Le Veglie Di Giovanni. Johann Widmer
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Название: Le Veglie Di Giovanni

Автор: Johann Widmer

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

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isbn: 9783752940992

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СКАЧАТЬ prossime elezioni. Qualcuno gli avevo già fatto certe promesse e allusioni, che sarebbero ovviamente cadute nel nulla.

      Ferro aveva equipaggiato la sua truppa con walkie-talkie e stabilito il suo quartier generale all’interno del suo fuoristrada. Con una carta sulle ginocchia e il walkie-talkie nella mano guidava la battaglia dei suoi fedeli. Acciaio aveva preso posizione su una collina sovrastante il territorio, insieme ad una manciata di fedeli che poteva utilizzare come corrieri e sparare il colpo con il quale aprire la battuta di caccia.

      I cani perlustravano la boscaglia, i battitori iniziavano ad urlare, a chiamare e a sparare per spingere i cinghiali davanti ai fucili dei cacciatori.

      Per i cinghiali era arrivato il giorno del giudizio. Si era scatenato l’inferno.

      Per i non addetti, come minimo, poteva sembrare la battaglia di Montecassino o di Verdun, poiché, sentite dal paese non si potevano distinguere le schioppettate delle due fazioni. I battitori gridavano e – presi dall’entusiasmo – sparavano colpi per aria, i cacciatori sparavano a tutto quello che si muoveva davanti ai loro fucili. I cani abbaiavano e ululavano fino all’isteria. Era una vera, meravigliosa battuta di caccia al cinghiale.

      Quando non c’era più niente a cui sparare, il capo suonava la tromba, segnale di avviso per la fine della battuta di caccia.

      Era arrivato il momento di contare, di fare il bilancio.

      Ciascuno dei due gruppi aveva abbattuto all’incirca due dozzine di cinghiali, di diverse grandezze.

      Che ci fossero andati di mezzo anche alcuni cani non stupiva nessuno in modo particolare, faceva parte del gioco. Ma quando, dietro un cespuglio, fu trovato – poco prima di andare via – il cadavere del segretario del partito crivellato di colpi, a qualche cacciatore tremarono le gambe.

      La Pensione

      Dai nostri parti tutti lo conoscono, il Beppino che abita nella piccola casetta bianca sotto la cava di pietra. Anni fa, aveva circa 35 anni, lavorava come tagliapietre nella cava. Un lavoro veramente pesante, faticoso e maledettamente insano.

      Al pesante lavoro poi si aggiunge la polvere, e come voi ben sapete, la paura della silicosi, che irrigidisce i polmoni.

      Quando Beppino tornava la sera dal suo lavoraccio dava ancora da mangiare alle sue due caprette, buttava una manciata di grano alle galline e preparava cena cuocendo un denso minestrone.

      Dopo faceva ancora dei lavoretti nel suo orto dove c’era sempre qualcosa da fare e all’imbrunire si coricava.

      Non è vita questa, soltanto lavorare, mangiare, dormire, e poi... tutto da solo.

      Non si vedeva mai in paese, o magari soltanto una volta all’anno all’ARCI, a bere un bicchiere di vino, senza dire tante parole, poi ritornava nella sua casetta.

      Una vita desolante e monotona che avrebbe ammazzato qualsiasi altra persona, ma sembrava che a lui piacesse, una volta disse persino far parte delle persone più felici della terra.

      Eh sì, cosa ne sapeva Beppino della felicità e quanto poco conosceva di questo mondo il sempliciotto.

      Doveva essere stato nei primi anni Settanta, durante una di quelle estati piovose, quando un giorno sentì dei forti dolori alla gamba sinistra. Un semplice colpo della strega, ma chi l’ha subito sa bene quanto sia doloroso. É l’inferno puro.

      Ad ogni passo si sentiva trafitto come da coltelli infuocati e durante il suo lavoro soffriva terribilmente. Ma lui resisteva, stringeva i denti e la sera si faceva degli impacchi rinfrescanti.

      Finalmente i dolori sparivano ma poi si gonfiavano i suoi piedi e faticava per mettersi le scarpe. Il giorno seguente anche le sue ginocchia si erano gonfiate.

      Un collega di lavoro gli consigliava di consultare urgentemente un medico per farsi prescrivere più medicine possibili ed un mese di malattia.

      Il primo giorno di ferie Beppino si sedeva nella sala d’attesa del medico in paese.

      Era sorpreso di vedere quanti paesani fossero malati e quando ebbe saputo delle varie e gravi malattie gli sembrava di esser fuori luogo coi suoi dolorini.

      Cosa saranno mai due gambe gonfie che sì, facevano un gran male, al confronto con tutte queste terribili sofferenze dei suoi paesani.

      Cosa non sentiva di cisti, tumori, menischi, vene varicose, ulcere allo stomaco, malattie del fegato, ostruzioni intestinali, malattie delle coronarie, infarti, embolie, blocchi renali e degli annessi interventi chirurgici, talvolta letali, che ne restò molto impressionato.

      Accanto a questa illustrissima moltitudine di eroici malati si sentiva come un cane vigliacco, un essere meschino, un simulante.

      Tanto fu sorpreso, quando se ne accorse, che il medico non ignorava affatto i guai alle sue articolazioni doloranti, e che se ne faceva delle riflessioni.

      Con due confezioni di medicine lasciò l’ambulatorio con l’invito del medico a riposare e tornare tra otto giorni.

      Nella sala d’attesa si vedeva un generale scuotimento di teste. Con solo due confezioni Beppino si lasciava accontentare!

      E se poi avessero saputo che sacrificava le sue ferie per mettersi in sesto!

      Dopo una settimana, le ulcere si erano ridotte, i dolori diminuiti. Tutto fiero raccontava dalla sua guarigione nella sala d’attesa.

      Sguardi compassionevoli.

      Poi qualcuno (soffio al cuore e Angina pectoris) gli chiedeva esterrefatto se avesse veramente assunto le medicine.

      Ingenuamente Beppe approvava.

      “Ma è mai possibile questo!” esclamava l’altro, “e poi sei così vicino alla pensione! Non può essere vero!”

      Beppe non capiva niente.

      Poi si intromette un altro (un indefinito e serio problema alla schiena) e inizia a spiegare: “Guarda, mio caro Beppino, a te piace lavorare e sgobbare nella cava. Se non vieni colpito un giorno da un masso di pietra avrai la reale possibilità di soffocare di silicosi che dev’essere terribile, te lo dico io. Se sei fortunato potrai goderti la tua magra pensione di vecchiaia con le articolazioni storte, gambe gonfie e schiena rotta.

      Dev’essere una vera goduria lì nella casa di riposo, in carrozzina. Certo, verremo a trovarti ogni tanto, poverino. Se tu invece volessi ancora aspettarti qualcosa dalla vita, ma fatti prescrivere al più presto una invalidità e spendi la tua pensione onestamente e con gioia e onore e fai da uomo distinto tutto quello che ti piace: allevare caprette, giocare a carte, stare seduto sul muretto in piazza e se ti piace proprio puoi persino ancora sposarti e dedicare il tuo tempo libero ad una femmina carina.

      A loro piacciono gli uomini con una pensione e non importa se sei zoppo o brutto come la notte, se hai un naso che sgocciola, se sei storto come la Torre di Pisa, l’importante è che ci sia la pensione.

      Ma così come sei adesso, mio caro Beppino, non ti vuole nessuna”.

      Beppe aveva capito, ma in qualche modo non gli sembrava giusto, non proprio onesto.

      Allegria generale.

      “La СКАЧАТЬ