Il peccato di Loreta. Boccardi Alberto
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Название: Il peccato di Loreta

Автор: Boccardi Alberto

Издательство: Public Domain

Жанр: Зарубежная классика

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isbn: http://www.gutenberg.org/ebooks/27158

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СКАЧАТЬ style="font-size:15px;">      –Ah! laggiù!

      –Sì: ed ecco mia madre, che ci sta aspettando. Infatti a piede del viale che saliva alla casa, fiancheggiato di vecchi pini, la signora Chiara, avvolta nel suo sciallino di lana scura e colla sua cuffietta nera in capo, li stava aspettando.

      Con un sorriso sulle labbra la buona donna si avvicinò al carrozzino quand'esso sostò, e affabilmente, con quel modo incoraggiante che concilia di primo acchito la simpatia, tese le mani a Loreta.

      La giovane balzò a terra, afferrò le mani della signora e con espansione, vincendo con uno sforzo la riluttanza di lei, gliele baciò replicatamente:

      –Come la ringrazio! come la ringrazio!

      La signora Chiara si strinse la ragazza al petto, dandole un bacio sulla bocca:

      –Ma che, ma che! Siate benvenuta nella nostra casa. Lassù c'è bene un posto anche per voi…

      Loreta, confusa, sorpresa quasi, da quell'accoglienza tanto affettuosa, si provò indarno a parlare. Le parole non le uscivano, mentre una lagrima le scorreva giù per le guance patite.

      La signora le cinse col braccio la vita e riprese il cammino verso la casa.

      –Aveva ragione Prè Letterio, – disse dopo un lungo silenzio la giovane, – aveva ragione quando mi scrisse che avrei trovato la bontà più grande…

      –Prè Letterio ci vuol troppo bene, – rispose la signora Chiara. – Non è bontà questa. È un dovere ed una gioia. Io spero che mi vorrete bene, e che sarete contenta in mezzo a noi.

      –Se sarò contenta!.. Dio è stato così pietoso verso di me, mandandomi questa grazia. Se vi vorrò bene?.. Come mai altrimenti!

      E nel trasporto sincero della sua gratitudine, altre cose la giovane soggiunse, ed altre molte ne avrebbe soggiunte se la signora Chiara non glielo avesse proibito. "Era momento di finirla adesso! Doveva riposarsi, doveva tranquillizzarsi che proprio il bisogno ce lo aveva. E poi già glielo comandava e intendeva di essere subito obbedita…"

      Tale fu l'ingresso di Loreta nella famiglia dei Sant'Angelo.

      IV

      Per quanto da una parte le accoglienze fossero state cordialissime, e per quanto dall'altra vi avesse risposto la più calda riconoscenza, certo, ne' primi giorni non potè completamente essere vinto quel vicendevole imbarazzo, che tratto tratto s'impadroniva così dei Sant'Angelo come di Loreta, e che tutti e tre riuscivano assai malamente a dissimulare.

      V'erano delle ore nella giornata-quelle specialmente che di solito sono consacrate alle intime confidenze familiari-in cui cotesto imbarazzo manifestavasi più molesto. Alla sera, quando terminavano la cena e si erano esauriti i soliti argomenti della chiacchiera giornaliera, facevasi assai sovente un improvviso silenzio fra que' tre personaggi. La signora Chiara andava a sedersi nella sua grande poltrona, in un angolo della stanza, che rimaneva quasi immerso nella penombra, accanto alla stufa dove già s'era acceso il primo fuoco; il professore si poneva a giocherellare col grosso cane di casa-un bel terranova dagli occhi intelligenti-che veniva a posargli la testa sulle ginocchia. Loreta rimanevasene al suo posto, pallidissima, collo sguardo fisso a terra, come assorta in una lontana visione. Sulla sua fronte bianca si sarebbe creduto di scorgere una nube di tristezza. E nel fissarla attentamente quasi s'indovinava uno sforzo ch'ella s'imponesse per celare il vero stato dell'anima sua.

      La signora Chiara pescava nelle proprie memorie, per rompere que' silenzi incresciosi, i vecchi aneddoti paesani, le burlette di cui in altri tempi era stato maestro il nonno Sant'Angelo, qualche strofetta allegra, di quelle che l'arguto vecchietto improvvisava ne' momenti di buon umore nella sua caffetteria di Tricesimo e che si citano ancora oggi nel Friuli insieme a' versi migliori di Pietro Zorutti.

      E quando Loreta sorrideva:

      –Eh! eh! – esclamava tutta soddisfatta la buona signora-casa Sant'Angelo è stata sempre casa di gente allegra. Visacci mai, neanche nelle ore cattive. E tutti così: il nonno non si dice; il babbo di Mattia, con tanti pensieri, allegro sempre anche lui. E Mattia come lo vedete, con tutti i suoi studi e le sue medaglie e i suoi occhiali d'oro, così serione ch'egli pare… Ma se ci si mette!

      –Non ci credete veh! alla mamma. Dice così per farmi arrabbiare.

      –Sicuro, poverino! Ma se mi ponessi a narrare un paio soltanto delle sue storielle!

      E ne narrava alcune difatti, ad onta delle proteste che il professore affettava di fare.

      Una fra quelle storielle era graziosissima davvero e curiosa anche per la sua eccentricità.

      Si riferiva al grosso cane di Terranova, che accompagnava dovunque il professore come la sua ombra e per il quale in famiglia si avevano grandissime cure.

      La storiella rimontava ad un paio di anni ed aveva avuto origine da un singolare processo che per il corso di molti mesi era stato argomento di ardenti discussioni in tutto l'alto Friuli. Si trattava di una querela sporta contro il professore Sant'Angelo al tribunale di Udine da un notissimo prete di Collalto, don Giovanni Morganti, a proposito del diritto di proprietà sur una breve zona di prato, che trovavasi sul confine de' loro possedimenti. Era una prateria piccina, di poche centinaia di metri quadrati, che dava ogni anno uno scarsissimo raccolto di fieno e che, a giudizio della gente, non meritava certo il chiasso e le spese che i due litiganti avevano fatto. Ma c'era per questo la sua brava ragione. In quel campo pochi mesi prima un contadino, scavando una fossa, aveva trovato una piccola urna contenente dieci o dodici monetucce coll'effigie dell'imperatore Massimino, una fibula, una collana di ametiste e due aghi crinali, che al professore Mattia erano parsi un vero tesoro. Il prete Morganti, collettore arrabbiato di vecchie medaglie, e che in fondo sentiva una grande invidia per la bella fama del Sant'Angelo, non aveva più dormito i suoi sonni tranquilli. E avendo, tra antiche carte di famiglia, ritrovato certi documenti, che gli parevano dargli un titolo ad accampare de' diritti su quel pezzo di terreno, s'era affrettato a movere lite al professore.

      La lotta fu lunga. Gli avvocati-i migliori di Udine-moltiplicarono scritture e controscritture. I due litiganti ebbero a spendere di gran quattrini. Ma la vittoria infine rimase al Sant'Angelo.

      La sentenza del tribunale, se mise in regola la questione giuridica, non bastò a conciliare i due antagonisti. Il prete non si dette più pace e non lasciò occasione per manifestare il suo malanimo contro l'usurpatore. Questi dal canto suo se la godette a rispondere coi dispetti ai dispetti. E ne pescò di quelle che fecero montare il prete Giovanni su tutte le furie. Basti il dire che un bel giorno, per far rabbia a don Morganti, gli venne il ticchio di imporre al suo grosso terranova il nome di prè Zuan, cosa che fece ridere di cuore tutto il paese e fruttò al magnifico cane una rinomanza quasi maggiore di quella procurata da Alcibiade al suo col famoso taglio della coda.

      –Eh! ho ragione io se dico che i Sant'Angelo sono gente allegra! – concludeva la signora Chiara tutta gongolante nel vedere che un sorriso illuminava la bella faccia della giovane Lambertenghi.

      La signora Sant'Angelo provava una soddisfazione, nell'agire in tal guisa. Ottima di cuore e un po' facile a prestar fede a quello ch'essa soleva chiamare il volere del destino, aveva sentito di primo impulso, appena l'ebbe veduta, una viva simpatia per la nipote. Ne' suoi lineamenti severi, in quegli occhi pieni di pensiero, nella parola di lei misurata e dolce, le pareva di avere già indovinato il carattere della giovane. Certo in quell'anima la tempesta delle passioni doveva essere già passata implacabile, lasciandovi il segno del suo furore. Ma in quell'anima non poteva essere distrutta l'ingenita delicatezza di sentimento, che è la più bella qualità di ogni umana creatura. Tutto questo la signora СКАЧАТЬ