Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9. Edward Gibbon
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 9 - Edward Gibbon страница 20

СКАЧАТЬ S. Girolamo e altri Padri attestano questa cosa. I Cattolici non osano dubitarne, e fra i Protestanti Casaubono, Grozio, ed Isacco Vossio opinano così. Ma è certo altrettanto che questo Evangelo ebraico di S. Matteo non sussiste più,[*] e si può darne colpa allo zelo e alla fedeltà delle primitive Chiese, che preferirono la versione, quantunque non autorevolmente approvata, d'un greco anonimo. Erasmo e i suoi discepoli, che s'attengono al testo greco che ne rimane, come ad Evangelo originale, si privano da se stessi della testimonianza che lo dichiara opera d'un Apostolo. Vedasi Simon (Hist. critique, t. III, c. 5-9, p. 47-101) e i Prolegomeni di Mill e di Werstein sul Nuovo Testamento.

* L'autenticità dei libri che abbiamo del Nuovo Testamento, riconosciuta dalla Chiesa, che li distinse dagli apocrifi, è sostenuta, contro le infondate, e vane critiche degli Increduli, dei Deisti e dei Scettici, dagli Apologisti della religione, e rimandiamo ad essi il lettore che volesse conoscere questa materia. I Nazareni avevano il loro Evangelo scritto in ebraico volgare, denominato ora l'Evangelo de' dodici Apostoli, ora degli Ebrei, ed ora di S. Matteo; ciò è notissimo; e S. Girolamo dice (catalogus script. eccl. c. 2) d'aver tradotto quest'Evangelo in lingua greca ed in lingua latina; non è dunque anonimo il traduttore. (Nota di N. N.)

11

Certamente l'Uomo-Dio, Gesù Cristo, venuto al mondo per salvar gli uomini, era un Essere da non potersi paragonare con nessun altro, e dava un'idea sublime. Gli Ebrei ed i loro dottori leggevano, ed intendevano materialmente l'Antico Testamento, stavano attaccati al senso letterale, non si elevavano al senso figurato; ecco il loro errore, per cui non potevano riconoscere, nelle divine antiche scritture, le predizioni intorno il futuro divin Redentore, ed i misteri dell'Incarnazione, e dalla Redenzione. Questa ostinazione loro impedì di ravvisare a chiari caratteri il divin Salvatore già predetto da quei libri dei quali erano i depositari, e da quei stessi Profeti ch'essi veneravano; non vollero ciecamente intendere ciò che disse S. Agostino, e dichiararono i Concilii, ed i Teologi, che Novum Testamentum in vetere est figuratum; massima ch'è il fondamento del Cristianesimo. (Nota di N. N.)

12

Cicerone (Tuscul., l. 1) e Massimo Tirio (Dissert. 16) hanno distrigata la metafisica dell'anima dal guazzabuglio del dialogo talvolta dilettevole, ma spesso imbrogliato, del Fedro del Fedone, e delle leggi di Platone.

13

I discepoli di Gesù credevano che un uomo avesse peccato prima che venisse al Mondo (San Giovanni, IX, 2). Dagli Ebrei si ammetteva la trasmigrazion dell'anime virtuose (Gioseffo De bell. judaic. l. II, c. 7 ): e da un Rabbino moderno si asserisce modestamente, aver Ermete, Pitagora, Platone, ecc. ricavata la lor metafisica dagli scritti, o da' sistemi de' suoi illustri concittadini.

14

Si sostennero quattro diverse opinioni sull'origine delle anime; 1. furono considerate come eterne e divine; 2. come create separatamente prima della loro unione col corpo; 3. si pensò che traessero origine dallo stipite primitivo d'Adamo, ove stava racchiuso il germe spirituale e corporale della sua posterità; 4. che nel punto del concepimento Iddio creasse l'anima d'ogn'individuo, e la destinasse al corpo di cui si era formato l'embrione. Pare che sia prevalsa l'ultima sentenza presso i moderni, e n'è divenuta meno sublime, ma non per questo più intelligibile, la nostra storia spirituale.

15

Οτι η του Σωτηροε ψυχη η του Αδαμ ην, poichè l'anima del Salvatore era quella d'Adamo, è una delle quindici eresie imputate ad Origene, e contestate dal suo Apologista (Photius, Biblioth. Cod. 117, p. 296). Alcuni Rabbini assegnano la stessa anima ad Adamo, a David, e al Messia.

16

Apostolis adhuc in seculo superstitibus, apud Judaeam Christi sanguina recente, phantasma Domini, corpus asserebatur, etc. (S. Girolamo Advers. Lucifer., c. 8). L'epistola di S. Ignazio agli abitanti di Smirne ed anche l'Evangelo secondo S. Giovanni ebbero la mira di distruggere l'errore dei Doceti, che s'andava propagando, e s'era già troppo accreditato nel Mondo (1. Giovanni, IV, 1, 5).

17

Verso l'anno dugento dell'Era cristiana S. Ireneo ed Ippolito confutarono le trentadue Sette της ψενδωνομου γνοσεως della falsa dottrina, già moltiplicatesi nel tempo di S. Epifanio sino al numero di ottanta (Phot. Bibl. Cod. 120, 121, 122). I cinque libri d'Ireneo non sussiston più che in latino barbaro, ma forse si troverebbe l'originale in qualche monastero della Grecia.

18

Il pellegrino Cassiano che girò l'Egitto al principio del quinto secolo osserva e deplora il regno dell'antropomorfismo tra i Monaci che non sapevano di seguire il sistema d'Epicuro (Cicerone De nat. deorum, l. I, c. 18-34). Ab universo prope modum genere monachorum, qui per totam provinciam Aegyptum morabantur per simplicitatis errorem susceptum est, ut a contrario memoratum pontificem (Theophilum) velut haeresi gravissima depravatum, pars maxima seniorum ab universo fraternitatis corpore deceraeret detestandum. (Cassiano, Collation., X, 2). Finchè S. Agostino aderì al Manicheismo manifestò lo scandalo che gli dava l'antropomorfismo dei Cattolici vulgari.

19

Ita est in oratione senex mente confusus eo quod illam ανθρωπομορφον imaginem deitatis, quam proponere sibi in oratione consuerat aboleri, de suo corde sentiret, ut in amarissimos fletus, crebrosque singultus repente prorumpens, in terram prostratus cum ejulatu validissimo proclamaret «heu me miserum! tulerunt a me Deum meum, et quem nunc teneam non habeo, vel quem adorem, aut interpellem jam nescio». (Cassiano, Collation. X, 2).

20

S. Giovanni e Cerinto (A. D. 80, Le Clerc, Hist. eccl. p. 493) s'incontrarono a caso nei bagni pubblici d'Efeso; ma l'Apostolo si scostò dall'eretico per tema che gli cadesse in capo l'edificio. Questa goffa storiella, rigettata dal dottor Middleton (Miscellaneous Works, vol. 2), è narrata per altro da S. Ireneo (III, 3) sulla testimonianza di Policarpo, e probabilmente s'accordava colla notizia che avevasi dell'epoca in che visse Cerinto, e del luogo da lui abitato. La versione di S. Giovanni (IV, 3) ο λυει τον Іησουν, caduta in disuso, benchè sembri la vera, allude alla doppia Natura insegnata dall'eretico Cerinto.

21

Il sistema dei Valentiniani era assai complicato e quasi incoerente, 1. Il Cristo e Gesù erano Eoni, ma la virtù non era in essi allo stesso grado; uno agiva come l'anima ragionevole, e l'altro come lo spirito divino del Salvatore. 2. Nel momento della passione si ritirarono amendue, e non lasciarono che un'anima sensitiva e un corpo umano. 3. Questo corpo medesimo era etereo, e forse soltanto apparente. Queste sono le conseguenze che deduce Mosemio dopo molto studio; ma dubito assai, che il traduttore latino non abbia inteso S. Ireneo, o che S. Ireneo e i Valentiniani non si capissero bene fra loro.

22

Gli eretici abusarono di quella esclamazione dolorosa di Gesù Cristo «Dio mio! Dio mio! perchè m'hai tu abbandonato?» Rousseau che ha fatto un paragone eloquente, ma sconvenevole, tra Gesù Cristo e Socrate, si dimentica, che il filosofo moribondo non si lascia fuggir di bocca parola d'impazienza, e di disperazione. Questo sentimento può non essere apparente che nel Messia; e si è detto a ragione, che queste parole mal sonanti altro non erano che l'applicazione d'un salmo o d'una profezia.

23

L'Autore doveva ommettere il termine improprio inconvenienti, e porne un altro che esprimesse la fiacchezza della mente umana, che non può giungere a comprendere il Mistero, che ha tutti i motivi di credibilità, presentatici dalla teologia, per essere creduto.

L'incomprensibile Mistero dell'Incarnazione copre d'un velo i così detti inconvenienti dell'Autore, e non presenta al vero credente che l'opera dell'amore misericordioso di Dio per salvare gli Uomini, la quale è sì grande, e sì maravigliosa da essere da teologi considerata maggiore di quella della stessa Creazione. Ciò che dopo dice il dotto Autore non è che l'esposizione esatta, e ragionata delle eresie, ossia opinioni condannate successivamente dai quattro primi Concilii generali di Nicea, di Costantinopoli, d'Efeso, e di Calcedonia, nel quarto e quinto secolo, i quali interpretando rettamente le espressioni degli Evangelici, e combinandole, (Vedi Acta Conc. СКАЧАТЬ