada? nel prato? – esclamò Leslie, sarcastica.
Ma la vecchia domestica volse le spalle quadrate e inesorabili, e tornò in cucina.
Le due fanciulle la seguirono.
– Jessie!… Sei proprio illogica… – ragionarono.
– Sì, sì, illogica – fece quella; – quando avrete la mia età sarete illogiche anche voi.
Myosotis rise. E rise anche Leslie all'idea di avere giammai l'età di Jessie.
– Scommetto che Jessie, – osservò Myosotis – non sa neppure il significato della parola «illogica»!
– Non lo so, nè lo voglio sapere – ribaltò Jessie. – Non ho tempo, io, di riempirmi la testa di parole nuove.
E staccò dal gancio una casseruola, sbattendola sul tavolo con molto rumore.
– Lasciamola stare! – fece Leslie, traendo pel braccio la sorella. – Sai bene.... È come la storia del pianoforte.
La storia del pianoforte! Le ragazze la rammentavano a Jessie ogni volta che volevano farla stizzire.
– Rose Cottage sarebbe perfetta – aveva detto un giorno Myosotis, guardandosi intorno nella casetta, che dopo la vigorosa pulizia pasquale di Jessie era linda e lucida come un bambino a cui si sia lavato con molto sapone la faccia, – sarebbe perfetta.... se ci fosse un pianoforte.
Il papà, udendo quell'osservazione, aveva accarezzato la guancia rosea di Myosotis.
– Te lo comprerò, – disse.
Ma Jessie che stava mettendo tavola, e che, per principio, disapprovava ogni soverchia indulgenza, intervenne severa:
– E si può sapere che cosa ne farete d'un pianoforte, poichè non lo sapete suonare?
– Ma quando l'avremo, impareremo – disse Myosotis.
– Niente affatto. Quando avrete imparato a suonarlo, lo potrete avere – ribattè Jessie, con grande fermezza. – Vostro padre non farà di quelle spese inutili. – E uscì, borbottando ancora: – Già! Mancherebbe altro. Un pianoforte, quando nessuno lo sa suonare!…
– Sarà meglio non farla arrabbiare – disse il dottor Harding, a tavola, guardando i visetti compunti delle due ragazzine. – Non insistiamo per il pianoforte....
Non insistettero. Ma Myosotis si alzò ogni mattina alle sei, e prima di scuola scendeva correndo al villaggio. Alle sette e mezzo batteva già alla porta di Miss Jones, la quale, ancora in sottana con uno scialletto sulle spalle, la faceva entrare nel suo salottino, toglieva dal pianoforte un vaso di fiori di cera, le fotografie dei suoi genitori e quella della famiglia reale, e apriva con solennità l'istrumento. Myosotis sedeva risolutamente davanti alla tastiera e si poneva a studiare.
Un pomeriggio, quattro mesi dopo, tornando di corsa a Rose Cottage, ella andò difilato in cucina, e davanti a Jessie che stava impastando un Yorkshire pudding, distese ed aprì il primo quaderno del Diabelli.
– Vedi queste cose nere? – disse. – Sono note. Ed io le so suonare.
E poggiato il quaderno all'orlo dell'asse infarinato, suonò sulla tavola da cucina, alzando molto le dita e cantando la melodia:
– Ta, tatà tatà tatà, ta, ta....
Jessie colle mani infarinate sui fianchi, fu assai impressionata.
– Ma guarda un po', ma guarda un po'! – esclamava. E nei suoi occhi rossi salivano le lagrime di meraviglia e di ammirazione.
– Ta, tatà tatà tatà tatà, ta, ta – continuava Myosotis.
E a Jessie le lagrime traboccarono dagli occhi e caddero giù per le guancie; e non potè nè nasconderle nè asciugarle perchè aveva le mani infarinate.
Tre giorni dopo, arrivava da Leeds il pianoforte. E il dottore in poltrona, e Leslie in piedi, e Jessie rigida in una sedia accanto alla porta, ascoltarono rapiti la Sonatina del Diabelli per ben otto o dieci o dodici volte di seguito; mentre in cucina il pollo – immolato per la grande occasione – bruciava nella casseruola, e Whisky in piedi sulla tavola, ne divorava i fegatini e il cuore.
VII
Di ritorno da Felixstowe, Mrs Russel, a cui la timida e dolce ritrosia delle due fanciulle era assai piaciuta, le invitò a venire ogni sabato a giocare al tennis colle sue figlie e la figlia del nuovo pastore anglicano. Le due fanciulle vi andarono, ma essendo molto timide e non sapendo giocare al tennis non si divertirono troppo, e il sabato seguente non vi andarono più.
Ma da quella visita riportarono una cosa nuova nella loro vita; un libro prestato da Nelly Russel: «Jane Eyre», di Charlotte Brontë. Non avevano mai letto un romanzo e fu per loro un avvenimento. In Rose Cottage non si parlava che delle sofferenze di Jane, della dolcezza di Helen, della fierezza di Rochester; Myosotis lo leggeva ad alta voce, la sera, a Leslie che ascoltava colle guancie accese e le mani strette in grembo, e al papà che ogni tanto sonnecchiava. Ma le ragazze lo svegliavano per rileggergli i passi più emozionanti, e poi andavano in cucina a leggerli anche a Jessie.
Ma quella crollava la testa sotto la cuffia bianca inamidata: – A me non piacciono quelle storie. Meglio leggere la Bibbia: si capisce meno, ma si sa che fa bene.
La sera che il libro fu terminato, Myosotis riprese rassegnata la sciarpa che stava ricamando per Leslie; ma Leslie tenne il libro tra le mani, quasi le dolesse separarsene.
– È strano, – sospirò essa, facendo scorrere tra le dita le nitide pagine ormai lette, – è strano che nei libri accadono tante cose!… Invece nella vita non accade mai niente.
– Perchè dici questo? – chiese la sorella maggiore volgendo su lei gli occhi teneri e inquieti. – Ti annoi, forse?
– Non so se m'annoio – rispose Leslie, pensierosa. – Non so precisamente che cosa voglia dire «annoiarsi».
– Già, СКАЧАТЬ