Incantesimo D'Amore. Kristen Strassel
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Название: Incantesimo D'Amore

Автор: Kristen Strassel

Издательство: Tektime S.r.l.s.

Жанр: Современная зарубежная литература

Серия:

isbn: 9788835418726

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СКАЧАТЬ fosse finito nel cortile di un perfetto sconosciuto.

      «Farò in modo che ne valga la pena, Nora.» Il suo sorriso era tutto per la nonna. Era lei ad avere la piena attenzione di quella splendida creatura.

      Sussultai come se una corrente elettrica mi avesse attraversata. La piccola spilla con il drago mi cadde di mano e andò a sbattere contro il tavolo. Alla fine, ebbi l’attenzione di quell’uomo. L’elettricità veniva direttamente da lui, ne ero sicura, e ci stava vincolando l’uno all’altro. Quegli occhi. Dannazione. Non riuscivo a guardare da nessun’altra parte. Erano verdi come il peridoto, e più sbalorditivi di ognuna delle gemme sulla scatola che sperava di sottrarre a mia nonna.

      La nonna mi afferrò il braccio, e fu come se un vetro fosse andato in frantumi. «Prendi la tua spilla. Vediamo se Jerry è dell’umore giusto per farci lo sconto.»

      Guardai alle mie spalle mentre la nonna mi trascinava dal tizio che possedeva la casa, Jerry, che probabilmente si sarebbe accorto di aver commesso un errore mettendo quella bellissima scatola sul tavolo di una svendita. Alla nonna sarebbe preso un colpo se lui avesse deciso di non cedergliela.

      Quel concentrato di whisky alto e scuro non si mosse, come se fosse una delle opere d’arte in vendita.

      «Che prezzo puoi farci, Jerry? Mia nipote vuole questa spilla e io sono disposta a farti un’offerta equa per la scatola, se questo pomeriggio stai cercando di fare un po’ di soldi.»

      Jerry guardò la nonna con diffidenza. «Tu non vuoi quella scatola, Nora.»

      Lo sapevo.

      «Sei in combutta con quella lucertola troppo cresciuta?» sbottò lei. La nonna aveva i suoi gusti, ma si stava comportando in modo terribilmente territoriale con la scatola. «Ti do venti dollari per tutte e due.»

      Venti dollari. Jerry strinse le labbra, e io mormorai un mi dispiace.

      «Accetto. Ma ti ho avvertita.»

      «Non esiste la sfortuna, solo le cattive intenzioni» mormorò la nonna mentre gli consegnava i soldi. Si girò sui tacchi e fece un cenno con la testa perché la seguissi. Per quanto riguardava la nonna, quella svendita era terminata.

      Non avevo idea di cosa fosse appena successo. Seguii la nonna fino alla macchina, superando quel bellissimo uomo che lei aveva definito un rettile, che era ancora in piedi vicino al tavolo dei gioielli, sbalordito.

      La nonna fece quasi fuori le gomme quando uscì dal parcheggio.

      «Mi vuoi spiegare cos’è appena successo?» le chiesi.

      Lei emise un suono di disapprovazione. «Volevo la scatola. E non avrei permesso a Fiato di Lucertola di contrattare per averla.»

      «Dubito che quel tipo avesse il fiato di una lucertola. Sembrava...» Come potevo ammorbidire un po’ le cose parlando di Super Sexy, dal momento che la nonna, evidentemente, nutriva del rancore nei suoi confronti? «Aveva un gran buon odore.»

      Ecco, non c’era da stupirsi che fossi ancora single.

      Lei emise un lungo sospiro. «Sì, è bello, ma devi dimenticarti di lui.»

      Dimenticarmi di lui? Di quegli occhi? Di quella voce? Non sarebbe successo tanto presto. Avevo una scatola intera piena di sex toys che aspettavano solo di essere provati, e avevo un disperato bisogno di quel tipo di ispirazione.

      «Voi due, ovviamente, vi conoscete già.» Diedi alla nonna la possibilità di tappare gli enormi buchi di quella storia, ma lei si limitò a serrare le labbra. «Sarebbe molto più facile portargli rancore assieme a te se mi spiegassi cosa ti ha fatto.»

      «Più a lungo rimani a Summerland, più a lungo ti renderai conto che non tutto è come sembra.» La nonna pigiò di nuovo con forza sui freni: una macchina era sfrecciata fuori da un parcheggio come se non ci avesse nemmeno viste. «C’è mancato poco.»

      «Non hanno nemmeno frenato.» Il mio cuore stava battendo all’impazzata. «Se questa cosa ha a che fare con la magia, mi piacerebbe che me la spiegassi. Sono qui per imparare. La mamma non ha risposto a nessuna delle mie domande al riguardo.»

      «Tua madre di certo non mi ha reso le cose facili.» Non parlavamo spesso di mia madre proprio per quel motivo. Era l’opposto della nonna, abbracciava l’ordinario, mentre la nonna si dilettava con lo straordinario. «Non posso insegnarti tutto in un giorno.»

      «Stai parlando per enigmi» gemetti. «Se non me lo dici, darò per scontato che tu abbia avuto una focosa relazione con quell’uomo, e che il motivo per cui vuoi che gli stia alla larga è perché a letto faceva schifo.»

      La nonna rise. «Pensa ciò che vuoi, Sophie. Ho accettato di insegnarti la magia, ma questo significa che lo faremo alle mie condizioni. La magia ha bisogno della giusta energia per prosperare. L’odio e l’intimidazione la soffocano come una candela spenta.»

      «Scusa» le dissi. La sua resistenza a parlarmi di quel tipo stava facendo sbocciare la mia curiosità.

      Entrò nel vialetto, spense il motore e poi posò una mano sulla mia. Non sembrava affatto una donna di settantacinque anni. E io avevo ereditato quella qualità. Le mie amiche venivano chiamate signora, mentre a me veniva ancora chiesta la carta di identità quando dovevo comprare anche solo del vino in cartone. «Non volevo insinuare che tu sia stata irrispettosa. Ma considera quella di oggi una lezione. E dimenticati di quell’uomo.»

      «Okay per la prima cosa.» Mi chinai e la baciai su una guancia. «Ma per la seconda? Impossibile.»

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      Capitolo 2

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      Tyson

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      Nora Whynot era la peggior incantatrice del mondo. Ma essendo l’unica un po’ professionale di Summerland, era ancora in attività. La sua magia aveva più cortocircuiti di una scheda madre bruciata, e avrei dovuto lasciare quella svendita nel momento in cui l’avevo vista gironzolare tra i tavoli.

      Avrei davvero dovuto.

      Forze più potenti di lei mi avevano trattenuto lì, distraendomi dal mio scopo. Ora dovevo dire al resto dei ragazzi che Nora Whynot aveva avuto la meglio su di noi. Ancora.

      Il nome con cui chiamavamo gruppi come il nostro era tuono, una parola evocativa che rendeva bene l’idea di chi, o cosa, noi fossimo.

      «Dov’è la scatola?» mi chiese mio fratello Chance. Tecnicamente, era più СКАЧАТЬ