Название: La Ragazza-Elefante Di Annibale Libro Uno
Автор: Charley Brindley
Издательство: Tektime S.r.l.s.
Жанр: Современная русская литература
isbn: 9788835411895
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Forse, nella disperazione, gliel’avevo morsa davvero, ma non potevo aver causato così tanto dolore da giustificare una tale furia. La creatura si fece strada nella sabbia, divincolandosi finché non finì con il didietro contro un enorme carrubo. L’albero vibrò dal tronco alla cima, così forte che una grande porzione secca si ruppe e cadde, colpendo la tesa dell’animale.
La bestia oscillò,chiuse gli occhi e cadde a terra in una nuvola di polvere, foglie e rami. La testa dell’animale colpì un masso e la sua spiralata proboscide, a cui ero aggrappata, si poggiò sulla parte superiore della sua enorme faccia.
Mi sedetti, tentando di prendere fiato mentre mi toglievo i capelli bagnati dalla faccia. Guardai l’immobile figura della grigia bestia.
“L’ho ucciso?”
Delle risate provennero da dietro di me, girandomi vidi sei soldati. Indossavano pettorali di cuoio spesso con incise delle scene di battaglia e delle protezioni di metallo ai polsi e agli stinchi.
“Avete mai visto qualcosa di simile?”
Un uomo dalla barba rossa mi indicò. Portava un elmetto lucente, con lunghi peli di animale attaccati al centro che andavano fino alla schiena. Ognuno di loro teneva una lancia in mano e aveva una spada nella cintura.
Un altro soldato gettò il suo scudo a terra, ridendo così forte da non riuscire a parlare. “Obolus, il potente elefante da guerra, messo a tappetto da una ragazzina!” Diete un colpetto sulla spalla al suo compagno. “E per aggiunta un’inutile bambinetta. Non avrà neanche dodici anni.”
Larghe strisce di pelle con ornamenti argentatipendevano dalle cinture dei soldati, creando delle vesti protettive sopra le loro corte tuniche.
“L’impavido Obolus,” disse il primo uomo “così coraggioso da calpestare centinaia di uomini in una volta, ma una terribile ragazzina si aggrappa alla sua proboscide e lui muore di paura.” Questo causò un’altra ondata di risate.
Volevo scappare, ma mi avevano circondata.
”Stasera facciamo un banchetto!”Aggiunse un uomo robusto dagli oleosi capelli neri. Infilò il suo elmetto sulla punta della lancia e la ondeggiò nell’aria. “Con zampe arrostite e stufato di orecchie di elefante.”
“Oh, sì. Due orecchie molto grandi,” rispose l’uomo dalla barba rossa.
Tirò fuori il suo pugnale e fece un gesto tagliente nell’aria. I pochi denti che gli erano rimasti erano giallastri e storti, di cui uno rotto che aveva lasciato un moncone seghettato. I piccoli occhi e il naso storto lo facevano sembrare strabico.
Mi si avvicinò, facendo cenno agli altri di seguirlo. Il freddo mi percorse la schiena, come se fosse un’unghia gelata.
Cosa mi faranno?
Indossavo solo un piccolo indumento ancora bagnato per via del fiume.
Dove sono?
Quando provai a concentrarmi un dolore mi linciò la testa. Mentre cercavo una via per scappare il cerchio di uomini mi si strinse intorno.
“Potrebbe davvero essere un problema serio.” Barba Rossa guardò i suoi amici, aspettando, a quanto pare, di essere sicuro di avere la loro attenzione. “Dobbiamo sperare e pregare che la nostra prossima battaglia non sia contro una legione di ragazzine mezze nude.” Tutti risero. “Perché in tal caso, i nostri elefanti da guerra ci calpesteranno tutti nel tentativo di sfuggire a uno scontro così orribile.”
Nel momento in cui aggiustò il suo coltello nella giusta presa per accoltellare, un uomo alto con un bastone passò attraverso il cerchio di uomini. Il colore del suo indumento era di uno strano rosso-viola, e il suo turbante era adornato sul davanti con un emblema dorato. Un pugnale ricoperto di gioielli era appeso alla sua intrecciata cintura di pelle. Era molto più anziano rispetto ai soldati, ma la sua postura era diritta e rigida.
I soldati si zittirono mentre lui camminava loro davanti. Indietreggiarono, guardandolo con attenzione. Barba Rossa ripose il pugnale nella fodera.
Il vecchio scrollò la testa, guardò la bestia e poi me. “Un cattivo auspicio,” mormorò. “Questo è sicuro. Molti moriranno in sacrificio a causa di questo segno della dea Tanit.”
Gli uomini parlottarono l’uno con l’altro, e potei notare dalla loro attenzione che le parole del vecchio avevano un grande peso.
Scesi dall’animale e indietreggiai per osservare il suo corpo enorme. Anche disteso sul fianco era più alto di me.
Un “elefante,” … era così che l’avevano chiamato?
Una mano mi toccò la spalla e trasalii. Quando mi girai un giovane uomo che non avevo mai visto mi porse il suo mantello. Non era uno soldato quindi presunsi che fosse arrivato con l’uomo che indossava il turbante. Presi il mantello e me lo avvolsi intorno al corpo, tremando per paura dei soldati e a causa del freddo del fiume.
Il manto mi riscaldò, ma sentii dolore da tutti i tagli e le ferite. Schiena, testa … mi faceva male tutto, e lo sfinimento mi indebolì le gambe.
L’uomo con il turbante alzò il viso al cielo e cominciò un canto funebre. I soldati pregarono, poggiando le lance nelle pieghe delle braccia e stringendosi le mani. Mentre gli altri mormoravano al cielo, il soldato dalla barba rossa abbassò la testa per fissarmi. Un animale affamato non avrebbe potuto spaventarmi di più.
“Ora va’,” mi sussurrò il giovane uomo.
Feci un passo indietro, inciampando e quasi cadendo. “Dove?”Chiesi.
A differenza degli altri soldati che erano barbuti e chiassosi, egli era ben rasato e aveva una voce dolce. Era facile guardare nei suoi occhi marroni del colore delle mandorle e del miele. Non portava alcuna arma né tantomeno indossava un’armatura, però aveva una piccola fascia attorno alla vita della sua tunica bianca. La fascia era dello stesso insolito materiale di cui era fatto l’indumento dell’uomo alto.
Mi poggiò una mano sulla spalla, guidandomi via dai soldati, quasi sul limitare della foresta. “Sbrigati ad andare su quel sentiero verso il campo e chiedi di una donna chiamata Yzebel. Ti troverà qualcosa da mangiare. Va’ veloce prima che arrivi Annibale e veda uno dei suoi elefanti a terra.”
Nonostante mi causasse dolore, corsi lungo la strada che portava nel bosco. Ero grata al conforto del suo mantello e sapevo che avrei dovuto ringraziarlo. Il manto spesso era chiazzato del verde dell’erba e di sfumature di marrone. Arrivava quasi a terra, coprendomi dalle spalle alle caviglie.
Mi fermai e guardai indietro ma il giovane uomo non c’era più.
Il grande bernoccolo sul retro della testa mi faceva più male che mai. Quanto lo toccai, un forte dolore mi attraversò la testa, stordendomi.
Se solo potessi distendermi e dormire un pochino.
Un angolino di erba, come un morbido letto verde si estendeva sotto una quercia vicina. Nel momento in cui feci un passo verso l’erba sentii dei lontani rumori. Un cane abbaiò e il fragore del metallo echeggiò nella foresta.
Il campo dev’essere vicino.
Camminai verso i suoni, troppo stanca per correre.
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