Название: Le Veglie Di Giovanni
Автор: Johann Widmer
Издательство: Bookwire
Жанр: Языкознание
isbn: 9783752940992
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I giovani rimanevano inflessibili e infine minacciavano di fondare una Associazione propria.
Questo metteva la vecchia guardia in fermento. La riunione slittava alla sera successiva, di modo che tutti potessero dormirci sopra. C’era ben poco da dormire. Al contrario, le prossime ore furono rimpinzate di intrallazzi, promesse, minacce, proposte di mazzette e di dure trattative segrete.
La sera dopo il segretario del partito in persona proponeva 34 candidati per l’elezione della Commissione di Caccia, composta da 17 persone.
Dopo un animato dibattito il vertice del partito si dichiarava d’accordo. Entrambi – partito e opposizione –potevano fare 17 proposte.
Si era fatto molto tardi, motivo per derubricare l’elezione alla sera successiva.
Ciascun gruppo portava con sé i propri membri e i propri simpatizzanti.
La sala comunale era piena all’inverosimile.
Evidente che la frangia conservatrice del partito aveva organizzato una schiacciante superiorità, presentando i candidati. Tutti cacciatori esperti, compagni meritevoli del partito, rappresentanti comunali e partigiani leggendari. Contro di loro, i candidati dell’opposizione, erano giovanotti immaturi, cacciatori dilettanti e principianti, non avevano nessuna chance.
L’esito del voto sembrava già scontato sin dall’inizio a favore della vecchia guardia. Ed è proprio per questo che il partito, nella convinzione di vincere, aveva rinunciato alle solite manipolazioni. Con molta tranquillità poteva attendere il verdetto.
Dopo lo spoglio delle schede, il cielo del partito si oscurava e regnava un grande sgomento.
9 dei 17 seggi erano stato conquistati dai giovani.
La grande esultazione sovrastava il quasi altrettanto rumoroso digrignare dei denti nei ranghi del governo. La nomenclatura trascorreva il resto della notte in trattive segrete.
Qualcosa doveva essere andato storto, questo era chiaro. Chi non aveva seguito le linee-guida del partito?
Chi aveva votato per l’avversario? Quali erano i franchi tiratori?
Si voleva e si doveva di nuovo far vedere chi aveva l’ultima parola. Un’azione di pulizia si imponeva. Esistevano dei mezzi già sperimentati per far ragionare le pecorelle smarrite.
Per prima cosa c’era bisogno di una piccola correzione della procedura elettorale.
Ma all’improvviso il segretario del partito si opponeva e consigliava di accettare il voto.
Eloquenti scambi di sguardi seguirono.
Dunque, è da quella parte che tirava il vento, un vento che sapeva di tradimento.
Venivano pure consultati influenti personaggi del partito provinciale.
Anch’essi consigliavano di lasciare che le cose seguissero il loro corso perché nella situazione attuale non c’era spazio per manipolazioni senza che qualcuno se ne accorgesse. Si potrebbe anche vincere arrendendosi, e tra l’altro, non si dovevano perdere di vista le prossime elezioni del parlamento, cioè non bisognava indispettire l’elettorato giacché la situazione politica del Paese sarebbe già abbastanza confusa e richiederebbe una acuta sensibilità.
Brontolando, gli sconfitti si arrendevano.
Come da tradizione il presidente del Comitato Organizzativo venne designato dal presidente del partito.
E guarda un po’, costui nominava capo un certo Ferro, un giovane, con la misera scusa che era il suo gruppo ad aver ottenuto la maggioranza in Commissione, e pertanto il diritto alla presidenza.
Nonostante Ferro fosse un tipo furbo, una specie di eroe di paese - attaccante di successo nella squadra locale di calcio - i vecchi non intendevano ingoiare il rospo.
Ponevano un ultimatum: o veniva eletto Acciaio, il versatile pluriennale capo o avrebbero fondato una nuova Associazione.
Fu così che da un momento all’altro si trovarono di fronte il nobile circolo dei cacciatori Senior - patrioti valorosi - contro lo Junior club degli immaturi seguaci di Sant’Uberto.
Accesi dibattiti e scaramucce venivano pacificati dal Sindaco nei giorni successivi. Dopo aver accettato i consigli del segretario del partito, stabiliva per Decreto di dividere il territorio comunale in due zone di caccia mettendole a disposizione alle due Associazioni.
La linea di demarcazione attraversava la zona boscosa nella parte meridionale del Comune, là dove si nascondeva la maggior parte dei cinghiali. Appena terminata la delimitazione, di notte, venivano mandate delle pattuglie di ricognizione per esplorare il passo della selvaggina e individuare le pozze di fango. Oltretutto venivano inviati anche dei volontari nella zona degli avversari, dove sparare all’impazzata per notti intere, in modo da scacciare i cinghiali dirigendoli – possibilmente – nel proprio territorio.
Acciaio minacciava i suoi avversari con botte, espulsione dal partito e denuncia ai carabinieri, con l’accusa di bracconaggio prima dell’apertura ufficiale della caccia. Due giorni dopo però, suo cugino Ottorino veniva acciuffato nella zona boschiva avversaria. Con il fucile spezzato e il fondoschiena sanguinante tornava in paese dopo la sua fallimentare spedizione.
Il vertice del partito era infuriato per l’offesa recata ad un consigliere comunale in carica, offendendo in tal modo i Diritti Umani. Questo era un oltraggio ad un pubblico ufficiale, un affronto alle istituzioni statali e un’offesa al patriottismo partigiano, visto che il malconcio era un portatore di varie medaglie al merito. Bisognava assolutamente fare qualcosa contro la spocchiosa masnada di gioventù deviata, reazionaria e neoborghese. Bisognava assolutamente fermare i malandrini, impedire a questi Hooligans una volta per tutta il loro fare criminale.
La metà del paese era indignata.
L’altra metà ormai scoppiava di gioia per la disgrazia altrui.
Purtroppo, si venne a sapere ben poco del seguente incidente, poiché il medico del paese, avendo estratto i pallini di piombo dalla schiena di uno sfortunato giovane appartenente al gruppo di Ferro, aveva osservato il segreto professionale.
Alcune insignificanti dispute riempirono il lasso di tempo prima del grande giorno nel quale, finalmente, lo spettacolo poteva avere inizio.
Il giorno X cadeva in un giorno feriale. Il sindacato decideva lo sciopero generale, in modo da permettere al popolo dei lavoratori di poter partecipare alla grande battuta di caccia.
Molto prima del sorgere del sole, due interminabili colonne di automobili si allontanavano dal paese, e sul fare del giorno i battitori, i padroni dei cani e i cacciatori prendevano posto nelle rispettive postazioni.
I due capi erano molto nervosi poiché l’esito della giornata andava ben oltre l’onore del cacciatore. Si trattava della questione del Potere.
Il partito degli sconfitti avrebbe dovuto, sicuramente, fare i conti con la derisione.
Nel caso che tutto dovesse versare al peggio, Ferro rifletteva su una sua eventuale emigrazione. Avrebbe forse potuto trovare un posto nel Milan o cercare lavoro in Germania o in Belgio. Per conto suo, Acciaio sapeva di dover vincere questa battaglia. Nel caso contrario, il suo prestigio nel paese СКАЧАТЬ