Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900. vol. I. Elia Augusto
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Название: Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900. vol. I

Автор: Elia Augusto

Издательство: Public Domain

Жанр: История

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СКАЧАТЬ a Milano prende il comando dei Volontari

      Il governo provvisorio s'affaccendava a reclutare quante più milizie poteva, ed accoglieva volontieri quanti venivano ad offrirgli il loro braccio; e però il giorno stesso del suo arrivo esso offerse a Garibaldi il comando di tutti i volontari raccolti fra Milano e Bergamo, i quali sommavano a circa tremila.

      Non era forza atta a salvare il paese, ma più di quanta in quel momento Garibaldi potesse desiderare. Si occupò quindi senz'altro dell'armamento dei suoi volontari; li ordinò in battaglioni, dando al più scelto il nome del suo amico Anzani morto, suo compagno di Montevideo, ponendolo sotto il comando di Medici che si era unito a lui a Torino.

      Nel pomeriggio del 25 luglio, obbedendo a un ordine del Governo Provvisorio, lasciò i quartieri di Milano e s'incamminò verso Bergamo.

      Prima di lasciare Milano Garibaldi indirizzava alla gioventù italiana il seguente:

PROCLAMA

      Alla Gioventù!

      La guerra ingrossa, i pericoli aumentano. La patria ha bisogno di voi.

      Chi v'indirizza queste parole ha combattuto per l'onore italiano in lidi stranieri, è accorso con un pugno di valenti compagni da Montevideo per aiutare anche egli la vittoriosa patria, o morire su terra italiana.

      Egli ha fede in voi: volete, o giovani, averla in lui?

      Accorrete, concentratevi intorno a me, l'Italia ha bisogno di dieci, di ventimila volontari, raccoglietevi da tutte le parti, in quanti più siete: e alle Alpi! Mostriamo all'Italia, all'Europa che vogliamo vincere, e vinceremo.

Milano, 25 luglio 1848.G. Garibaldi

      CAPITOLO VII

      Venezia, Treviso, Vicenza, Curtatone e Montanara, Goito, Peschiera, Rivoli – Sfortunata giornata di Custoza – Armistizio di Salasco

      Il 21 marzo Venezia quasi senza spargimento di sangue si liberava dal giogo straniero.

      Il governo civile e militare austriaco era dichiarato decaduto ed una convenzione era firmata per la quale il reggimento Kinski e tutte le altre truppe, Croati, Artiglieria, Marina ecc. ecc. si ritiravano, imbarcandosi per Trieste. Manin e Tommaseo, liberati dal carcere politico, venivano portati alla sede del governo in trionfo.

      Il popolo veneziano proclamava la repubblica e il governo prendeva provvedimenti per una pronta ed efficace difesa contro il ritorno dello straniero.

      Padova, Treviso, Vicenza e tutte le città del Veneto proclamavano il governo provvisorio, e così facevano le città del Friuli.

      La mattina del 24 marzo 1848 ebbe luogo a Roma un'imponente dimostrazione popolare che chiedeva armi e la guerra all'Austria.

      Questa ottenne effetto immediato, perchè nel giorno stesso fu affidata al generale Ferrari la organizzazione del Corpo dei Volontari e Ferrari non perdette tempo; difatti alle cinque del mattino del 26 marzo partiva da Roma la prima legione Romana di circa mille uomini; e solo due giorni dopo partiva anche, e bene organizzato, il primo reggimento volontari forte di altri milleduecento uomini. Queste truppe per la via di Ancona giungevano a Bologna il 16 e 18 aprile; e non più in numero di 2200 combattenti, ma di circa 8000 uomini, pieni di ardimentoso entusiasmo per la libertà della patria.

      Il mattino del 27 di marzo Carlo Alberto assumeva in Alessandria il comando supremo dell'esercito e il 29 entrava in Pavia, ove era accolto con grande gioia dai cittadini. Agl'inviati di Milano si esprimeva in sensi di vera devozione alla causa dell'unità italiana e manifestava il deliberato proposito di volere liberata l'Italia dallo straniero.

      Procedeva quindi innanzi coi suoi figli fino a Lodi e vi piantava il suo quartier generale, da dove emanava i seguenti proclami:

      "Italiani della Lombardia, della Venezia, di Piacenza e Reggio!

      "Chiamato da quei vostri concittadini nelle cui mani una ben meritata fiducia ha riposto la temporanea direzione della cosa pubblica, e sopratutto spinto visibilmente dalla mano di Dio, il quale, condonando alle tante sciagure sofferte da questa nostra Italia, le colpe antiche di lei, ha voluto ora suscitarla a nuova gloriosissima vita, io vengo tra voi alla testa del mio esercito, secondando così i più intimi impulsi del mio cuore; io vengo tra voi non curando di prestabilire alcun patto: vengo solo per compiere la grand'opera, dal vostro stupendo valore così felicemente incominciata.

      "Italiani! In breve la nostra patria sarà sgombra dallo straniero. E benedetta le mille volte la Provvidenza Divina, la quale volle serbarmi a così bel giorno, la quale volle che la mia spada potesse adoperarsi a procacciare il trionfo della più santa di tutte le cause.

      "Italiani! La nostra vittoria è certa: le mie armi, abbreviando la lotta, ricondurranno tra voi quella sicurezza che vi permetterà di attendere con animo sereno e tranquillo a riordinare il vostro interno reggimento; il voto della nazione potrà esprimersi veracemente e liberamente; in quest'ora solenne vi muovano sopratutto la carità della patria e l'abborrimento delle antiche divisioni, delle antiche discordie, le quali apersero le porte d'Italia allo straniero; invocate dall'Alto le celesti ispirazioni; e che l'Angelico Spirito di Pio IX scorra sopra di voi; Italia sarà!

      "Dal nostro Quartier Generale in Lodi, 31 marzo 1848.

Carlo AlbertoIl Ministro della Guerra, Franzini.

      "Soldati!

      "Passammo il Ticino e finalmente i nostri piedi premono la sacra terra Lombarda! Ben è ragione che io lodi la somma alacrità, colla quale, non curando le fatiche di una marcia forzata, percorreste nello spazio di 72 ore più di cento miglia.

      "Molti di voi, accorsi dagli estremi confini dello Stato, appena poteste raggiungere le vostre bandiere in Pavia; ma or non è tempo di pensare al riposo: di questo godremo dopo la vittoria.

      "Soldati! Grande e sublime è la missione a cui la Divina Provvidenza ha voluto ne' suoi alti decreti chiamarci. Noi dobbiamo liberare questa nostra comune patria, questa sacra terra italiana dalla presenza dello straniero, che da più secoli la conculca e l'opprime: ogni età avvenire invidierà alla nostra i nobilissimi allori che Iddio ci promette; tra pochi giorni, anzi tra poche ore, noi ci troveremo a fronte del nemico; per vincere basterà che ripensiate alle glorie vostre di otto secoli, e gl'immortali fatti del popolo Milanese; basterà vi ricordiate che siete soldati italiani.

      Viva l'Italia!

      Dal nostro Quartier Generale in Lodi, 31 marzo 1848.

Carlo AlbertoIl Ministro della Guerra, Franzini"

      E quasi a dimostrare il sentimento concorde di popolo e di Re nel volere liberata l'Italia dallo straniero, in Ancona veniva pubblicato il seguente bando:

      "Cittadini!

      "Al suono delle campane a stormo, che eccitò l'insurrezione nelle Lombarde città contro l'odiato straniero e ne fa ora trionfalmente inseguire la fuga e disperdere gli avanzi, si mesce già il vivo fuoco degli accorsi drappelli italiani e il tuono possente del cannone di Carlo Alberto. Da ogni città, da ogni borgo, da ogni siepe esce un animoso combattente della santa guerra d'Italia. La croce corona la tricolore bandiera, e Cristo ne ha fatto l'indivisibile segno della nostra vittoria. I lunghi secoli del dolore e del lutto si riscattano con brevi e invidiabili perigli; le macchie, già abolite, d'inerzia e d'indifferenza si redimono con un'eternità d'impareggiabile gloria.

      "Chi, alla voce d'Italia, di questa patria sublime, ode più gli affetti di padre, di marito, di figlio? Chi getta ancora uno sguardo СКАЧАТЬ