La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno. Charley Brindley
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СКАЧАТЬ di un solo bue,’ disse Elissa al capo di quella gente.

      “Avendo capito di essere stati battuti in furbizia, i nativi, stringendo i denti, le diedero la terra augurandole buona fortuna nel costruirsi il suo piccolo villaggio. Andarono via con il talento di argento a rimuginare sulla loro perdita.

      “Elissa aveva scelto una porzione della battigia che conteneva uno dei migliori porti naturali della costa sud del Mara Thalassa, chiamato anche Mare Internum dai romani. Ciò si rivelò un beneficio per la Regina Elissa e il suo villaggio che chiamò Città Nuova, la nostra Cartagine.”

      Il ragazzo che mi aveva minacciato nella foresta con il suo bastone si avvicinò a Yzebel. Fui sorpresa nel vederlo e mi domandai perché fosse venuto al suo focolare.

      Volle prendere un pezzo di carne dalla pentola, ma Yzebel gli afferrò la mano e la spinse via.

      “Guarda come sono sporche le tue mani. Sai comportarti meglio.”

      “Ho fame.”

      “Puoi aspettare come il resto di noi. Hai portato la legna da fuoco a Bostar come ti avevo detto di fare?”

      Annuì, ma i suoi occhi erano fissi su di me e sul mio piatto di contu luca. “Ha rubato il mantello di Tendao.”

      “No, non l’ha fatto.”

      Presi un grande pezzo di carne dal mio piatto e lo morsi. Osservai il ragazzo che appariva più grande di me, probabilmente di un anno. A differenza degli occhi marroni di Yzebel, i suoi erano di un banale grigio.

      Qual è il colore dei miei occhi? Spero di averli marroni come i suoi.

      “Allora perché lo indossa?” piagnucolò il ragazzo. Era scontroso con Yzebel e sogghignava come se lo disgustassi.

      Yzebel sbatté il suo cucchiaio di legno contro il margine della pietra così forte, che pensai si sarebbe rotto. Lo guardò severamente finché egli non abbassò lo sguardo.

      “Se non imparerai a frenare quella linguaccia, qualcuno ti taglierà quel velenoso pugnale dalla bocca. Mi hai capito?”

      “Sì,” disse, guardandomi male.

      Pensa sia per colpa mia che è stato rimproverato? Ha una bocca cattiva e si merita quello che ha ricevuto. Presi un’altra rapa dal cestino. Forse non avrà imparato nulla dalle parole di Yzebel, però io sì. E dal modo in cui lo tratta penso possa essere suo figlio, forse il fratello di Tendao. Peccato non sia per niente come il giovane uomo.

      Volevo sentire di più riguardo la Regina Elissa e i suoi ondeggianti riccioli, il suo dolce sorriso e i suoi modi intelligenti, però non volevo che continuasse la storia in presenza del ragazzo. Volevo che la raccontasse solo a me, così che la possa conservare e tramandarla a un’altra ingenua ragazza ignorante delle belle cose.

      Finii di pelare la rapa e dopo averla tagliata, guardai Yzebel e indicai il cestino. Mi annuì e io ne presi un’altra per continuare il lavoro.

      Il ragazzo si lavò le mani, se le asciugò sulla tunica, e si sedette a terra. Prese una rapa e la pelò con un coltello che tirò fuori da una fodera alla sua cintura.

      “Jabnet,” parlò Yzebel, “Sai dove si trova il sole?”

      Quindi Jabnet è il suo nome. Uno stupido nome per uno stupido ragazzino. Il nome che mi sono scelta è molto meglio, e anche nobile, forse addirittura regale.

      Jabnet guardò a ovest, dove il sole stava tramontando oltre le cime degli alberi dall’altro lato del campo. “Sì, Madre.”

      Era alto quasi come sua madre. Se sorridesse occasionalmente potrebbe anche essere bello, peròla sua espressione inacidita rovinava completamente la sua intera immagine.

      “Cos’è che devi fare ogni giorno quando il sole tramonta?”

      “Pulire i tavoli.” Si ingobbì e si mise a fissare il pavimento. “E preparare le tazze, il vino e le torce.” Lasciò cadere nel cestino la rapa mezza pelata e si pulì il coltello con la manica.

      “Devo ripeterti ogni giorno cosa fare a quest’ora?”

      “No, Madre.”

      Jabnet mi guardò male e rimise il coltello nella sua fodera. Quando fece per andare mi pestò di proposito il piede nudo con il suo sandalo. Il bordo della sua scarpa mi tagliò, ma mi rifiutai di dargli la soddisfazione di sentirmi piangere o lamentarmi con sua madre.

      “Dopo l’arrivo dei soldati,” mi disse Yzebel, “ti prepareremo un posto dove dormire. Ti andrebbe di stare nella mia tenda stanotte?”

      “Soldati?”

      Non mi piacevano. Erano maleducati e brutti. Sapevo che avrebbero deriso me e il povero elefante Obolus. Potevo subire che tutti deridessero me, ma Obolus non poteva più difendersi. Lo stavano probabilmente facendo a pezzettini e stavano cucinando la sua carne sui loro fuochi, ridendo del suo rendersi sciocco. Mi sentivo triste per il povero animale e mi dispiaceva essere stata la causa della sua morte.

      “Sì,” mi rispose Yzebel. “Alla sera, gli uomini vengono al campo per cercare… uhm… il piacere, poi alcuni cercano qualcosa da mangiare qui. Preparo sempre del cibo per loro, e se lo gradiscono, mi danno del rame o dei gingilli dalle loro conquiste sul campo di battaglia.”

      “E se non gradiscono il suo cibo?”

      “Beh, in tal caso lanciano cose e rompono le mie stoviglie.” Mi guardò e deve aver notato la mia espressione assorta. “Sto solo scherzando,” aggiunse. “Sanno di meglio che creare seccature alle Tavole di Yzebel.”

      Non ero sicura di che cosa intendesse, ma sicuramente non volevo che si arrabbiasse mai più con me, come lo aveva fatto quando mi vide indossare per la prima volta il mantello di Tendao.

      “Ora,” mi parlò, “mostrami tutte le tue dita.”

      Misi giù la rapa e alzai le mani, estendendo le dita. Yzebel fece lo stesso, e poi abbassò le dita sulla sua mano destra lasciando alzato solo il pollice. La imitai. Ora avevo tutte le dita di una mano estese, più il pollice dell’altra.

      “Questo è il numero di pagnotte di cui ho bisogno.” Mi spiegò.

      “Sei.”

      Alzò un sopracciglio. “Molto bene. Sono contenta tu sappia i numeri.” Mi indicò una grande brocca di terracotta vicino all’entrata della tenda. “Puoi portare quella caraffa di vino a Bostar e dirgli che è da parte della sua buona amica Yzebel in cambio delle sei pagnotte più fresche che ha?”

      “Sì.” Ero ansiosa di aiutare in ogni modo possibile. “Dove trovo Bostar?”

      “La tenda del fornaio è a due passi da qui.” Indicò a est. “In quella direzione. Sentirai l’odore del cibo quando ti ci avvicinerai.” Esitò prima di continuare. “Sii attenta con la caraffa. Non voglio che tu faccia cadere neanche una goccia. Quel vino è molto prezioso. Hai capito…?” Apparentemente si era dimenticata non avessi un nome.

      “Obolus,” finii.

      Yzebel spalancò gli occhi. Forse non capiva la parola. “Hai detto Obolus? È il grande elefante.”

      “È il nome che voglio scegliermi.”

      Jabnet СКАЧАТЬ