Название: Inviolata
Автор: Dakota Willink
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современные любовные романы
isbn: 9788835413721
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Guardai il cane tra le acque increspate per un momento prima di rivolgere di nuovo la mia attenzione a Cadence. Era piegata sulla scatola ai suoi piedi. Un secondo più tardi la musica cominciò a suonare. Fu allora che mi resi conto che la scatola che aveva portato era un Boombox. Non pensavo che la gente li usasse ancora. Dalle dimensioni, doveva essere un modello vecchio. Il suono degli U2 uscì dagli altoparlanti, la musica si diffuse nell’aria immobile.
Il cane ritornò e la coppia continuò a giocare. I miei occhi rimasero incollati a Cadence. Non riuscivo a smettere di guardarla. Solamente vederla mi faceva mancare l’aria. Ero ipnotizzato.
I suoi capelli erano ancora raccolti in cima alla sua testa in quel nodo disordinato. Per il modo in cui la luce della luna risplendeva dietro di lei potevo vedere alcune ciocche cadere attorno al suo volto, creando un effetto aureola. La sua maglietta bianca era incollata al suo corpo, infilata nella cintura dei suoi short. Era stupenda. Meravigliosa. E così incredibilmente sexy. Il tutto generò una scossa di lussuria attraverso le mie vene, facendo rizzare il mio pene. Nessuna ragazza mi aveva mai provocato una reazione del genere.
A sorpresa allungò la mano verso il bordo della sua maglietta e la tirò sopra la testa. Un soffio d’aria uscì dai miei polmoni e le mie palle si indurirono. Quando si piegò per togliersi gli short, imprecai sottovoce.
“Merda!”
L’ultima cosa di cui avevo bisogno era quella di essere preso come un guardone. Dovevo assolutamente andarmene da lì; tuttavia, feci una pausa quando mi resi conto che stava indossando un bikini sotto I vestiti. Incapace di distogliere I miei occhi da lei, il mio sguardo viaggiò attraverso le forme delle sue curve, completamente estasiato mentre la vedevo muoversi verso il bordo del molo. Sollevando le braccia sopra la sua testa si tuffò nell’acqua e scomparve dalla mia vista.
Pochi momenti più tardi riemerse e nuotò verso il limite dell’acqua. Una volta raggiunta uscì e tornò sul molo. Il cane la seguì scodinzolando e con il bastone in bocca in ansiosa attesa di un altro lancio.
Sentii Cadence ridere.
“No, Dahlia. Basta per questa sera.”
Sembrava che la loro breve visita al lago stesse per finire e capii che era il segnale che me ne andassi. Non volevo che lei per caso mi trovasse. Avrebbe probabilmente pensato che fossi un pazzo guardone.
Mi allontanai dal mio nascondiglio dietro all’albero e mi avviai lungo il sentiero. Proprio mentre me ne stavo per andare sentii un debole urlo subito seguito da un tonfo. Il cane cominciò ad abbaiare. Mi girai, ma non riuscii a vedere Cadence da nessuna parte. L’unica cosa che vidi furono le increspature dell’acqua alla luce della luna.
É caduta nell’acqua? O è saltata di nuovo?
Aspettai che tornasse in superficie. Passarono i secondi ma sembrarono dei minuti.
Cadence non c’era. Il cane continuava ad abbaiare.
Merda.
Senza pensare, corsi verso l’acqua. Mi tolsi frettolosamente I miei sandali in pelle e corsi verso il bordo del lago. Il cane mi vide e il suo abbaiare divenne folle e protettivo. Cominciò a inseguirmi nell’acqua ma la ignorai. Una volta che l’’acqua raggiunse la mia vita mi tuffai e cominciai a nuotare verso la zona dove avevo visto l’acqua incresparsi.
Cominciai una ricerca inutile. Non riuscivo a vedere nulla. Solo oscurità. Ombre danzavano mentre i raggi della luna erano interrotti dalla corrente che facevo a ogni bracciata. Cercai di trovare il fondo del lago. Le mie mani si intrecciarono con il letto spesso di erbe e roccia. Non ci volle molto prima che cominciassi a essere confuso, mentre vecchie immagini si annodavano al presente, annebbiando la mia visione e disorientandomi.
Una piscina.
Un paio di occhi spalancati e di arti rigonfi.
Le urla.
La polizia.
Mi colpì tutto all’improvviso, I ricordi cominciarono a tormentarmi fino a quando persi completamente l’orientamento. Non ero nemmeno sicuro di essere più nel posto giusto, sapevo solamente che dovevo trovarla. I polmoni cominciarono a pungere–avevo bisogno di aria subito.
Tornai velocemente in superficie per respirare e mi guardai attorno. Ero vicino al bordo del molo e al punto dove avevo visto lo spruzzo.
Prendendo un altro profondo respiro mi immersi di nuovo. Era tutto quello che potevo fare per evitare che il panico avesse ragione di me.
Mi feci spazio nell’acqua per quelli che sembrarono secoli prima di tornare di nuovo in superficie. Il mio cuore stava battendo all’impazzata e mi stava mancando sempre di più il fiato mentre provavo a respingere i miei timori. Rimasi sul posto per un paio di secondi prima di decidere di nuotare verso una zona meno profonda. Una volta che sentii i miei piedi toccare il fondo fangoso urlai con voce rauca, “Cadence! Cadence!”
Sentii una forte inspirazione sopra di me e guardai verso l’alto.
“Cosa stai facendo qui?” chiese Cadence. Era sul molo sopra di me, il volto inorridito e accusatorio.
Il sollievo mi inondò prima di essere sostituito velocemente dall’imbarazzo. A lei–con le braccia agitate nel lago e il modo in cui urlavo il suo nome chiaramente allarmato–dovevo essere sembrato un completo idiota. Avrei dovuto aspettare un po’ di più che lei riemergesse. Invece avevo agito d’impulso, permettendo stupidamente che le mie paure del passato avessero la meglio su qualsiasi tipo di pensiero razionale.
Invece lei era in piedi. Stava perfettamente bene, sul molo asciutto e non era affogata nel fondo del lago.
Sono un completo imbecille.
Cercando di recuperare un minimo di dignità, la guardai direttamente e cercai di sembrare il più tranquillo possibile.
“Sono andato a fare una passeggiata e sono finito qui. Pensavo fossi caduta,” le dissi alzando le spalle. In più le lanciai un sorrisetto impertinente anche se non ne avevo nessuna voglia. Quando i miei occhi andarono verso il suo diaframma nudo, lei sussultò di nuovo. Incrociando le braccia sul suo corpo indietreggiò fino a scomparire dalla mia vista.
Maledizione.
Cercai di affrettarmi a uscire dal lago ma la pressione dell’acqua contro le mie cosce mi rallentò. Quando ci riuscii, Cadence aveva già indossato la sua maglietta e i suoi short e si stava mettendo le scarpe. Il suo cane, Dahlia, era disteso tranquillo ai suoi piedi. Entrambe alzarono lo sguardo quando salii sul molo.
“Non è educato spiare le persone,” borbottò bruscamente Cadence quando camminai verso di lei.
“Non stavo spiando. Come ti ho detto, stavo facendo una passeggiata e sono finito in questo posto,” le dissi. Lei non rispose. Invece si piegò per silenziare la radio che stava ancora suonando. “Aspetta, è una bella canzone. Non spegnere.”
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