Название: Italo Svevo: Opere Complete - Romanzi, Racconti e Frammenti
Автор: Italo Svevo
Издательство: Ingram
Жанр: Зарубежная классика
isbn: 9789176377062
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Lo consegnò ad Annetta il mercoledì e Annetta raccontò a tutta la compagnia del lavoro ch’ella ed Alfonso imprendevano a fare. Spiegò poi a Spalati e a Prarchi perché non avesse scelto loro invece di Alfonso. Al primo disse che non lo aveva scelto perché col proprio professore si lavorava timidamente; aveva escluso Prarchi invece perché troppo risolutamente verista. Prarchi asserì ch’era meno verista di quanto egli stesso si dicesse e che per l’occasione avrebbe saputo sacrificare tutto quello che nelle sue opinioni vi fosse stato di esagerato. Parlò seriamente, proprio come se fosse stato ancora in tempo di convincere Annetta a recedere dalla sua risoluzione. Poi si mise a ridere:
— Per l’occasione sarei stato capace di collaborare ad un romanzo del tutto romantico.
Alfonso notò questo detto come un avvertimento per lui.
Fumigi accompagnò Alfonso per un tratto di via. S’informava con timidezza sul loro modo di lavorare e sembrava s’interessasse molto all’argomento del romanzo, ma quando affettando indifferenza e guardando altrove chiese quante volte alla settimana si trovassero insieme, Alfonso provò la stessa sorpresa che gli aveva dato lo sbadiglio di Macario:
— Sono dunque tutti innamorati di Annetta?
Come erano rimasti d’accordo, andò da Annetta la sera dopo. La trovò in biblioteca che scriveva. Vedendolo fece un movimento d’impazienza soddisfatta. Poi però spinse in disparte il manoscritto e cercò di parlare d’altro, del tempo meravigliosamente mite per quella stagione. Alfonso, che non conosceva alcun motivo ad esitazioni, con un sorriso che domandava compatimento le chiese come le fosse piaciuto il suo capitolo. Era già poco lusinghiero ch’ella per prima non ne avesse intavolato il discorso.
— Non mi piacque! — gli disse Annetta guardandolo amichevolmente in modo da attenuare la crudezza della sua frase. — È bello di certo, ne riconosco i pregi, ma è grigio.
Gli raccontò che s’era messa a correggerlo ma che non le era riuscito, e che risolutamente aveva dovuto rifarlo perché doveva confessare che neppure allora sapeva per bene che cosa a quel capitolo mancasse.
— È fatto tutto di un pezzo!
Con questa espressione critica si entusiasmò perché sapeva che le cose fatte tutte di un pezzo meritavano lode, e ad Alfonso il cuore batté più leggiero.
— È però grigio, molto grigio. Chi vuole che legga volentieri queste filze di pensieri senza interruzione e senza ornamento? E poi ella racconta troppo poco; descrive continuamente anche quando crede di raccontare. Con questa premessa come faremo noi a andare avanti? C’è descrizione per mille parole e racconto per una, mentre era preferibile che fosse viceversa. Era più importante di esporre la base del romanzo, le prime idee di Clara al matrimonio con quell’industriale e il vecchio amore di costui per essa, che di descrivere quel salotto che il lettore non ha più da rivedere e dare tanti particolari sull’infanzia di Clara.
Gli lesse il suo lavoro. Evidentemente per un gentile riguardo, qualche parola, qualche frase di Alfonso era conservata, ma parole e frasi tanto poco importanti ch’egli non seppe essergliene grato; precisamente quelle parti di cui più gli sarebbe importato non avevano trovato grazia.
Finito di leggere, Annetta lo guardò in attesa di un entusiastica approvazione, mentre ad Alfonso con grande sforzo riuscì di mormorare una lode che fu troppo fredda. La diminuì ancora, perché non sapendo nascondere il dispiacere di aver lavorato tanto, inutilmente e non trovando prontamente una via per dare sfogo a questo dispiacere senza offendere Annetta, quando gli sembrò di averla trovata la batté risolutamente non curandosi di esaminare prima dove andasse a finire. Non parlò del lavoro proprio o di Annetta in concreto, ma dopo aver detto che infatti quello di Annetta doveva piacere di più, attaccò le teorie, i propositi di Annetta. Era verissimo che con quelle teorie si sarebbe arrivati al successo, ma negava che valesse la pena di sagrificare ogni superiore scopo artistico a questa fame di un successo effimero.
— Scusi! — lo interruppe Francesca che zitta fino ad allora sembrava non seguisse il filo del discorso, — dal suo volto mi è sembrato di capire che il lavoro di Annetta non le sia dispiaciuto. Non dovrebbe quindi essere antiartistico nel modo che ella dice.
Ad Alfonso sembrò che Francesca accompagnasse la sua frase di un’occhiata che voleva forse invitarlo all’assenso e ne fu tanto sorpreso che non seppe subito distogliere lo sguardo da lei. Aveva collaborato anche Francesca a quel capitolo che lo difendeva? Era ora troppo chiaro che gli veniva imposto di ammirarlo ed egli con la buona grazia che seppe vi si adattò. Disse che il capitolo gli era piaciuto, che combatteva soltanto la massima. Il capitolo invece gli era sembrato brutto, nudo, declamatorio, e lo umiliò di essere costretto a fare quella dichiarazione esplicita; aveva abdicato al diritto di dire la sua opinione. Ebbe la meraviglia di vedere come Annetta non avesse alcun dubbio sulla sincerità della sua dichiarazione. Era dunque stabilito, ella gli disse, quel capitolo rimaneva intatto e per gli altri capitoli si sarebbe andati d’accordo nel modo istesso.
E infatti nel modo istesso ma più facilmente si andò d’accordo per il secondo e per il terzo capitolo. Alfonso li fece cercando d’imitare Annetta e Annetta li rifece senza molto curarsi della prima versione.
C’era in questa situazione una parte aggradevole per Alfonso. Conquistata e fatta riconoscere la sua superiorità, Annetta, essendosi accorta probabilmente che la sommissione costava molto ad Alfonso, volle compensarnelo dimostrandogli maggiore amicizia, talvolta anche una protezione commossa da persona superiore, una specie di affetto materno. Lo derideva per le sue debolezze, lo descriveva come un piccolo orso che non sapeva fare complimenti e che mancava di diplomazia; una sera disse agli amici del mercoledì, lui presente, che probabilmente c’erano già stati filosofi maggiori di Alfonso, ma nessuno che come lui avesse preso sul serio la filosofia e vivesse conformemente ai suoi dettami. Ne derivò — questo però quando furono a quattr’occhi — l’aggettivo di “rospo”. Rospo quando balbettava mezza frase e non sapeva dirla tutta, rospo quando diceva che un successo letterario valeva poco perché veniva fatto dagl’ignoranti, infine rospo gli diceva quando egli le portava il suo abbozzo fatto per esser gettato via. Gli diceva questa parola con un sorriso così buono, guardandolo con ammirazione come un originale meritevole di venir studiato... ma non letto, sì che egli stava rigido, parlava poco, smozzicava le parole per meritarsi più volte tale qualifica. Ella rimase sempre ferma al suo primo giudizio, che Alfonso bensì disponesse di un maggior numero d’idee elevate, ma che non sapesse unirle a farne un buon romanzo. Era troppo greve e troppo grigio. Prima o poi si sarebbe conquistato un bel nome con qualche buona opera filosofica ma con romanzi no, era cosa troppo leggiera per lui.
Però le noie del lavoro non erano piccole. Al secondo capitolo c’era una scena coniugale terribile fra Clara e il marito nella stanza nuziale, ma al terzo già, e ciò per volere espresso di Annetta, ambidue gli sposi sapevano di amarsi, mentre una grande, immensa fierezza li teneva ancora divisi. Tutto il resto del romanzo doveva trattare di queste due fierezze che bisognava domare perché questo era l’argomento del romanzo. Almeno avesse trattato di queste due fierezze, ma Annetta voleva innestare al romanzo mille altre storielle che coll’argomento principale nulla avevano da fare. Entravano in scena il suocero dell’antico fidanzato, il bottegaio, la moglie del nobile, la rivale di Clara, poi anche un fratello di Clara e una sorella dell’industriale i quali finivano con lo sposarsi, e infine diversi altri personaggi СКАЧАТЬ