Ahi, Giacometta, la tua ghirlandella!. Beltramelli Antonio
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СКАЧАТЬ mi sembri Salsiccia nel mese di gennaio, quando si innamora!

      Bisogna sapere che Salsiccia, nel mese di gennaio, diventava il più brutto e magro ed ispido gatto dei dintorni, forse perchè era troppo sensibile e si ostinava a voler darsi appassionatamente a chi non voleva saperne di lui. Ritornava altresì questo gatto, dopo lunghe misteriose assenze, pieno di guidaleschi e mezzo divorato dai rivali suoi soffianti.

      Il paragone turbò la mia bianca estasi e mi destò nei precordi un senso di ribellione; ma tacqui perchè la signora Adalgisa non ammetteva le si potesse dar torto.

      Poi, una volta accadde questo. Ero al mio davanzale, quand'ecco venir di corsa Giacometta.

      Il sole faceva della bianca casa di lei, in fondo al giardino, come una cosa viva. Fiorivan tre mimose lungo il viale dal quale arrivava la mia creatura, fra il cantare e lo zirlare di tutti i richiami del roccolo.

      Quel giorno Giacometta si era vestita come il fiore del lino e aveva negli occhi celesti l'intiera luce di un mare. La sua biondezza passava fra sole e ombra sempre illuminata. Io sentivo tutto il mondo vivere e trasfigurarsi in quella leggera grazia e me ne stavo col più immobile e pallido volto che abbia avuto mai un povero innamorato giovinetto. Ad un tratto si fermò proprio sotto la mia finestra che non era alta più di cinque metri da terra e guardò in su, e sorrise. Io sbiancai ed impietrii come se fosse per toccarmi l'avventura più terribile della mia vita.

      E Giacometta mi parlò.

      – Buongiorno signor… buongiorno signor Coso!..

      La guardai come l'ebete guarda la luna e le risposi un buongiorno in fa minore con una vera voce da lucertola.

      Ella sorrideva ancora.

      – Perchè non discende in giardino?

      Ma poteva darsi tanto?..

      Risposi con la stessa accorata malinconia, puntandomi un dito sul petto:

      – Io?..

      – Sì… lei!..

      O cuore della rondine nel cielo!

      – Ma… signorina Giacometta… io non conosco nessuno!..

      – E che importa?

      – E da dove dovrei passare?

      – Scenda di lì!..

      Misurai la distanza.

      – Ha forse paura?..

      Mi sentii d'improvviso il cuore di Salsiccia; presi lo slancio e caddi con discreta leggerezza, dentro un rosaio.

      Uscii come un povero Cristo, tutto sgraffiato nelle mani e nella faccia: Giacometta si affrettò a chiedermi:

      – Si è fatto male?.. Venga qua, che le tolga le spine.

      Le porsi le mani, e, sulla cima di ogni dito, c'era il mio rosso cuore che ballava la furlana. Mi sentivo arder la faccia ch'era color della brage.

      – Dio… quante ce ne sono!.. – disse lei. Ed io dissi:

      – Infatti sono molte…

      – Le faccio male?

      – Non mi pare!

      – Povero signor Coso!

      Perchè poi, Coso, se mi chiamavo Francesco?

      Sentivo le sue mani tepide, fini, delicate sfiorare le mie; vedevo il suo viso di mandorla, la sua testa bionda china sulle mie mani e abbrividivo come una minugia.

      Ad un tratto mi prese una vampata al capo che mi fece veder tutto rosso e mi fece dire senza che neppure me ne accorgessi:

      – Signorina Giacometta… io l'amo!..

      Ella mi guardò dal sotto in su, sorridendo e rispose calma calma:

      – E non sa dirmelo un pochino meglio?..

      Riprese, dopo un silenzio:

      – Tanto l'avevo capito. Lasci stare. Da quando ha preso il suo domicilio sul davanzale della finestra mi sono accorta ch'ella non stava là per studiare botanica…

      Poi abbandonò le mie mani, rialzò il capo, scosse i capelli dalla fronte e disse:

      – Ecco fatto. Ora sta meglio. Avevo un po' di rimorso per averle fatto fare quel salto; ma gli uomini mi piacciono alla prova. S'ella avesse preferito entrar dalla porta di strada come tutti i mamalucchi che vengono a domandar la mia mano, le avrei riso sul muso. Così la cosa è diversa. Venga venga; ora le mostrerò ciò che amo.

      E mi trascinò via di gran corsa, per i viali del suo giardino incantato.

      In tal modo, nonostante la mia timidezza, entrai di un salto nella vita di Giacometta.

      III

      – Perchè facesti tu questo?.. – Oh, per la primavera lo feci, cuor mio!..

      Io avevo fatto il salto ch'eran forse le cinque di un pomeriggio di marzo; ora ci accorgevamo che il sole era già dietro ai colli.

      – Giacometta, dove sono i vostri zii?

      – Forse riporranno i richiami nella capanna del roccolo; ma perchè vi interessa?

      – Se li incontreremo che cosa direte?

      – Già! È meglio farlo subito. Venite con me, Franzi.

      Fino a quel punto erano accadute molte cose inattese per me e raggianti, che mi avevano di un subito dischiusa l'ignota lontananza nella quale mi sperdevo per amore e malinconia, di sera in sera. E se pure non decadeva la delicata soavità della quale il mio sogno aveva rivestito Giacometta, tutta la tristezza di cui io, povero giovane, mi pascevo come de' miei legumi, era trascorsa di fronte a un gesto di lei, a una sua sola parola. Senonchè un'Iside più o meno velata è in ogni cuore di donna e le moderne fanciulle sono quasi sempre simili alle scatole a sorpresa.

      Giacometta non era giunta tuttavia a conoscere e a far uso della cocaina, ma aveva avuto un passato singolare. Era in punto, in fatto di sottile sapere; ed io mi trovavo, di fronte a lei, fuori di strada. È ben vero che avvertii fino dai primi istanti tale contrasto, ma mi piacque. Io, ribelle ad ogni secolare e irragionevole costrizione; dispregiatore dei dogmi intessuti ad uso della media imbecillità riposante, giudicavo gli atteggiamenti di Giacometta come un portato della sua chiaroveggenza, una dimostrazione del suo senso di libertà, e di compiutezza. Nè pareva a me che dal segno raggiunto così, di scatto, senza intermedie stazioni, ella potesse tramutare, a me, giovane di semplice candore e schiettezza. Ma Giacometta, benchè piovuta nella grugnita città dai tre campanili, e, in apparenza, limpida come i suoi grandi occhi celesti, aveva un orizzonte che sconfinava ben oltre i tre famosi campanili e la mentalità dei medesimi. Questo dovevo io vedere, sopportare e sperimentare.

      Quel giorno, pertanto, ella fu di una divina mobilità sì da lasciarmi talvolta disorientato e sbalordito. Debbo dichiarare che non la capivo sempre. Non è facile capire una vorticosa giovinetta che ride e si acciglia, vi ama e vitupera nel termine di pochi secondi. Giacometta era tutta a congegni elettrici, sempre però nella grazia СКАЧАТЬ