Il Misterioso Tesoro Di Roma. Juan Moisés De La Serna
Чтение книги онлайн.

Читать онлайн книгу Il Misterioso Tesoro Di Roma - Juan Moisés De La Serna страница 7

СКАЧАТЬ quando iniziai a studiare matematica capii che era il linguaggio del futuro poiché con esso avrei potuto fare ipotesi su eventi presenti e futuri, capire le associazioni degli insiemi e il loro comportamento e applicarlo alla vita quotidiana.

      Forse era qualcosa di pretenzioso proprio come mi era stato prospettato da qualche insegnante, il cercare di dare un po’ di logica al mondo che ci circonda, senza tener conto del comportamento istintivo. Allo stesso modo, alcuni dei miei colleghi studenti mi criticavano definendomi presuntuoso poiché preferivano affidarsi a qualcosa di intangibile come la buona o la cattiva sorte, ma ero sicuro che dietro ogni fatto e ogni comportamento ci fosse una formula che lo potesse spiegare.

      Mi ero quindi specializzato in teorie economiche, attraverso le quali fui in grado di prevedere il comportamento dei governi rispetto al commercio interno ed estero.

      La teoria principale che sostenevo è che le città si espandessero o si contraessero a seconda della disponibilità di cibo, non era una questione di buono o cattivo raccolto, ma di facilità o difficoltà dello scambio attraverso il commercio.

      Quindi ho riletto la storia attraverso questa ipotesi e ho potuto rivedere come alcuni popoli fossero destinati a scomparire perché non avevano una materia prima da offrire alle città vicine e quindi non potevano commerciare con ciò di cui altri avevano bisogno.

      Alcuni dei miei professori, quando dovetti difendere la mia tesi, mi accusarono di forzare la realtà per adattarla al modello matematico, ma ero sicuro che la loro fosse diffidenza.

      Se conoscessi tutte le variabili economiche di una determinata città, o almeno le più importanti, potrei prevedere senza troppi errori, quanti anni di sussistenza avrà e se la sua gente si possa trasformare in dominatrice o dominata.

      Pertanto, se quelle città che coltivavano e generavano materie prime, non erano circondate da altre persone capaci di trasformarle e produrle, rimanevano senza possibilità di crescita. Era una simbiosi perfetta, vantaggiosa per entrambi, in cui il produttore sopravviveva grazie alla manifattura delle materie prime.

      È vero che ciò causava una differenza economica piuttosto importante visto che i produttori dovevano pagare fino a dieci volte di più per lo stesso prodotto che avevano preso dalla terra quando veniva lavorato, ma se si parla esclusivamente di sostentamento, entrambi i popoli riuscivano a sopravvivere.

      Forse le mie teorie avevano impressionato pochi, ma la cosa più notevole era quando venivano usate in altri ambiti, alcuni mi avevano proposto di realizzare una variazione per provare a ipotizzare come funzionassero i paesi a livello militare.

      Sebbene la mia idea economica iniziale fosse più prevedibile, poiché le persone non sono più governate esclusivamente dalla quantità di armi che possiedono, ma dalla qualità e dalla capacità logistica di esse, elementi che nelle mie equazioni sono difficili da valutare e avvalorare.

      Mentre ero assorto in questi pensieri, improvvisamente sentii qualcuno gridare, veniva da quel punto in cui era andata la bambina che mi aveva regalato il fiore.

      Guardai dappertutto e nessuno sembrava sussultare per quello strillo, durò alcuni secondi e poi si dissipò nel frenetico andirivieni dei viandanti.

      Rimasi fermo per un momento e mi venne uno strano pensiero, forse quella ragazza era in pericolo. Mi attraversò un brivido che mi saliva per tutta la spina dorsale fino al collo e improvvisamente corsi verso il punto in cui avevo visto l’ultima volta quella bambina, della quale sembrava che nessun altro avesse notato la richiesta di aiuto.

      Lì lasciai miei compagni di viaggio senza nemmeno avvertirli, poiché non sapevo ancora dove stessi andando. Percorsi velocemente un centinaio di metri quasi senza respirare fino a fermarmi improvvisamente quando la strada terminava, dividendosi in due.

      Guardai ansioso e spaesato da tutte le parti perché non era passato molto tempo da quando avevo sentito quella piccola e non la vedevo da nessuna parte. Non avrebbe potuto correre tanto in così poco tempo come avevo fatto io, quindi avrei dovuto già vederla, anche se a differenza della piazza affollata che avevo appena lasciato qui non riuscivo a vedere nessuno.

      Sarebbe stato molto utile chiedere a qualsiasi viandante se avesse visto una bambina passare di lì, ma non trovando nessuno, non sapevo cosa fare, avrei potuto dirigermi verso una o l’altra strada, ma fino a dove? Per quanto tempo avrei continuato la mia ricerca?

      Anche se non sapevo nulla di quella bambina, pensare che potesse essere in pericolo era decisamente preoccupante e non volevo tornare indietro, ma era inutile continuare a correre indefinitamente per queste strade.

      Sarebbe potuta sparire solo se fosse stata presa in braccio, perché non vedevo nessun altra possibilità poiché non sarebbe arrivata così lontano e così velocemente con i suoi piedi.

      Tornai sui miei passi piuttosto abbattuto e preoccupato, deluso per non essere stato in grado di aiutarla, con il fiato rotto per lo sforzo e vidi che verso la metà della via c’era una piccola porta che non avevo notato mentre correvo.

      Percorsi di nuovo nervosamente la strada dall’inizio per vedere se ci fossero altre aperture e non ne trovai nessun’altra, “È possibile che l’abbiano portata qui?” Mi chiesi di fronte alla piccola porta che mi arrivava un po’ al di sopra del petto.

      Misi le mani su quel vecchio cancello di legno, gonfio per l’umidità e spinsi per vedere se cedeva, perché non aveva né batacchio né chiavistello. Dopo diversi tentativi, cedette e si aprì facendo un fastidioso stridio, come le biciclette vecchie e piene di grasso quando non vengono usate per un po’ di tempo.

      Mi fermai di fronte a quella cavità oscura decidendo se entrare o no, perché ero sicuro che fosse una proprietà privata a cui nessuno mi aveva invitato ad accedere, ed era improbabile che quella bambina fosse entrata lì perché in quel caso avrei dovuto sentire quel suono particolare, a meno che … la porta non fosse già aperta prima che la prendessero.

      Infilai la testa per vedere cosa ci fosse dietro questa gonfia porticina di legno vecchio e tutto ciò che riuscii a vedere fu una profonda e immensa oscurità, accompagnata da un intenso odore di umidità, più tipico dei luoghi vicini al mare, nei quali l’umidità prevalente nell’ambiente impregna le pareti, corrodendole e formando salnitro che le scrosta e le sgretola.

      Rimasi lì resistendo al forte odore, aspettando che i miei occhi si abituassero all’oscurità per cercare di individuare qualche oggetto all’interno, mentre provavo a ascoltare un qualsiasi rumore per quanto insignificante che fosse, ma tutto ciò fu vano, nessun suono echeggiò lì dentro, l’unica cosa che potevo sentire era la mia respirazione accelerata e non vidi nulla che non fosse l’oscurità assoluta, quindi dovetti concludere che quella porta conducesse a una stanza chiusa, fredda e umida.

      Ma cosa poteva essere? Forse un vecchio negozio di alimentari o la portineria abbandonata di una casa.

      Con grande attenzione e avvertendo della mia presenza nel caso ci fosse stato qualcuno all’interno di quel luogo sinistro, mi decisi a entrare.

      Per evitare di scontrarmi con qualsiasi oggetto, lasciai la porta aperta, ma non aiutò molto perché quell’oscurità nera si trasformò solo in una fitta penombra dove la mia ombra si proiettava come una sagoma sinuosa e spettrale sulla parete di fondo.

      Dopo essere quasi caduto perché all’ingresso c’erano tre gradini in discesa di cui non mi ero accorto, mi ripresi e cercai di non urtare nulla, camminando molto lentamente fino a quando non andai a sbattere contro un muro.

      Non ci saranno stati nemmeno due metri di distanza dalla porta in fondo alla lugubre stanza e non sembrava esserci altro accesso, un vicolo cieco.

      In СКАЧАТЬ