Naja tripudians. Annie Vivanti
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Название: Naja tripudians

Автор: Annie Vivanti

Издательство: Public Domain

Жанр: Любовно-фантастические романы

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СКАЧАТЬ se ne innamorò perdutamente, pazzamente, sentendo rinascere in sè la passione scordata o frenata durante i suoi anni di tortura. L'amò con frenesia di gratitudine e di gioia, quasi rappresentasse per lui la liberazione definitiva dall'incubo mostruoso. L'adorò con tale trasporto di riconoscenza e di beatitudine che la fanciulla stessa non lo comprendeva, e ne aveva quasi paura....

      Mancava un mese alle nozze. Era il primo d'Agosto e, dopo la giornata canicolare, Vital – che dal principio dell'estate s'era sentito un po' languido e sonnolento – scese con gli amici a fare un bagno nel fiume. Si svestì sulla sponda, parlando e scherzando; gettò giacca e sottovesti sull'erba, indi alzò le braccia per trarre da sopra al capo la camiciola di maglia.... Sostò. Guardò quelle braccia ignude alzate nella gran luce del sole....

      Stette un attimo così, immobile, senza respiro. Indi abbassò le braccia e le tese davanti a sè nella luce abbagliante di quel sole estivo. Il terrore lo fulminò.

      Sull'avambraccio destro v'era una macchia rossastra, leggermente saliente. Più su, vicino alla spalla, ve n'era un'altra. Sul braccio sinistro.... Sì! sopra la piegatura del gomito, una piccola placca rossa e granulata....

      Una nausea profonda gli chiuse la gola. Indi con un ruggito di belva si abbattè, colla fronte in terra.

·······

      Il dottor Harding ne ebbe notizia per qualche anno ancora.

      Vital errava per il mondo portando con sè la sua disperazione. Harding ne riceveva delle lettere che lo facevano rabbrividire d'orrore e di pietà.

      «Se tu sapessi che cosa vuol dire assistere con mente chiara alla propria putrefazione!… Non mi lascio vedere dai dottori per paura che mi mandino alla Lebbroseria, a Hendela.

      «Tu, tu che sei medico, studia, trova, inventa!… Per Dio! ci sarà pure un rimedio! Ancora sono nei primi stadi.... Trova! Cerca! Inventa!».

      E un anno dopo:

      «Fa presto! fa presto! Aiutami! Faccio già spavento a chi mi vede. Non ho più sopracciglia; ho dei noduli sulla fronte, sulle narici, sui lobi delle orecchie. Ho le mani difformi; le dita mi si ricurvano come artigli....».

      E più tardi ancora:

      «La cancrena mi ha fatto cadere un dito. Il morbo mi s'infiltra negli occhi; non ho più palpebre. Fa presto! In nome di Dio!… Cerca! trova! inventa....».

      E il dottor Harding studiò, cercò, inventò. Fece venire le opere di Bibb, di Koch, di Hutchinson, di Schmal; andò in cerca d'indigeni lebbrosi e fece su loro degli esperimenti, pericolosi a sè stesso e a loro; tentò inoculazioni, vaccinazioni, cure di arsenico, di mercurio, di olio di chaulmoogra.... Visse tra mostri deformi e animaleschi, studiando tubercoli e ulceri, cancrene e necrosi....

      E già da anni la terra, scura e pietosa, aveva ricoperto il volto spaventoso di Vital, che ancora il suo amico, sulle lontane coste dell'India, cercava, studiava, inventava, ossessionato dall'idea di guarirlo, fisso nel pensiero di vincere il più antico, il più atroce morbo che affligga l'umanità.

·······

      Il dottor Harding aveva oltrepassato di poco la quarantina, allorquando l'unica sua parente – una sorella di suo padre, vecchia solitaria ed eccentrica ch'egli appena conosceva – si ammalò e lo chiamò in patria. Per devozione alla memoria di suo padre, egli, lasciando a malincuore i suoi studi e l'India, vi andò, e trovò la vecchia donna, colpita da paralisi, nella sua casetta rustica, «Rose Cottage».

      Al capezzale, mite, timida, pietosa, vegliava la bionda figlia del pastore anglicano di Wild-Forest.

      E quando la vecchia ebbe chiuso gli occhi – lasciando ad Harding la sua esigua sostanza, la casetta e i limitati poderi – Harding tese la mano alla mansueta e silenziosa infermiera per ringraziarla.

      Quella mano era piccola e tiepida e tremante. E Francis Harding la trattenne nella sua.

      V

      Ma traverso gli anni – troppo brevi! – di calma dolcezza con lei, e nella vedovanza che gli straziò il cuore e lo lasciò, solo in un mondo che poco conosceva, con due fanciullette sulle braccia, l'idea fissa di Harding non gli uscì mai dalla mente: trovare un rimedio alla spaventosa elefantiasi greca, distruggere il bacillo di Hansen, liberare la terra da quella mostruosa impurità. Studiò tutte le nuove pubblicazioni di Pasini e di Borthen, di Moreno e di Padilla; si mise in corrispondenza con Filippo Rho, con Castellani e Chalmers; si creò un piccolo laboratorio in fondo al giardino dove, con bacilli mandatigli da Londra, fece degli esperimenti su conigli, topi e porcellini d'India. Intraprese dei viaggi a Parigi e a Bieberich sul Reno; mantenne delle corrispondenze agro-dolci coi collaboratori di giornali scientifici e riviste mediche; e non cessava mai di rammentare le sue passate esperienze indiane, rimpiangendo amaramente di non poterne sapere i risultati.

      – Avevo trovato!… sono certo che avevo trovato.... – diceva talvolta, la sera alzando i miti occhi dai suoi fogli e fissandoli sulle teste bionde delle sue figliuole che, chine al lavoro sotto la luce diffusa della lampada famigliare, alzavano a lui i soavi occhi celesti. – Mi basterebbe avere qui otto o dieci lebbrosi....

      – E dove li terresti? – chiedeva Myosotis, non senza un poco d'inquietudine.

      – Già – rifletteva il dottore scotendo la testa bianca; – dove li terrei?

      VI

      Lieti volavano i giorni, portando anemoni d'opale e iridi azzurre e candidi narcisi al giardino di Rose Cottage; allungando i tralci di edera che stringevano in un verde abbraccio tutto il piano inferiore della casetta.

      Avrebbe dovuto esserci anche un'aiuola di giacinti; ma questi, comperati allo stato di bulbo dal dottore a Leeds, e da lui e le sue figlie piantati con più cura che esperienza, non fiorirono perchè erano stati messi in terra colla testa all'ingiù.

      Nel piccolo orto, cura speciale di Jessie, si seminarono colla consueta regolarità cavoli, spinacci, cicoria e piselli, e colla medesima regolarità gli otto polli bianchi, cari al cuore del dottore, andarono a mangiare i semi appena messi in terra, e se ne tornarono all'aia soddisfatti, facendo cenno di «sì» col capo ad ogni passo.

      I quattro grossi conigli bianchi e neri diventarono i genitori di trentadue piccoli conigli bianchi e neri.

      I due cani, Whisky e Soda, per tutto un giorno non ebbero fame, e si fu molto in pena per la loro salute, finchè non si scoprì che avevano mangiato dodici dei piccoli conigli. Allora Myosotis e Leslie piansero molto per i piccoli conigli; e piansero ancor più per Whisky e Soda durante la punizione inflitta loro dalla inesorabile Jessie col battipanni.

      Il dramma dei conigli fu l'episodio più saliente di quella primavera.

      L'evento principale dell'estate fu una visita della signora Russel, moglie dello Squire del paese; ella arrivò a Rose Cottage un mattino con sua figlia Nelly ad invitare le due fanciulle ai bagni di mare a Felixstowe.

      – Partiamo lunedì, Nelly ed io, – disse, amichevole e vivace, al dottor Harding; – le sue due figliole potranno essere pronte per quel giorno?

      Il dottor Harding parve assai incerto. Pur ringraziando dell'invito, non pareva troppo incline ad accettarlo. L'idea di affidare ad altri, anche per breve tempo, le sue dilette, lo turbava assai.

      – Ma sapete pure, – insistè Mrs Russel, un poco impaziente – che questa è un'usanza entrata ormai in tutte le nostre migliori famiglie. Anche la mia Nelly fa ogni anno il suo giro di visite in casa dei nostri amici più intimi. Solo così le nostre СКАЧАТЬ