Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 5. Edward Gibbon
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СКАЧАТЬ de la Monar. Fran. Tom. I. l. I c. 16. p. 148-155. Vedi anche p. 78. 79).

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Ammiano (XXVIII. 5.) giustifica tale mancanza di fede ai pirati e ladroni; ed Orosio (l. VII. c. 32.) esprime più chiaramente la vera lor colpa, virtute atque agilitate terribiles.

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Simmaco (l. II. ep. 16.) pretende di far tuttavia menzione dei sacri nomi di Socrate e della filosofia. Sidonio, Vescovo di Clermont, potea condannare (l. VIII. epist. 6.) con minor incoerenza i sacrifizi umani dei Sassoni.

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Nel principio del secolo passato il dotto Cambden fu costretto a distruggere con rispettoso scetticismo il Romanzo di Bruto Troiano, che ora è sepolto in una tacita obblivione con Scota figlia di Faroah, e la numerosa lor discendenza. Pure io so, che si trovano ancora fra gli originali nativi di Irlanda molti campioni della colonia Milesia. Un popolo, malcontento della propria condizione presente, s'attacca ad ogni visione di passata o futura sua gloria.

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Tacito, o piuttosto Agricola suocero di lui, potè osservare la carnagione Germanica o Spagnuola di alcune tribù Britanniche; ma la più moderata e dichiarata loro opinione era questa: In universum tamen aestimanti, Gallos vicinum solum occupasse, credibile est. Eorum sacra deprehendas… Sermo haud multum diversus. (In vitae Agric. c. XI.) Cesare ha osservato la somiglianza della lor religione (Comm. de Bell. Gallic. VI. 13.); ed al suo tempo l'emigrazione dalla Gallia Belgica era un fatto recente o almeno istorico (V. 10). Cambden, lo Strabone Britannico, ha modestamente determinato le nostre genuine antichità. (Britan. Vol. I. Inter. p. II. XXXI.)

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Negli oscuri e dubbi sentieri dell'antichità Caledonia ho preso per miei condottieri due dotti ed ingegnosi abitatori di montagne, che per la nascita e l'educazione loro erario specialmente adattati a tale uffizio. Vedi le Dissertazioni critiche sull'origine, antichità ec. dei Caledoni del Dott. Gio. Macpherson, Londr. 1768, in 4. e l'Introduzione all'Istoria della Gran Brettagna e dell'Irlanda di Giacomo Macpherson, Scud. Londr. 1773, 4, terza ediz. Il Dott. Macpherson era un ministro dell'isola di Sky; ed è una circostanza che fa onore al nostro secolo, che nella più remota fra l'Ebridi sia stata composta un'opera piena d'erudizione e di critica.

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Si è fatta risorgere negli ultimi momenti di sua rovina, e vigorosamente si è sostenuta la discendenza Irlandese degli Scoti dal Rev. Whitaker (Istor. di Manchester vol. I. p. 430. 431 ed Istoria genuina dei Brettoni provata ec. p. 154. 293). Pure confessa egli, 1. che gli Scoti d'Ammiano Marcellino (an. 340) erano già stabiliti nella Caledonia, e che gli Scrittori Romani non danno alcun indizio della loro emigrazione da un altro paese; 2. che tutti i racconti di tali emigrazioni, che si son fatti o ammessi dai Bardi Irlandesi, dagli Istorici di Scozia o dagli antiquari Inglesi (Bucanano, Cambden, Usher, Stillingfleet ec.) sono interamente favolosi; 3. che tre delle tribù Irlandesi mentovate da Tolomeo (anno 150) eran d'origine Caledonia; 4. che il ramo cadetto dei Principi Caledoni della casa di Fingal acquistò e possedè il regno dell'Irlanda. Dopo queste concessioni la differenza che resta fra il Whitaker ed i suoi avversari, è piccola ed oscura. L'istoria genuina, che egli produce, d'un Fergus cugino d'Ossian, che si trasferì (nell'anno 320.) dall'Irlanda nella Caledonia, è fondata sopra un supplimento congetturale alla poesia Ersa, e sopra la debole testimonianza di Riccardo di Cirencester, Monaco del secolo XIV. Il vivace spirito dell'erudito ed ingegnoso Antiquario l'ha indotto a dimenticare la natura d'una questione, che con tanta veemenza egli discute, e tanto assolutamente decide.

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Hyeme tumentes ac saevientes undas calcastis oceani sub remis vestris… insperatam Imperatoris faciem Britannus expavit: Jul. Firmic. Matern. de error. prop. Religion. p. 464. edit. Gronov. ad calc. Minuc. Felic. Vedi Tillemont Hist. des Emper. Tom. IV. p. 336.

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Liban. Orat. parent. c. XXXIX. p. 264. Questo curioso passo è sfuggito alla diligenza degli Inglesi nostri antiquari.

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I Caledoni lodavano e desideravano l'oro, i destrieri, i lumi ec. dello straniero. Vedi la Dissert. del D. Blair sopra Ossian Vol. II. p. 343. e l'Introduzione di Macpherson p. 241-286.

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Lord Littleton ha riferito circostanziatamente (Istor. d'Enric. II. Vol. I. pag. 182.) e David Darymple ha brevemente rammentato (Annal. di Scozia Vol. I. p. 69) una barbara irruzione degli Scoti in un tempo (an. 1137) in cui la legge, la religione e la società dovevano avere addolcito gli antichi loro costumi.

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Attacotti bellicosa hominum natio: Ammiano XXVII. 8. Cambden ha restituito (Introd. p. CLIII) il loro vero nome nel testo di Girolamo. Le truppe degli Attacotti, che Girolamo aveva veduto nella Gallia, furono in seguito poste nell'Italia e nell'Illirico: Notit. l. VIII. XXXIX. XL.

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Cum ipse adolescentulus in Gallia viderim Attacottos (o Scotos) gentem Britannicam humanis vesci carnibus; et cum per silvas porcorum greges et armentorum pecudumque reperiant, pastorum nates, et feminarum papillas solere abscindere; et has solas ciborum delicias arbitrari. Tale è la testimonianza di Girolamo (Tom. II. p. 75), di cui non ho ragione di porre in dubbio la veracità.

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Ammiano ha succintamente descritto (XX. 1. XXVI. 4. XXVII. 8. XXVIII. 3.) tutta la serie della guerra Britannica.

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Horrescit… ratibus… impervia Thule.Ille… nec falso nomine Pictos.Edomuit, Scotumque vago mucrone secutusFregit Hyperboreas remis audacibus undas.Claudian. in III. Cons. Honorii v. 53.… Maduerunt Saxone fusoOrcades: incaluit Pictorum sanguine Thule.Scotorum cumulos flevit glacialis Jerne.

In IV. Consult. Honor. v. 31. Vedasi anche Pacato (in Paneg. veter. XII. 5). Ma non è facile lo stabilire il valore intrinseco dell'adulazione e della metafora. Si paragonino le vittorie Britanniche di Bolano (Stat. Silv. V. 2) col vero carattere di lui (ap. Tacit. in vit. Agricol. 6. 16).

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Ammiano fa spesso menzione del loro concilium annuum, legitimum etc. Leptis e Sabrata sono da gran tempo distrutte; ma la città di Oea, patria d'Apulejo, fiorisce ancora sotto la provincial denominazione di Tripoli. Vedi Cellar. Geogr. antiq. Tom. II. P. II. pag. 8. Danville Geogr. Ancien. Tom. II. pag. 71 72 e Marmol Afrique Tom. II. pag. 562.

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Ammiano XVIII. 6. Il Tillemont (Hist. des Emper. T. V. p. 25. 676) ha discusso le difficoltà cronologiche dell'istoria del Conte Romano.

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La cronologia d'Ammiano è sconnessa ed oscura; ed Orosio (l. VII. c. 33. p. 551 edit. Havercamp.), sembra, che ponga la rivoluzione di Firmo dopo la morte di Valentiniano e di Valente. Il Tillemont (Hist. des Emper. T. V. p. 691) procura di sgombrar la strada. Ne' più sdrucciolevoli sentieri possiamo affidarci al paziente e sicuro mulo delle Alpi.

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Ammiano XXIX. 5. Il testo di questo lungo capitolo (di quindici pagine in quarto) è mutilato e corrotto; e la narrazione è ambigua per mancanza d'indicazioni cronologiche e geografiche.

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Ammiano XXVIII. 4. Orosio l. VII. c. 33. p. 551. 552. Girol. Chron. p. 187.

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Leone Affricano (nei viaggi di Ramusio Tom. I. fol. 78, 83) ha fatto una curiosa pittura sì del popolo che del paese, il quale vien più minutamente descritto nell'Affrica di Marmol. СКАЧАТЬ