Spasimo. Federico De Roberto
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Название: Spasimo

Автор: Federico De Roberto

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066072346

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СКАЧАТЬ solamente il Vérod non era più, come prima, sicuro di sè; ma da accusatore pareva a un tratto essersi ridotto ad accusato, talmente si confuse a quell'interrogazione che pur doveva prevedere. Rimasto un poco in silenzio, fatto per dire qualcosa, poi pentito e di nuovo esitante, si avvicinò al giudice tendendogli una mano.

      —Se voi sapeste, signore,—disse con voce malferma e sommessa,—che tumulto di sentimenti ho nel cuore, come ho paura di parlare, come ho bisogno d'affidarmi alla vostra indulgenza, alla vostra discrezione, per dire ciò che ho da dirvi!…

      Quella invocazione fu espressa con tanta delicatezza e sincerità, che il Ferpierre ne fu commosso. Pure non volle ancora provocarlo a farsi riconoscere, aspettando di vedere se egli stesso avrebbe alluso ai loro rapporti d'un tempo. Lasciate le sue carte e stretta la mano che il giovane gli tendeva quasi per afferrarsi a lui, rispose:

      —Sarebbe già il dover mio; ma facciamo di meglio: dimentichiamo piuttosto la nostra condizione rispettiva e confidatevi non al magistrato, all'uomo.

      —Grazie, signore! Io vi ringrazio di queste buone parole… Al magistrato, infatti, non avrei molto da dire, non riuscirei forse a comunicare, mancando di prove reali, la mia morale certezza…

      —Ed all'uomo?

      —All'uomo… all'uomo io domanderò: Chi ha sopportato la vita quando era piena di nerezza, credete voi che possa fuggirla mentre vede finalmente la luce risplendere? Chi ha disperato rassegnatamente, in silenzio, si dorrà, si ribellerà all'imprevista speranza?…

      Il giudice che era stato a udirlo a capo chino, senza guardarlo, non rispose subito.

      Levati gli occhi su lui, interrogò dopo un poco a sua volta:

      —Eravate molto intimo della defunta?

      Il giovane taceva. I suoi occhi si gonfiarono lentamente di lacrime.

      —Non dovrei, no, dire questa cosa…—mormorò con voce rotta.—A nessuno io direi un secreto non mio… non tutto mio… E mi pare, guardate, che Ella se ne dolga, che mi vieti di aggiungere altro.

      —Voi l'amaste?

      —Sì!

      Le sue lacrime s'erano arrestate, il suo sguardo esprimeva ora una gioia orgogliosa, un'altera felicità.

      —Sì, d'un amore che può essere confessato, con alta fronte, dinanzi a chiunque. Perchè lo negherei?

      —Anch'ella vi amò?

      —Sì!… E il mondo non seppe, non saprà mai che cosa fu l'amor nostro. Il mondo è tristo e a breve andare la vita inquina tutte le cose. Ma nulla, non un atto, non una parola, non un pensiero contaminò una sola volta il sentimento del quale vivemmo.

      —Nondimeno il principe ebbe ragione d'esser geloso?

      L'espressione di superba beatitudine che animava il Vérod diè luogo a un'amara contrazione di sdegno.

      —Geloso?… Per esser geloso egli avrebbe dovuto amarla! E se l'avesse amata, fedelmente, puramente, sarei stato amato io stesso?

      Il Ferpierre fu stupito dalla manifestazione di quest'idea. Non rammentava egli bene le crude e ingrate verità delle quali il Vérod sin da giovane era stato predicatore: oppure il pessimista, lo scettico si era convertito?

      —Ma dunque in che rapporti stavano il principe e la contessa?—continuò frattanto a interrogare.—Non è da dubitare che s'amassero un tempo?

      —Voi sapete, signore, che questo nome, che il nome d'amore si dà a tante cose diverse: alle nostre illusioni, ai nostri capricci, alle nostre cupidità… Sì, ella lo amò d'un amore che fu illusione ed inganno. Ella lo amò perchè credette di essere amata da lui; da lui, che sa odiare soltanto!

      —Come mai non si separarono, allora?

      —Egli, sì, volle separarsene. Glie lo disse, le gettò in faccia la sua fedeltà; l'abbandonò, più volte. Ella non volle riconoscere d'essersi ingannata, o lo riconobbe soltanto tra sè; e pensando che gl'inganni si pagano, che gli errori si scontano, accettò il martirio.

      —Potete precisare in che consisterono i mali trattamenti?

      —Chi può ridirli tutti? Ogni suo atto, tutte le sue parole erano un'offesa o una durezza.

      —Da chi lo sapeste?

      Quantunque il giudice avesse nascosto sotto quell'espressione ambigua il suo dubbio, il giovane protestò:

      —Non da lei, signore! Io non udii mai da lei un lamento contro quell'uomo!… Seppi, vidi io stesso… Lo conobbi a Parigi, molti anni addietro, prima che fosse con lei: so quel che vale. Non io solo: tutti lo sanno.

      —V'incontraste con lui dopo che conosceste la contessa?

      —Mai. L'anno scorso pareva ch'egli l'avesse lasciata per sempre. Ora, dopo il suo ritorno, lo vidi da lontano una o due volte.

      —Che cosa sapete intorno alla sua attività politica?

      —Che non fu uno dei meno gravi dolori della infelice.

      —Ignorava ella, quando lo incontrò, gli scopi ch'ei prosegue?

      —Non so… non credo… Ma se pur seppe che lo avevano bandito dalla patria e condannato a morte, buona e sensibile come ella era dovè tremare di pietà per lui. Se egli le disse che questa sua sete di sangue è amore di libertà e di giustizia, carità degli oppressi e sogno di perfezione, l'anima sua ignara del male dovè fors'anche accendersi d'entusiasmo ed ammirarlo!…

      —Credete che il disinganno sopravvenisse molto presto?

      —Troppo presto… e troppo tardi! Sì!

      —Quando la conosceste?

      —L'anno passato.

      —Dove?

      —Qui, al Beau-Séjour.

      —Non aveva ancora preso in affitto la villa?

      —Sì, ma stette alcune settimane all'albergo.

      —Dove passava l'inverno?

      —A Nizza.

      —Dunque l'anno passato essi non erano più insieme?

      —No.

      —Egli era tornato da poco tempo con lei?

      —In questi ultimi mesi.

      —Quella donna, quella giovane, sapete dire chi è?

      —Una sua connazionale e correligionaria.

      —Conoscete la natura dei loro rapporti?

      —No; ma non è difficile indovinarli.

      —Sarebbe anch'ella sua amante?

      —-Vi СКАЧАТЬ