Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo. Francesco Domenico Guerrazzi
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Название: Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo

Автор: Francesco Domenico Guerrazzi

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066069834

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СКАЧАТЬ di voce in gola gridò: — La maledizione di Sodoma sopra di te....

      E proseguiva, senonchè il capitano Angiolo lo interruppe dicendo: Padre Bernardino, i Francesi non possono sentire le vostre parole, ma possiedono ottimi cannocchiali per vedere i vostri gesti: andate sotto coperta; io ve lo impongo.

      Ma siccome dai moti di stizza del buon frate il signor Giacomo conobbe, che il suo voto di obbedienza stava sul punto di ricevere un serio affronto, gli bisbigliò destramente negli orecchi: — Venite che vi racconterò tutto il successo su lo sciabecco francese. Il frate, curioso come tutti i compatrioti suoi, non se lo fece dire due volte, ed i compagni lo seguitarono.

      Il signor Giacomo raccolse tutte le sue virtù oratorie per fare un racconto a modo e a verso, capace di tenere ferma l'attenzione dell'uditorio; e su questo aveva abilità da rivendere. Più difficile gli riuscì presentare le cose in maniera, che tornassero in vantaggio della reputazione del capitano Angiolo: tuttavolta, quantunque ci mettesse dentro ottimo volere, ebbe a concludere che quanto alla fedeltà del capitano gli pareva potere dormire, e con esso lui tutti i gentiluomini a cui aveva l'onore di parlare, su due guanciali: forse non tanto si sarebbe confidato nella sua audacia: ma permettersi osservare che nel caso presente l'avventatezza poteva per avventura perderli, mentre la prudenza e la sagacia gli aveva salvati....

      — Ma noi abbiamo bisogno di audacia, gridò il frate, e sempre audacia; davanti a questa i Francesi cagliano, l'umiltà altrui ne cresce la superbia.

      — Eh! sarà come dite, mio signor frate; ma dacchè sembra, che anche per tutt'oggi noi dobbiamo restarci sul mare, non vi parrebbe opportuno di finire il racconto delle fortune côrse? Assicuratevi, ch'io ne ricavo diletto pari alla istruzione.

      E fu colpo maestro del signor Giacomo, e quasi un grattare la pancia alla cicala: imperciocchè il frate, premuroso di provare come i Côrsi, nelle frequenti loro ribellioni e vendette, avessero fatto opere da meritarsi il paradiso, rispose: — Sicuramente che io ve la vo' finire la mia storia; e vera, sapete, non come l'hanno raccontata tanti bricconi di Genovesi, che il diavolo confonda: però mi bisognerà toccare i sommi capi, e su i casi minori scorrere di volo, chè altrimenti la sarebbe faccenda lunga. Voi lo sapete, gl'invasori rassomigliano un po' noi altri frati: quando chiudiamo la sepoltura diciamo: chi sta dentro se n'è andato in pace: però noi caliamo nella tomba i morti, mentre gl'invasori presumono metterci i vivi. Così i Genovesi a noi. Levateci le penne maestre, invece di blandire l'angoscia della indipendenza perduta, essi presero a bucare gli statuti pattuiti peggio dei vagli; con la forza talora tappavano i pertugi, ma ogni dì si tornava da capo; la fame fu reputata arte di regno, e così la ignoranza, e così lo sperpero delle famiglie. Voi vi avete a figurare che a tale intento moltiplicarono fino a sessantasette i conventi dei frati, mentre di monache ne concessero a pena uno...

      — Io non comprendo, disse l'Inglese, a cui il frate si affrettò rispondere:

      — La è chiara come l'acqua, perchè le donne stando a casa si maritano e stremano le famiglie per via delle doti, e gli uomini, rendendosi frati, in virtù del voto di castità non danno opera allo incremento della popolazione.

      — Il signor Giacomo guardò il frate sottecchi, per conoscere se e' burlasse o dicesse da vero, ma visto che il frate non aveva muscolo che non fosse di buona fede, data una giravolta alla scatola riprese:

      — Bene! ora capisco.

      — Ogni giorno una ferita: ora esclusero i Côrsi dalle dignità ecclesiastiche tutte, perfino dai benefizii semplici, ora dagli officii civili di luogotenenti, cancellieri, capitani di presidio, sindacatori, castellani, notari, massari, munizioniere, esattore; e via via rinfrescandosi i divieti negarono loro gli ufficii di giusdicente, capitano, alfiere, sergente, caporale, ed anco di soldato nei presidii. Rispetto a ladri io ben vi voglio dire altro che questo: certo patrizio genovese, parente di un governatore, reduce della Corsica, gli domandò: le montagne ce le hai lasciate? Ed un altro, quando sentiva sonare a morto, innanzi di recitare il de profundis, domandava: tenne ufficio in Corsica il defunto? — se gli rispondevano: lo tenne; egli ripigliava: allora è fiato buttato; dallo inferno nessuno lo può cavare. Signor Inglese, ponete mente, non siamo noi Côrsi che giudichiamo, bensì sono questi giudizii di Genovesi su Genovesi.

      — Bene, bene, ma gli raccontate voi altri, mormorò il Boswell fra i denti.

      — Però non vi date mica ad intendere che le apparenze offendessero la onestà, anzi il decoro: la tirannia appena nata si agguantò alle gonnelle della ipocrisia, come i putti costumano a quelle della balia per non cascare. Tutti gli oppressori, o vuoi domestici o vuoi forestieri, hanno imparato da Caco a tirarsi dietro i peccati mortali per la coda, affinchè la gente vedendo le orme impresse in terra alla rovescia, li creda usciti, mentre all'opposto sono entrati in casa al tiranno; ma le sono arti che non salvarono nessuno dalle mazzate di Ercole. Di vero non si poterono lungo tempo nascondere le discordie da loro aizzate, gli omicidi promossi come la più grossa delle entrate. Un degno ecclesiastico, il padre Cancellotti della compagnia di Gesù, computa che, durante 30 anni di dominio genovese, la Corsica annoverò 28,000 morti di omicidio, e non furono tutti; e questo perchè? Perchè giudicando il Governatore ad arbitrio o come dicevano ex informata conscientia, vendeva le condanne, poi le grazie o salvocondotti di venire liberamente in paese, detti di tutto accesso, donde le ire riardevano, e quindi morti, ed incendii, e assassinii, desiderata messe di guadagno pei magistrati egregi. Genova faceva pagare un occhio per la patente del porto di arme, e ne vendeva settemila all'anno. Supplicata, vieta le armi, e per ricatto del provento delle patenti, impone due lire per fuoco, ma poi continua a dare le licenze per danaro, ed ella stessa vende ai Côrsi di contrabando le armi, sicchè quando nel 1739 il Magliaboia le levò, furono trovati ai Côrsi mille schioppi proprio con la croce della serenissima Repubblica di Genova. Ma sentitene un'altra: dopo averci immesso alla sordina gli schioppi, ella fustibus et gladiis mena a frugarli, e se li trova, guai! chè fra carcere e multe tu sei rovinato. L'assassinio, come per lo innanzi, tenuto in pregio di arte di regno: Giafferi, Venturini e Natali seppero a proprie spese, come lo stile della cancelleria genovese stesse a petto dello stile della romana curia, provato già da quel povero padre di fra Paolo Sarpi. Ho sentito dire, che procedessero i nostri oppressori libidinosamente, non meno che avaramente e crudelmente, e ci credo, perchè tutte queste qualità si tengono compagnia; ma come a religioso a me non addice allargarmi su questi tasti, ed anche dubito, che presto passasse loro la voglia di toccare i ferri sul banco del magnano: imperciocchè essendosi certa volta vantati di fare strazio delle donne della Isola-rossa, le quali di concerto coi mariti la difendevano, ributtati che gli ebbero dalle mura, esse sortirono arrabbiate, e presine 400 li nudarono, e li percossero con mazzi di ortica tanto, da parerne tanti ecce homo. Dopo l'assassinio non parrà strano nè forte, se l'incendio e la desolazione si reputassero dai Serenissimi pratiche di governo.

      Così la storia nostra registra 120 villaggi arsi di un tratto, provincie intere disertate, popoli spenti: e' pare che per ultimo si trovassero contenti di essere salutati re del deserto. — Nè in casa nè fuori i Genovesi seppero reggere da cristiani mai; ma quando alla incapacità si aggiunse l'odio pauroso, o l'avara gelosia, allora, a giudizio dei loro medesimi concittadini, vinsero quanto ricordano d'immane le storie antiche e le moderne. Essendosi ribellata Savona ventilarono in senato se la si dovesse smantellare delle fortezze, e parve di sì; ma la spesa atterriva; allora sorse in piedi un senatore di casa Doria, il quale così favellò: — Se pur volete ruinare le mura di Savona, senza spenderci un quattrino d'intorno, io ve ne propongo il modo: mandateci due governatori simili all'ultimo, ed è lavoro fatto. Così durò il popolo côrso una lunga agonia, e sarebbe morto, se fosse possibile a un popolo morire: alla fine proruppe; molti fuori, e parecchi in casa, come l'andasse per lo appunto o non sanno o mal sanno: io vi dirò proprio il modo in che fu fatta, perchè mi ci trovai. Piloti pratichi delle tempeste civili a più di un segno avrebbero presagito imminente il turbine; con parole ardenti alla scoperta si andava tastando ora questo, ora quello spediente che pungolasse il popolo con maggiore efficacia; s'incominciò dal sale, che prima СКАЧАТЬ