Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 8. Edward Gibbon
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Visdelou, p. 141, 151. Questo fatto si può qui introdurre, benchè, strettamente parlando, esso appartenga ad una tribù subordinata e che venne dopo.

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Procopio, Persic. l. 1 c. 12, l. 2 c. 3. Peyssonel (Observ. sur les Peup. Barb. p. 99, 100) stabilisce la distanza che corre tra Caffa e l'antica Bosforo, in 16 lunghe leghe tartare.

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Vedi, in una Memoria del De Boze (Mem. de l'Acad. des Inscrip., t. VI p. 549-565), gli antichi Re e le medaglie del Bosforo Cimmerio; e la gratitudine di Atene, nelle orazioni di Demostene contro Leptine (negli Oratori Greci di Reiske, t. 1 p. 466, 467).

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Intorno all'origine ed alle rivoluzioni del primo impero Turchesco, ne ho tolto le particolarità dal De Guignes (Hist. des Huns, t. 1 P. 2 p. 367-462), e da Visdelou (suppl. à la Biblioth. Orient. d'Herbelot, p. 82-114). I cenni Greci e Romani sono raccolti in Menandro (p. 108-164) ed in Teofilacte Simocatta (l. VII c. 7, 8).

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Il fiume Til, o Tula, secondo la geografia di De Guignes (t. 1 P. 2 p. 58 e 352), è una piccola ma gentil riviera del deserto, che cade nell'Orhon, Selinga, ecc. Vedi Bell, Viaggio da Pietroburgo a Pechino (vol. 2 p. 124); non per tanto la descrizione ch'egli fa del Keat, giù pel quale discese nell'Oby, rappresenta il nome e gli attributi del fiume nero (p. 139).

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Teofilacte, l. 7 c. 7, 8. Nondimeno i veri Avari sono invisibili anche agli occhi di De Guignes, e che può averci di più illustre de' falsi? Il diritto de' fuggitivi Ogori a questa denominazione nazionale viene riconosciuto dagli stessi Turchi (Menandro, p. 108).

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Si trovano gli Alani nell'Istoria Genealogica de' Tartari (p. 617) e nelle carte di Danville. Essi affrontarono le mosse dei generali di Zingis intorno al mar Caspio, e furono disfatti in una gran battaglia (Hist. de Gengiscan, l. 4 c. 9 p. 447).

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Le ambascerie e le prime conquiste degli Avari si possono leggere in Menandro (Excerpt. Legat. p. 99, 100, 101, 154, 155), in Teofane (p. 196), nell'Historia Miscella (l. XVI p. 109) ed in Gregorio di Tours (l. 4 c. 23, 29; negl'Istorici di Francia, t. 2 p. 214, 217).

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Teofane (Chron. p. 204) e l'Historia Miscella (l. 16 p. 110), come interpreta il De Guignes (t. 1 P. 2 p. 354), sembrano parlare di un'ambasceria Turca allo stesso Giustiniano; ma quella di Maniaco, nel 4 anno del suo successore Giustino, è positivamente la prima che sia pervenuta a Costantinopoli (Menandro, p. 108).

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I Russi hanno scoperto caratteri, rozzi geroglifici, lungo le rive dell'Irtish e del Genissì, intagliati sopra medaglie, tombe, idoli, rocce, obelischi, ecc. (Strahlenberg, Storia della Siberia, p. 324, 346, 406, 429). Il D. Hide (de Religione veterum Persarum, p. 521 ecc.) ha pubblicato due alfabeti del Tibet e degli Eigori. Io sono, da lungo tempo, in sospetto che tutto il sapere degli Sciti, ed un poco e forse assai del sapere Indiano, sia derivato dai Greci della Battriana.

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Tutte le particolarità delle ambascerie Turchesca e Romana, così curiose nell'istoria degli umani costumi, sono levate dagli estratti di Menandro (p. 106-110, 151-154, 161-164), in cui sovente è dispiacevole la mancanza di ordine e di connessione.

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Vedi d'Herbelot (Biblioth. Orient. p. 568, 929). Hyde (de Relig. vet. Pers. c. 21 p. 290, 291); Pocock (specimen Hist. Arab. p. 70, 71); Eutichio (Annal. t. 2 p. 176); Texeira (in Stevens, Storia della Persia, l. 1 c. 34).

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La fama della nuova legge per la comunanza delle donne si propagò in Siria ben presto (Asseman. Bibl. Orient. t. 3 p. 402) ed in Grecia (Procopio, Persic. l. 1 c. 5).

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Egli offrì la propria moglie e la sorella al profeta; ma le preghiere di Nushirvan salvarono la madre; e lo sdegnato monarca mai non dimenticò l'umiliazione a cui avea dovuto discendere la sua filiale pietà: pedes tuos deosculatus (disse egli a Mazdak), cujus foetor adhuc nares occupat (Pocock, specimen Hist. Arab. p. 71).

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Procopio, Persic. l. 1 c. 11. Non fu Proclo savio più del dovere? Non fu per avventura immaginario il pericolo? La scusa almeno era offensiva per una nazione che non ignorava le lettere: ου γραμμασι οι βαρβαροι τους παιδας ποιουνται αλλ’οπλων σκευη. Dubito che in Persia vi fossero forme di adozione in uso.

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Appoggiandosi a Procopio ed Agatia, il Pagi (t. 2 p. 543, 626) ha provato che Cosroe Nushirvan salì al trono nel 5 anno di Giustiniano (A. D. 431 1. di aprile; A. D. 532, 1 di aprile). Ma la vera cronologia che consente coi Greci e cogli Orientali, è stabilita da Gio. Malala (t. II p. 211). Cabade, o Kobad, dopo un regno di 43 anni e due mesi, ammalò agli 8, e morì ai 13 di settembre, A. D. 531, in età di 82 anni. Secondo gli annali di Eutichio, Nushirvan regnò 47 anni e 6 mesi; onde si dee porre la sua morte nel marzo del 579.

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Procopio, Persic. l. 1 c. 23. Brisson. de Regn. Pers. p. 494. La porta del palazzo d'Ispahan è, od era, la scena fatale del disfavore o della morte (Chardin, Viaggio in Persia, t. 4 p. 312, 313).

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In Persia, il principe delle acque è un ufficiale di Stato. Il numero de' pozzi e de' canali sotterranei è molto diminuito ed insieme con essi è diminuita la fertilità del suolo: si sono perduti recentemente 400 pozzi vicino a Tauris, e se ne contavano altre volte 42,000 nella provincia di Korasan (Chardin, t. 3 p. 99, 100. Tavernier, t. 1 p. 416).

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Il carattere ed il governo di Nushirvan vien qui rappresentato talvolta colle proprie parole di d'Herbelot (Bibl. Orient. p. 680 ecc. da Khondemir); ora con quelle di Eutichio (Annal. t. 3 p. 179, 180 ecc. che son molto ricchi), di Abulfaragio (Dynast. VII p. 94, 95 ch'è molto povero), di Tarikh Schikard (p. 144-150), di Texeira (in Stevens, l. 1 c. 35), di Assemanno (Bibl. Orient. t. 3 p. 404-410), e dell'Ab. Fourmont (Hist. de l'Acad. des inscript. t. 7 p. 325-334), il quale ha tradotto uno spurio o genuino testamento di Nushirvan.

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Mille anni prima ch'egli nascesse, i giudici di Persia aveano proferito una solenne opinione. τω βουσιλευoντι Περσεων εξειναι ποιειν το αν βουληται (Erodoto l. 3 c. 31 p. 210, ediz. Wesseling). Nè questa massima costituzionale era già stata negletta come un'inutile e sterile teoria.

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Per tutto ciò che spetta allo stato letterario della Persia, alle versioni greche, ai filosofi, ai sofisti, alla scienza ed ignoranza di Cosroe, Agatia (l. 2 c. 66-71) mostra di esser male informato e fortemente pregiudicato.

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Asseman. Bibl. Orient. t. 4 p. DCCXLV, VI, VII.

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Il Shà Nameh, o libro dei Re, è forse l'originale monumento d'istoria che fu tradotto in greco dall'interprete Sergio (Agatia l. 5 p. 141), conservato dopo la conquista dei Maomettani, e posto in versi nell'anno 994, dal poeta nazionale Ferdussi. Vedi d'Anquetil (Mem. dell'Accad. t. 31 p. 379), e il cav. Guglielmo Jones (Ist. di Nadir Shà p. 161).

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Nel 5 secolo il nome di Restomo, o Rostam, eroe che pareggiava la forza di dodici elefanti, era familiare agli Armeni (Mosè da Corene, Stor. Armena, l. 2 c. 7 p. 96, ed. Whiston). Nel principio del 7 secolo, il romanzo Persiano di Rostam ed Isfendiar era applaudito alla Mecca (Koran., ed. di Sale, c. 31 p. 335). Eppure Maracci non ci dà quest'esposizione del ludicrum novae historiae (Refut. Alcoran, p. 544-548).

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Procop. Goth. l. 4 c. 10. Kobad aveva un medico greco per favorito, ch'era Stefano di Edessa (Persic. l. 2 c. 26). Antica era l'usanza, ed Erodoto racconta le avventure di Democede di Crotona (l. 3 c. 125-137).

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