Название: La Fossa Di Oxana
Автор: Charley Brindley
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Приключения: прочее
isbn: 9788835409267
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Le corde vocali di Rajindar si irrigidirono. “Periodi,” borbottò. “Periodi geologici. Non ere.”
“Quando il periodo Giurassico…” Oxana fece una pausa, dando per un momento un’occhiataccia a Rajindar. “Quando il periodo Giurassico finì,” raccontò a Chase, “e il Cretaceo cominciò, questi due scorpioni si incontrarono e si innamorarono. Nel primo atto della loro passione, persero le loro inibizioni e l’equilibrio. Rotolarono nella fresca resina alla base di uno degli enormi alberi Hymenaea che ricoprivano questa regione in quel periodo. Nonostante fossero bloccati nell’appiccicosa linfa, continuarono i loro rapports sexuels. Mi piace pensare fossero al loro apice quando una fresca goccia di resina cadde e li racchiuse per sempre nei loro ultimi spasmi del godimento sessuale.”
Chase alzò un sopracciglio.
“Il loro esibizionismo fossilizzato vale almeno trenta mila Real brasiliani,” disse Oxana.
Chase fischiò attraverso lo spazio tra i suoi due denti frontali. “Oltre quindici mila dollari?!”
“Grammo dopo grammo, più prezioso dell’oro. Più vicino al diamante per essere precisi.”
Appoggiò l’ambra sul vassoio.
Oxana prese in mano il secondo oggetto. Era grande quando il pugno di un lottatore. La superficie era ruvida, con un latto liscio. Rajindar aveva tagliato e lucidato la superficie piatta, lasciando il resto nello stato naturale. Ammirò il lato levigato per un momento, poi lo consegnò a Chase.
L’uomo trattenne il respiro. Racchiusa nella solida pietra di ambra e preservata in uno stato di sospeso dinamismo c’era una salamandra dalle macchie rosse con gli occhi aperti e la lingua fuori. Lo sguardo pietrificato della splendida creatura resse quello di Chase come se i 110 milioni di anni di prigionia fossero stati compressati in quel singolo istante.
Oxana prese una sigaretta dal suo pacchetto ed Alginon afferrò una scatola di fiammiferi. “Se i fottuti scorpioni mi renderanno trenta mila, allora la deliziosa lucertola dovrà valerne sui cinquanta mila, forse di più.” Inclinò la testa e accese la sigaretta. “Non male per due giorni di lavoro nella schifosa Amazzonia, non è d’accordo, signor Chase?”
Prese il fiammifero ardente dall’imbambolato Alginon e spense la fiamma.
Capitolo Due
Presente, New York
Tosh
Cinque mila miglia a nord dalla fossa di Oxana, tra aria fresca e ambientazioni Art Deco, Kennitosh Scarborough si trovava nel corridoio fuori dal suo ufficio e ammirava il nuovo nome della compagnia, Andalusia Publishing.
Si trattava di una serie di uffici nell’Empire State Building, settant’un piani sopra la Fifth Avenue, a New York. Non era affatto un brutto posto per l’inizio, e tutto grazie al patrimonio di famiglia lasciatogli dal padre. Se non fosse stato per quello sarebbe stato bloccato in un logoro ufficio in un palazzo senza ascensore di Brooklyn.
Tosh pensò per un momento a suo padre e si chiese quanto ancora sarebbe durata la sua eredità. Questa era già la sua seconda nuova compagnia, e servirà buona parte del capitale accumulato nel corso del secolo scorso per mandarle avanti entrambe. All’età di vent’otto anni, era l’ultimo di una lunga linea di imprenditori, industriali e finanzieri. Si preoccupava di cosa avrebbe lasciato alla generazione successiva, sempre che ce ne sia una.
Toccò la targhetta di metallo spesso con il nome sulla porta e notò uno sfocato riflesso nell’ottone lucidato. Si girò e fece un passo indietro: si trovò davanti tre giovani donne, fianco a fianco.
Tosh gettò lo sguardo verso l’ascensore mentre con la mano cercava di trovare la maniglia della porta, sperando di non averla chiusa chiave.
Cosa c’è che non va in me? Non c’è niente da temere da tre donne… non è vero?
“Scusatemi, signore.” Si fece da parte tentando di passare a fianco alla terzina.
“Siamo qui per le posizioni nella gestione,” rispose la donna al centro impedendogli di scappare.
Squadrò il suo completo di Armani e poi guardò di traverso il suo azzurro cappellino da baseball.
Il cappellino aveva ricamato sopra ‘Echo Forests’, il nome dell’altra sua compagnia. Se lo tolse e si sistemò i capelli. Le belle donne lo facevano sentire sempre inferiore, e in quel istante ce n’erano addirittura tre.
Tosh passò lo sguardo dall’una all’altra, nel tentativo di trovare delle caratteristiche in base a cui distinguerle. Avevano una ventina d’anni e tutte e tre erano della stessa altezza con i loro tacchi a spillo, poco più basse del suo smilzo metro e ottanta.
Avevano i capelli castani ed indossavano identiche gonne beige con giacche color crema, poco costose, però su misura. Ognuna aveva delle tenui mèches e vivaci boccoli che cadevano sulle loro spalle.
“Sono ancora aperte le candidature?” chiese la donna a destra.
Aveva lo stesso tono impetuoso di quella al centro, solo meno imponente. Forse voleva mitigare la sfrontatezza di sua sorella con un tocco di precauzione. Prima che abbassasse gli occhi, Tosh notò che il loro colore castano-miele creava un bel contrasto con la carnagione chiara.
La terza non aprì bocca, ma tutte parevano ansiose.
“Sì. Le candidature sono ancora aperte, però la signora Applesauce, cioè la signora Applegate –” storpiò il nome della consulente di proposito, nel tentativo di creare una crepa nella loro apparenza glaciale. Ridacchiò, ma quando vide che nessuna delle tre accennò il minimo sorriso, arrossì e si aggiustò il colletto della camicia, che sembrava essere diventato troppo stretto. “Umm, la signora Applegate è già andata via. È lei che segue i colloqui. Potreste tornare in mattinata?” Fece un passo verso l’ascensore. “Devo proprio andare.”
“No,” rispose la donna al centro. “Non è possibile.”
“Dobbiamo essere assunte per domani alle 9,” aggiunse quella alla destra con tono più debole.
Tosh si girò senza prestare alcuna attenzione alla terza, in fin dei conti non aveva ancora detto nulla. “Perché?” chiese alla donna al centro.
Sfacciato, dirà qualcosa di sfacciato, però sembra lei quella al comando.
Diede un’occhiata alle sue scarpe alte e aperte sul davanti, poi lasciò vagare gli occhi sul suo corpo, fermandosi di qua e di là.
La gonna è troppo lunga però belle gambe. Peccato appartengano al corpo di una bulla.
“Perché,” la terza parlò per la prima volta. La sua mano andò ai bottoni d’avorio della sua abbottonata giacca color caffelatte. “Se entro le cinque del pomeriggio di domani non abbiamo un lavoro retribuito, perderemo il nostro appartamento.” Guardò la sorella che stava al centro.
Ah, una crepa nell’armatura della loro imperscrutabilità. Cos’è che abbiamo qui? Tre giovani donne che СКАЧАТЬ