Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5. Edward Gibbon
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Giuliano (Orat. VI. p. 298) descrive il suo amico Ificle come un uomo virtuoso e di merito, che erasi reso ridicolo ed infelice, adottando l'abito ed i costumi stravaganti de' Cinici.

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Ammiano XXX. 5. Girolamo, che esagera la disgrazia di Valentiniano, gli nega sino quest'ultima consolazione della vendetta: Genitali vastato solo et inultam Patriam derelinquens: Tom. I. p. 26.

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Vedasi quanto alla morte di Valentiniano, Ammiano (XXX. 6), Zosimo (l. IV. p. 221), Vittore (in Epitom.), Socrate (l. IV. c. 31) e Girolamo (in Chron. p. 187, e Tom. I. p. 26 ad Heliodor.). Fra loro si trova gran varietà di circostanze; ed Ammiano è tanto eloquente che scrive senza alcun senso.

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Socrate (l. IV. c. 31) è l'unico testimone originale di questa stolta istoria, sì repugnante alle leggi ed ai costumi de' Romani, che appena merita la formale ed elaborata dissertazione del Bonamy (Mem. de l'Acad. Tom. XXX. p. 394 405). Pure io riterrei la natural circostanza del bagno, piuttosto che seguitare Zosimo, che rappresenta Giustina, come una vecchia vedova di Magnenzio.

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Ammiano (XXVII. 6) descrive la forma di questa militar elezione ed augusta investitura. Pare che Valentiniano non consultasse, e neppur ne informasse il Senato di Roma.

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Ammiano XXX. 10. Zosimo l. IV. pag. 222, 223. Il Tillemont ha provato (Hist. des Emper. T. V. p. 707, 709) che Graziano regnò nell'Italia, nell'Affrica e nell'Illirico. Io ho procurato di esprimere la sua autorità negli stati del Fratello, in uno stile ambiguo, simile alla maniera con cui l'usava.

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L'A. allude a mio credere al celebre Galilaee vicisti, satiare ec. ed al racconto, che Giuliano volesse precipitarsi nel fiume vicino per celar la sua morte, e così passar, come Romolo, per un Dio. Ma S. Gregorio (Orat. IV. p. 290. Edit. Paris. 1583) non dice cosa veruna delle bestemmie di quell'Imperatore, nè del sangue gettato contro al Cielo; e benchè accenni il secondo fatto, osserva in generale, che le circostanze della morte di Giuliano erano incertissime. Sozomeno poi (l. VI. c. 2), e Teodoreto (l. 30. c. 25. Ed. Vales.) parlano del primo come di cosa non ben sicura, e come un discorso di pochi. Vedi della Bleterie pag. 495 e segg. Se il sig. Gibbon avesse ben ponderata la forza del titolo di Calunniatore si sarebbe astenuto dal darlo a Gregorio ed ai Santi più moderni, per non meritarlo egli stesso. Vedi Filostorgio H. E. l. 7. in fogl.

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Che dirà dunque l'Autore dell'Apocalisse, in cui i Vescovi son distinti col nome di Angeli? Che di G. C. medesimo, mentre disse di loro nella persona degli Apostoli; qui vos audit, me audit, qui vos spernit, me spernit? E come non sapere che di tutti i buoni si legge: Ego dixi, Dii estis ec.? Lo sa benissimo: ma è tanto prevenuto contro Gioviano, che unitamente al merito di Confessore nel precedente regno gli nega quello di aver esatto dall'esercito che lo proclamò Imperatore la professione del Cristianesimo, benchè ne sian testimoni Socrate, Sozomeno e Teodoreto (l. IV. c. 1. ex Vales.) sol perchè Ammiano dice (l. XXV. c. 6) hostiis pro Joviano, extisque inspectis pronunciatum est etc. Alle osservazioni del Baronio (ad Ann. 363. §. 118) sul testo citato, aggiungo col Tillemont, che forse alcuni pochi ostinati Pagani compiron quel rito superstizioso senza saputa dell'Imperatore, e che Ammiano avea una cognizione molto oscura e superficiale della Storia Ecclesiastica. È Gibbon istesso che parla in tal modo; perchè in quell'occasione l'ignoranza di Ammiano torna in discredito dei Cattolici.

160

Grot. L. I. c. 4. Bossuet Var. l. 10.

161

V. Athan. Epist. ad Lucif. et Serapion.

162

Vedi Hermant Vie de S. Athanas.

163

Vedi Baron. ad an. 356. n. 85. Tillemont Tom. VIII. N. 74. Fleury l. 13. n. 32.

164

L. I. c. XIII. de Trin. §. 6.

165

Sec. IV. diss. 30.

166

V. Bern. Montf. Diatriba de Causa Marcelli Ancyr. T. 2. Coll. Nov. PP. et Script. Graecor.

167

Il Garner. Diss. ad Mart. Mercat. Opera T. III. p. 312 chiama la medesima causa difficile ed oscura.

168

Vedi Mamachi T. I. Orig. et Antiq. Christ. i PP. di Trevoux Febr. 1708. Arti 26. Claud. Molinet. 1681, nel Giornale dei dotti di Parigi ec. ec. Tra i Protestanti Gio. Reischko 1681. Gian Cristof. Wolf. 1706. De visione Crucis, etc.

169

Syntagma, quo apparientis M. Costantino Crucis historia complexa est universa. Romae 1595.

170

Euseb. loc. cit.

171

Controv. Rob. Bell. defens. T. II. Col. 1044.

172

Saec. IV. Diss. 32.

173

Dissertation Crit. etc. et hist. sur le P. Libere, dans laquelle on fait voir, qu'il n'est jamais tombé. A Paris 1736.

174

Pap. 185. Tom. II. Venet. 1757.

175

L. 2. C. 17. Hist. Eccles.

176

L. 5. C. 18. Hist. Tripart.

177

De div. et multipl. rat. Animae. c. 2.

178

Praef. T. 5. Bibl. PP. p. 652.

179

Sozom. L. 4. 15. Ed. Vales.

180

Theodoret Hist. l. 2. c. 17.

181

Labbé T. 2. Conc. p. 655.

182

Hieron. Dial. adv. Lucifer. Damas. presso Teodoret. L. 2. Hist. Eccl. c. 22. Lib. med. presso Socr. l. 4. Hist. XII.

183

Nei Framm. di S. Ilario pag. 1357. Ediz. dei Mon. Benedet.

184

Sulpic. Sever. Hist. Sacr. L. 2. c. 39. Socr. Hist. E. L. 2. c. 37.

185

Vedi il Cap. IV. e V. della cit. Dissert. De Comment. ec.

186

L. I. Hist. c. 27.

187

L'A. non ha troppo buon sangue coi Papi. Il carattere di Damaso è molto ambiguo, e tre parole di Girolamo Sanctae Memoriae Damasus, lavano tutte le sue macchie, ed abbagliano i devoti occhi del Tillemont. Si trovan però dileguate presso questo Scrittore le calunnie, dalle quali fu attaccato quel Santo Pontefice. Si cita inoltre Teodoreto L. V. c. 2., che parla così di Damaso: Is erat Episcopus Romae vita laudabili conspicuus, quique sibi dicenda, faciendaque omnia pro Apostolicis dogmatis statuerat., e nel L. IV. c. 30 lo pone nella classe medesima con i due SS. Gregorio, e con S. Ambrogio. Allega ancora l'autorità del Concilio Calcedonese che nell'allocuzione all'Imperatore Marciano si espresse in questi termini. Sic quoque Damasus Romanae urbis decus ad justitiam, ovvero Romanae urbis Episcopus, et justitia decus. Appella per fine a non pochi antichissimi Martirologi, nei quali con S. Girolamo si legge nominato S. Damaso. Non sono dunque tre parole quelle che hanno abbagliato gli occhi devoti del Tillemont. Vedi T. VIII. Memor.

188

Vie de l'Empereur Julien L. V. p. 396.

189

Marc. L. XIII. V. 1. 2.

190

Lib. 23. c. 1.

191

L. I. c. 38, 39.

192

L. 3. c. 17.

193

L. 3. c. 17.

194

L. V. c. ult.

195

Adv. Judeos Orat. 2, Hom. 4 in Matth.; Homil. 41 in Act. Apost.

196

Greg. Naz. Orat. 2. in Julian.

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