Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo. Francesco Domenico Guerrazzi
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Название: Pasquale Paoli; ossia, la rotta di Ponte Nuovo

Автор: Francesco Domenico Guerrazzi

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066069834

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СКАЧАТЬ possiamo supporre quello che il padre Bernardino avrebbe risposto, caso mai avesse sentito cotesto strano complimento: fatto sta che, preoccupato dall'Alando, non ci pose avvertenza.

      — Oh! che credevi? — soggiungeva il frate favellando con Altobello, — che il tempo speso a imparare a leggere e a scrivere me lo fossi giocato a tarocchi, io? E poi quando si butta giù quello che scoppia di qua dentro (e il frate si picchiava il petto da rompersi una costola) e si fa sempre presto e sempre bene.

      — Benedetti quel cuore e quelle mani! Dunque posso smettere di recitarvi la lettera, poichè l'avete scritta voi?

      — O che tu smetta o che tu prosegua per me la è tutta una.

      — Non così per me, salvo vostro onore: e se nulla impedisce, vorrei pregare il signore Alando ad essermi cortese perchè continuasse....

      — Ripiglierò la lettera, e, là dove sbagli, voi, padre Bernardino, mi verrete correggendo. Dopo avere discorso degli apparecchi formidabili del re di Francia, dei bandi rigorosissimi contro qualunque Côrso si attentasse in qualsivoglia maniera sovvenire alla patria, e delle pratiche fatte presso le corti di Europa per metterci al bando dei popoli cristiani, quasi nella sua superba viltà disperasse con ventisei milioni di uomini venire a capo di duecentoventimila, prorompeva in questi lamenti: «Noi siamo considerati dai principi bersaglio degli uomini. Fu lecito ai legni genovesi, ancorchè neutrali, somministrare nelle recenti guerre munizioni a Tolone, nella Sicilia, in Catalogna ed altrove: fu generoso noleggio ed onesto guadagno traghettare nel 1358 settantamila infedeli in Grecia per la profanazione di cotesto popolo cristiano, aprire il varco ai maomettani nella Europa con tanta iattura dello impero di Oriente, a scapito della fede cattolica; ma che adesso drizzi taluno la prua verso la Corsica a causa di mercatura, si reputa fellone e sacrilego; la sostanza rapinasi, il corpo apprendesi. Cristiani siamo e combattiamo giustissima guerra e d'incolpevole difesa: onde chiunque sovvenga noi meschini non può temere le scomuniche della bolla in cœna Domini, e vive sicuro di non offendere le santissime leggi del giusto e dell'onesto, anzi è certo del contrario, essendo stato sempre atto di misericordia soccorrere gli oppressi. Ora voi vedete, fratelli, quanti mali ne circondano: guardivi Dio dalla vergogna di starvene spettatori da lontano: non consentite che tanta ignominia si aggravi sul vostro capo: vi prenda rossore di chiedere nuove degli avvenimenti di Corsica con le mani alla cintola lontani, come se si trattasse di paese forestiero, di cui la curiosità sola vi muova a sapere le notizie. Venite, venite alla fatica e alla guerra, chè col sudore e col sangue o vinceremo o moriremo da forti: si moriemur enim, non moriemur inulti. Con amarezza inestimabile l'anima nostra trascorre a considerare come non anco vi punga il rimorso per avere tardato ad accorrere in sostegno della patria cadente, e come patiste aspettare le nostre grida di angustia. E voi pure, sacerdoti, ecclesiastici paesani, chiamiamo a ridurvi, senza mettere tempo framezzo, a casa vostra, non mica per combattere, chè le armi vostre sono le orazioni e le lacrime, bensì perchè, vedendo da vicino le battiture di questo povero popolo, possiate con più ardore pregare Dio, con maggiore pietà benedire gli estremi aneliti delle vite nostre[9]...»

      — Fa punto, figliuolo, e avverti che questo io ci misi così per mettercelo; chè credo Dio ascoltare bene e meglio la preghiera di ogni creatura si rivolga a lui senza mestiero di frati. E' s'intendeva sottinteso fra me che scriveva e quelli che leggevano, come dovessero venire a menare santamente le mani...

      — Bene! io mi congratulo infinitamente con voi, signor frate; voi siete un degno gentiluomo in verità.

      — Eh! no, signore, io sono nato pastore...

      — All'ora è diverso...

      — Niente affatto, la è tutta una, mi pare.

      Ma Altobello, per troncare ogni quistione molesta, riprese: — Rinunziate forse, padre Bernardino, a sentire la fine dal mio racconto?

      — Al contrario; di' presto.

      — Orbe': giunto al punto in cui mi avete interrotto voi, mi interruppe anche lo zio domandando; «Ecci altro?» Ed io: «Ecci l'augurio che l'arcangiolo Raffaello accompagni ognuno per la via caso mai che muova per la Corsica: la firma dei Nove, del Supremo Consiglio, quella del generale Paoli e per ultimo il sigillo del regno e la firma del gran cancelliere Massesi». «E finisce affatto?» interrogava egli ansiosamente. «No, in fondo io leggo: volta». «Volta dunque e vedi». «Ecci un'altra lettera». «Firmata?» «Sì, firmata aspettate... dal Paoli». «Be', riprese serenandosi, leggi piano e distinto». «Caro Lucantonio...» «Dice proprio: caro Lucantonio?» «Ecco qui se volete vedere...» «Non importa, tira innanzi». «Sambucuccio di Alando fu padre della côrsa libertà: voi suo nipote potete patire che casa vostra sia ridotta in servitù? I Côrsi furono venduti come pecore, ma i Côrsi hanno deliberato difendersi come leoni, imperciocchè sebbene io non la faccia facile, pure adoperando virtuosamente le mani ci ha caso di vincere, e allora oltre la salute della patria verremo ad acquistare bellissima fama; o saremo soprafatti, e i nemici impareranno a rispettare i superstiti dal valore dei morti superati dal numero non dal valore, ed anco in questa guisa gioveranno alla patria. I popoli côrsi, memori di Sambucuccio, domandarono: È spenta la stirpe degli Alando? Essendosi fatti a visitare le tombe di casa vostra, non hanno trovato alcuno sepolto con lo scudo ai piedi; e allora domandarono da capo: Dove vivono gli eredi? Mentre la patria ha bisogno di difesa a che vi state in Venezia voi prestantissimo in arme? Forse, perchè vi fu cugino Mario Matra, credete corrervi obbligo di procedermi nemico? Mario mi assalì alla sprovvista nel convento di Bozio cercandomi a morte; mancavano ai miei ed a me le munizioni: di accordi egli non ne volle sapere: in difetto di arnesi per rompere porte, egli appiccò il fuoco al convento, e noi, tenendoci per ispacciati, avevamo ormai raccomandato l'anima a Dio, allorchè una mano di popolo trasse a sovvenirci.

      «Mario in cotesta puntaglia rimase prima ferito, poi morto innanzi che io potessi recargli soccorso. Lo piansi, e non con le lagrime con le quali Cesare pianse Pompeo; e me lo potete credere, conciossiachè il cuore mi si schiantasse meno per lui che pei mali che presagiva imminenti alla patria: lo preservai da ogni insulto; con le mie mani gli detti onorata sepoltura, con le mie labbra gli supplicai pace: parlo cose a tutti note; fossero a tutti sconosciute, le affermo io, e basta. Lucantonio Alando presterà fede a Pasquale Paoli, perchè Pasquale Paoli presterebbe fede a quanto gli affermasse Lucantonio Alando. Ma, posto che il caso fosse andato diversamente, e Mario avesse avuto ragione come ebbe torto, che entrano odii privati col bene della patria? Vi piaccia considerare me non come Pasquale Paoli, bensì come magistrato eletto dal volere del popolo a difesa della libertà. Se vi riputate più capace al bisogno, venite e comandate voi; se invece vi paressi più adattato io, venite e militate sotto le bandiere della vostra patria. Più tardi, cessata la guerra, ripiglierete, se vi sembrerà giusto, il vostro odio e vendicherete nel mio il sangue di Mario. Frattanto io, in considerazione vostra, ritardo fino a maggio la rassegna delle milizie, perchè desidero che a quel tempo, facendo la chiamata dei difensori della patria, qualcheduno esca a mostrare viva la nobile stirpe degli Alando. Dio vi aiuti. Il vostro compatriota Paoli.»

      Lo zio non disse parola; fece atto che gli porgessi la lettera, la quale avuta piegò e ripose in seno, poi accennò che io uscissi. Per tre giorni interi non aperse bocca sopra la lettera; su l'alba del quarto il caporale Tancredi mi svegliò e mi disse: «Su via, signor tenente, chè l'illustrissimo signor colonnello lo aspetta.» Andai e rinvenni lo zio a letto con gli occhi rossi e il viso pallido più del consueto, notai il lume sempre acceso e le lenzuola macchiate d'inchiostro: il povero zio aveva vegliato tutta la notte, forse anco pianto. Quello però che mi fece maraviglia fu ch'io lo trovai vestito della sua assisa di gala con in capo il tricorno gallonato e piumato. Per man mi prese tostochè mi fui avvicinato al letto, e così mi favellò con voce piana: «Altobello, fra un'ora partirà per Ancona il brigantino le Anime del purgatorio, capitano Gabriello Tagliaferro: voi vi c'imbarcherete sopra, d'Ancona per terra ve ne andrete a Livorno e quinci partirete per casa» A questo punto, volendo io fare qualche avvertenza, egli mi strinse forte la mano e aggrottò СКАЧАТЬ