La messa di nozze; Un sogno; La bella morte. Federico De Roberto
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Название: La messa di nozze; Un sogno; La bella morte

Автор: Federico De Roberto

Издательство: Bookwire

Жанр: Языкознание

Серия:

isbn: 4064066071837

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СКАЧАТЬ Andiamo al mare? — propose.

      — Dove tu vuoi!... Vetturino!... — chiamò, fermando con un gesto del braccio una carrozza che passava loro dinanzi in quel momento. — Monta su, caro, ti prego.... Vetturino, alla Gettata!... — Poi, accomodatosi nel suo cantuccio, battendo con la mano sul ginocchio dell'amico, esclamò giocondamente: — E così?

      — E così? — ripetè l'altro, come un'eco. Cavata di tasca la borsa del tabacco e cominciando ad arrotolare una sigaretta, soggiunse: — Che fai?... Sei contento?... Lavori?

      — Lavoro, sì. E tu?

      — A che lavori? — insistè l'interrogato, come se non avesse udito la domanda. — Vuoi? — concluse, offrendogli da fumare.

      — Grazie! Ti dirò che sono in un periodo di grande fecondità.

      Mentre la carrozza attraversava i quartieri popolari, arrestandosi tratto tratto per l'ingombro dei tram, delle automobili, dei legni, dei carri, dei veicoli d'ogni sorta, Perez cominciò a parlare delle sue occupazioni letterarie. Scrittore di commedie prima che insegnante di lettere greche, egli adempiva con tutta coscienza l'ufficio scolastico; ma più che la cattedra lo attirava il palcoscenico, dove aveva raccolto e raccoglieva ancora i premî più ambiti. Quanti ammiravano in lui l'artista geniale, l'arguto dipintore dei costumi contemporanei, non riuscivano a spiegarsi come egli potesse essere anche un dotto cultore delle classiche discipline; in realtà, il giovane aveva sofferto d'un intimo disagio vivendo con la mente, per ragioni di studio, in tempi tanto remoti e disformi da quello nel quale era nato, del quale osservava, intendeva ed amava i caratteri, nella vita reale; ma il disagio era finito, e le due occupazioni si erano conciliate, perchè l'amore della modernità gli aveva impedito di isterilirsi nel fanatismo del passato e gli aveva fatto ricercare ed intendere nelle antiche letterature solo ciò che vi resta di veramente vivo, di eternamente giovane e fresco. Proprio in quei giorni, dopo una vivace polemica sostenuta con un Tedesco erudito e pedante, egli aveva concepito l'idea d'un saggio intorno alle «Forme letterarie fossili», e nell'esporre all'amico gli argomenti coi quali si accingeva a sostenere la propria tesi, si animava ed accalorava: piccolo, vivacissimo, tutto fuoco, roteava gli occhi e mulinava con le braccia come sostenendo un assalto contro avversarî invisibili, bucava l'aria con l'indice disteso come per trapassare da parte a parte gli autori incriminati.

      — Nel mondo della creazione artistica, come nella natura vivente, le specie appariscono, vivono più o meno a lungo e poi dànno luogo ad altre più o meno diverse. Il poema e la tragedia hanno fatto il loro tempo come gl'ittiosauri e i teromorfi; sono finiti con gli elmi e gli scudi, coi manti e le corone: roba da museo. Al giorno d'oggi che i re, quelli che restano, portano il cappello a cencio e le scarpe con le gomme, e i militari si vestono di grigio per non lasciarsi scorgere da lontano, e gli eroi si trovano, quando si trovano, nel corpo dei pompieri o tra i casellanti delle strade ferrate, non vi sono altre forme possibili che il romanzo o la novella e il dramma o la commedia. Il naturalista ricostruisce con senso religioso i formidabili giganti della fauna antica, ma non nutre la folle idea di richiamarli in vita. Io m'inginocchio dinanzi a Sofocle, ma rido di chi presume mettere al mondo nuovi «Edipi». Le commedie nostre saranno benissimo semplici coccodrilli, e se vuoi umilissime lucertole a petto dei colossi antidiluviani; ma la colpa non è nostra se quegli stampi sono andati distrutti.

      — E le tue commedie nuove?

      — Tre, mio caro; non meno di tre: omne trinum.... E tre casi di adulterio, uno dopo l'altro! I critici e i commissarî dei concorsi governativi mi lapideranno, ma il pubblico verrà a sentire. Non dico ad applaudire. Può darsi benissimo che mi fischi di santa ragione; ma la colpa sarà stata mia, non dell'argomento. Non ne conosco altri che appassionino tanto le platee, perchè nessun altro offre una così intima associazione del comico col drammatico, e se vuoi col tragico, ma nel senso moderno della parola. La nostra civiltà ha preteso disciplinare l'indisciplinabile, quel sentimento che il mito antico, più accorto, aveva simboleggiato in un fanciullo, bendato per giunta, cioè due volte cieco, doppiamente irresponsabile. Il matrimonio, l'unione eterna e indissolubile, è il più bel tentativo di correggere la realtà, di realizzare l'ideale; ma la natura, che noi disconosciamo, si prende giuoco di noi, scombussola i nostri piani, sconvolge la nostra vita. Dico la nostra, e non la loro, della gente coniugata: perchè, sentimentalmente, la situazione è la stessa, sia nelle giuste nozze, sia negli amori liberi. Quante volte hai giurato ad una donna, con tutta la sincerità del cuore, con tutto il convincimento della volontà, che l'ami unicamente, che l'amerai sempre? E quante volte, con quanto dolore, ti sei accorto dell'inganno?

      Bertini, rivoltatosi bruscamente, buttò via la sigaretta non ancora finita di fumare; poi, raddrizzatosi sul sedile incrociò le braccia e chinò il capo. Perez, senza aspettare risposta alle domande espresse non tanto per curiosità di sapere quanto per bisogno di affermare, riprese:

      — La poesia ha inventato l'anima sorella, l'anima gemella, che andiamo cercando, che presto o tardi incontriamo e che allora ci prende tutti per sè; ma la natura, quando crediamo di esserci assortiti con la creatura predestinata, ce ne sospinge dinanzi, un bel giorno, a nostra insaputa, un'altra che ci piace di più, che ci par fatta per noi meglio dell'altra, che distrugge il prestigio dell'altra, che vogliamo e dobbiamo ottenere, a qualunque costo, a costo di morirne, salvo a ricrederci ancora una volta, quando ci troviamo esposti ad una terza seduzione ancora più forte, o semplicemente diversa. Sai che lo ha detto anche Napoleone: il matrimonio non è istituzione fondata su leggi di natura, e Balzac lo ha scritto in fronte alla sua «Fisiologia». La natura non vuole amori unici ed eterni; esige anzi, per il conseguimento dei suoi fini, il più gran numero di amori. Noi siamo come i germi che essa sparpaglia a milioni di milioni per l'aria, sulla terra, nelle acque, per moltiplicare le probabilità che s'incontrino e si fecondino e si schiudano in nuove forme di vita. Uomini e donne, tutti quanti siamo, nonostante i nostri codici scritti e la nostra morale intima, che altro facciamo, io ti domando, se non cercarci per sedurci, se non sfoggiare ed accrescere le nostre doti per suscitare il più gran numero di desiderî dai quali deriveranno il più gran numero di accostamenti? Perchè mai tu scolpisci le tue statue, ed io scrivo le mie commedie, e il nostro Natali dipinge i suoi quadri, e Luigi Albani compone le sue musiche, se non per abbagliare queste signore con l'aureola della gloria? E queste signore perchè mai passano metà della loro vita dalla sarta e dinanzi allo specchio, se non per fulminarci col fulgore della loro bellezza? In tutti i loro rapporti, in quelli che sembrano più innocenti, uomini e donne non fanno altro che scherzare col fuoco: la fedeltà dei mariti, delle mogli e degli amanti è un miracolo altrettanto grande quanto la preservazione di una santabarbara fra il grandinare delle granate.

      — L'albergo di Francia è in questa via?

      L'oratore si sentì così bruscamente interrotto nel bel mezzo dell'argomentazione da quella domanda, che per un momento rimase senza parola.

      — L'albergo di Francia?... Qui siamo sul corso Vittorio Emanuele; l'albergo di Francia è nella via Cavour.

      — Passiamo di là, se non ti dispiace.

      — Vetturino, per via Cavour.... Ma sai che sei un bel tipo? — esclamò poi, fra crucciato e sorridente. — Mi fai sgolare senza darmi retta, e non mi narri nulla di te, delle cose tue! Perchè hai trasferito lo studio a Firenze?

      — Per finire il monumento a Mazzini: te lo scrissi.

      — Un tempo non potevi lavorare fuori della pace di Promonte.... Come sta tua sorella? Il dottore tuo cognato? I tuoi nipotini?

      — Stanno bene, grazie.

      — Che desiderio di tornare lassù! Bisogna che scriva alla signora Laura. Il tuo monumento, dalle figure che ne ho viste sui fogli illustrati, è una bellezza. So che vi hai lavorato molto; forse troppo? Sei un poco affaticato?

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