Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 8. Edward Gibbon
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Читать онлайн книгу Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 8 - Edward Gibbon страница 27

СКАЧАТЬ nell'anno 613. San Colombano e San Gallo furono gli apostoli di quel selvaggio paese; e quest'ultimo fondò un romitorio, che, crescendo, divenne un principato ecclesiastico ed una città popolosa, sede della libertà e del commercio.

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Vedi la morte di Lotario in Agatia (l. II p. 38) ed in Paolo Varnefrido, soprannominato il Diacono (l. II c. 3 p. 775). I Greci lo fanno divenir frenetico e mangiarsi la propria carne. Egli avea saccheggiato le chiese.

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Il P. Daniele (Hist. de la Milice françoise, t. I p. 17-21) ha fatto di questa battaglia una descrizione a capriccio, alquanto nel genere del cavaliere Folard, l'editore una volta famoso di Polibio, il quale accomodava, a norma delle sue abitudini ed opinioni, tutte le operazioni militari dell'Antichità.

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Agatia (l. II p. 47) riferisce un epigramma greco di sei versi sopra questa vittoria di Narsete, che favorevolmente vien paragonata alla battaglia di Maratona e di Platea. La differenza principale, a dire il vero, sta nelle conseguenze loro: – così triviali nel primo caso – così durevoli e gloriose nel secondo.

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In cambio del Beroi e del Brincas di Teofane o del suo copista (p. 201) si dee leggere ed intendere Verona e Brixia.

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Ελιπετο γαρ οιμαι, αυτοις υπο αβελτελτεριας τας ασπιδας τυχον και τα κρανη αμφορεως οινου βαρβιτου αποδοσθαι. «Rimanea solo, io penso, alla loro stoltezza, il contrattare scudi e cimieri con fiaschi di vino, e con chitarre». (Agatia, l. II p. 48) Nella prima scena del Riccardo III, Shakespeare ha bellamente amplificato questa idea di cui probabilmente non andava obbligato all'istorico Bizantino.

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Il Maffei ha provato (Verona illustrata, P. I l. X p. 257, 289), contro l'opinione comune, che i Duchi d'Italia furono instituiti avanti la conquista dei Lombardi dallo stesso Narsete. Nella Sanzione Prammatica (n. 23), Giustiniano ristringe gli iudices militares.

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Vedi Paolo Diacono, l. III c. 2 p. 776. Menandro (in Excepta Legat. p. 133) ricorda alcune sollevazioni in Italia, eccitate dai Franchi; e Teofane (p. 201) fa cenno di qualche ribellione dei Goti.

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La Sanzione Prammatica di Giustiniano, la quale stabilisce e regola lo stato civile dell'Italia, è composta di 27 articoli: e porta la data de' 15 agosto anno 554. Essa è indirizzata a Narsete, V. J. Praepositus Sacri Cubiculi, e ad Antioco, Praefectus Praetorio Italiae; e ci fu conservata da Giuliano Antecessore: trovasi nel Corpus Juris Civilis, dopo le Novelle e gli Editti di Giustiniano, di Giustino e di Tiberio.

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Un numero più grande ancora perì di fame nelle province meridionali, senza comprendervi (εκτος) il golfo Jonico. Le ghiande tenevano il luogo del pane. Procopio ha veduto un orfanello abbandonato, cui una capra allattava. Diciassette passaggieri furono alloggiati, trucidati e mangiati da due donne, le quali un diciottesimo viaggiatore discoperse ed uccise, ec.

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Quinta Regio Piceni est; quondam, uberrimae multitudinis CCCLX millia Picentium in fidem P. R. venere (Plin. Hist, Nat. III, 18). Al tempo di Vespasiano, questa antica popolazione era già diminuita.

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Forse quindici o sedici milioni. Procopio (Aneddoti, c. 18) fa il conto che l'Affrica perdè cinque milioni, che l'Italia era tre volte più estesa, e che la spopolazione fu proporzionatamente più grande. Ma questi computi sono esagerati dalla passione, ed annebbiati dall'incertezza.

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